martedì 16 dicembre 2008

Gli amici ritrovati














Una delle peculiarità di questo periodo è il ritrovare gli amici. Non sto parlando solo di ciò che avviene in Internet e non sto parlando solamente di amici che non si vedono da anni e anni e anni.
Mi sta accadendo, ormai da qualche mese, di ritrovare amicizie, anche con persone che avevo continuato a frequentare nel tempo, ma che per un motivo o per un altro, non sentivo più tanto affini, vicine e intime. Oltre a tanti amici che mi ero persa lungo la strada (digressione breve: in this great future, you can forget your past?).
E' bello ritrovare gli amici.
E non succede solo a me. Non faccio che sentire di riunioni di scuola e di cene con ex compagni di qualcosa. Ammetto che il social-network-che-non-deve-essere-nominato abbia contribuito non poco a questa moda del momento. Ma non riesco a capire quanto ne sia carnefice e quanto, invece, vittima. Credo che la possibilità di vedere che fine abbia fatto tizio sia stata la sua grande fortuna.
Intorno ho anche persone (ad esempio il marito divano-residente) che sostengono tesi denigratorie del tipo: "se non li ho più sentiti ci sarà un motivo", "vuol dire che non eravamo poi tanto amici" e "mica ci si può portare appresso chiunque".
Io però non sono d'accordo. A parte le ovvietà dei momenti della vita, per cui strane coordinate spazio-emozionali condite da pippe mentali varie, ci fanno allontanare da questo o quest'altro, secondo me ci si perde per strada per tanti motivi. La routine. La distrazione (che fa perdere intere rubriche telefoniche). Il timore.
E poi, soprattutto quando si parla di amici di gioventù (che brutto suono), le cose diventano ancora più insensate.
Nel primo quarto di secolo si tende a dare le relazioni per scontate. Anzi si tende a pensare che il fato ci farà incontrare. Si è sempre in attesa di qualcosa quando si è giovani. Si attende di cominciare la vita e non ci si preoccupa di mantenere le relazioni, perché non si sente nessuna precarietà nel futuro, solo qui e ora. Ci si concentra sul qui e ora e intanto il tempo va avanti. E di sottofondo rimane quel sentimento di attesa.
Poi un giorno ci si ritrova con dei figli, un lavoro, una casa e quel sentimento d'attesa appare completamente inutile. Siamo già nella vita, mani e piedi e non ce ne eravamo nemmeno accorti. Forse perché non era affatto come nell'immaginazione.
Prende uno strano senso di spaesamento, la sensazione di essere stati buttati su un palcoscenico senza essere pronti e avendo studiato un altro copione.
Allora gli amici, le persone interessanti che fino a ieri pensavamo di poter incontrare in qualsiasi angolo, diventano quasi impossibili. Percezioni sbagliate forse, ma ... si fa fatica a coltivare anche quelli che, un po' per casualità un po' per scelta, fanno parte del nostro più ampio oggi (non più qui e ora).
Ecco allora che incontrare un compagno di classe delle medie al cinema non è più una stranezza normale.
Molte persone però ci rimangono dentro, nei modi di dire, nelle associazioni con l'esterno, nei sapori e negli odori. A volte non ce ne rendiamo nemmeno più conto.
Molti ricordi si assopiscono, ma sto scoprendo che non si cancellano (molti altri sì ... temo indelebilmente).
Io poi mi porterei appresso sempre tutti.
Non sono una conservatrice, mi piace conoscere gente nuova, cambiare abitudini e fare nuove esperienze. Ma non ho la minima intenzione di buttare quello che già conosco. Sono un'accumulatrice, ecco. E di conseguenza una casinista.

Però ritrovare molti amici e avere una possibilità di relazionarmi con quello che sono diventati (riscoprendo antiche affinità) mi diverte moltissimo.
detesto i raduni alla "compagni di scuola", ma sono proprio soddisfatta dei miei ritrovi virtuali.
D'altra parte mi chiedo che impressione mi farà vedere degli adulti al posto di quelli che mi ricordo ragazzini e che, nonostante le foto con qualche ruga e qualche capello bianco, continuo a pensare con voci di ragazzini e movenze di ragazzini mentre chattiamo e ci scambiamo quintali di posta. Chissà ... ve lo saprò dire tra una settimana!

Ok, le immagini sembrano non essere più correlate con gli argomenti, ma ... ne siamo davvero sicuri? Stavolta è Seraut!

lunedì 15 dicembre 2008

Il vuoto delle pagine non scritte


E' da un bel po' che non scrivo sul blog. In realtà ho iniziato nuovi post, ma poi non li ho finiti e sono rimasti li, ad occupare spazio virtuale e a rimproverarmi silenziosamente. Perché c'è sempre un tacito dissenso quando vogliamo fare un qualcosa e poi invece non lo facciamo, ed è un dissenso diverso da quando non facciamo un qualcosa che dobbiamo fare. Deludere le aspettative degli altri non è gradevole, almeno per me. Ma deludere le proprie ... è un altro paio di maniche.
Quindi man mano che il tempo passava il blog diventato qualcosa di fastidioso, un pensiero da rimuovere. Così ho smesso di leggere anche gli altri blog, aggiornandomi solo ogni tanto. Ma la blogsfera mi manca.
Quindi stasera (anzi stanotte, visto che sono quasi le 2.00) mi sono decisa a tentare di spezzare questo circolo vizioso ed eccomi qua, ovviamente senza nulla da scrivere perché in questi momenti a me non viene in mente nulla e se avessi rimandato al momento di avere una buona idea, avrei finito solo col procrastinare. E sarebbe stato inutile riprendere dei post già iniziati e mai finiti.Non funziona.
Ora questo è un primo passo. Se riuscirò a riscrivere nei prossimi giorni magari questo meccanismo si sbloccherà e tornerò ad esprimere qualche nuovo concetto, non riassumibile in una frase detta in terza persona (tipo "Valentina si perde in pensieri stocastici e cucina le uova").
Questo per ora è tutto, il mio primo e stentoreo passo. Ma, si sa, domani è un altro giorno ...

Ho scelto per questo post un immagine di Burri sia perché rende bene l'idea, sia perché quando ho messo Rothko mi metteva gioia capitare sul blog ... vediamo che effetto fa questo ...

venerdì 7 novembre 2008

Che figura

Vabbè, la notizia si commenterebbe da sola in qualsiasi parte del mondo. Ma non qua. Perché noi quest'uomo lo abbiamo eletto, gli abbiamo permesso di entrare in politica e di rimanerci, perché noi a quest'uomo non gli leviamo la cittadinanza. Perché questo Paese è davvero in ginocchio.
Non credo che ci sia da discutere sull'inopportunità di chiamare "abbronzato" il nuovo presidente degli Stati Uniti. Era una battuta pessima e di cattivo gusto, unico commento ad un evento che sta segnando l'intera storia dell'umanità.
Personalmente non credo che l'eccezionalità di Obama sia nel colore della pelle.
Così come non credo che il chiamarlo "abbronzato" sia scandaloso perché fortemente razzista.
E' scandaloso perché è una battuta di cattivo gusto, dubbia e soprattutto superficiale, fatta dal nostro capo del Governo in una conferenza stampa ufficiale.
Non è la prima, né sarà l'ultima, ma non credo sia difendibile (nemmeno le altre lo erano).
Le critiche sono dovute, ma Berlusconi non la pensa così. Chi lo critica merita la laurea da coglione, è un imbecille e se ne può andare affanculo. Parole sue, non mie.
Questo è ancora più grave, perché insultare pubblicamente le persone che la pensano in maniera diversa non è elegante (ma che Berlusconi non abbia nemmeno un briciolo di eleganza lo sapevamo da sempre), né sintomo di lucidità, qualità indispensabile per uno che è a capo di un Paese.
Grave anche il tentativo di giustificazione da parte dell'ambasciatore italiano negli Usa. Ha tentato di spacciare la parola abbronzato come "aggettivo per definire una persona in buona salute". Quindi, come si dice a Roma, ha tentato anche di coglionarli.
Oggettivamente al posto suo non dev'essere stato semplice ... io avrei tentato di mimetizzarmi con la tappezzeria pur di non dover rispondere di una gaffe di questa portata.
Però il nostro capo del Governo e i suoi sgherri minimizzano, anzi attaccano, cercando di risolvere in un nonnulla questa e le altre battute di Berlusconi. Come se bastasse dire "era uno scherzo, una carineria", per cambiare le cose. Oppure sparare a zero sull'opposizione per far svanire la figura di merda.
In Italia questa strana strategia funziona abbastanza da far credere ai lobotomizzati (ormai milioni) che ha ragione e che non è grave quello che ha detto. Che Berlusconi è una vittima.
Ma come si fa???
Voglio mettere di seguito qualche link e qualche dichiarazione su come questo episodio viene visto dalla stampa internazionale, così per avere un'idea esterna sul pozzo in cui siamo finiti.
Ho messo solo le testate di cui mi è venuto prima il nome, ma penso che ce ne siano tante tante tante altre.

Washington Post:

Praise for 'Suntanned' Obama

Italian Prime Minister Silvio Berlusconi welcomed Barack Obama's election, citing among his attributes his youth and appearance. Speaking at a news conference in Moscow, the 72-year-old media tycoon said, "I don't see problems for Medvedev to establish good relations with Obama, who is also handsome, young and suntanned."

Herald Tribune

Le Figarò

El Pais

Segnalo poi questo blog del New York Times dove hanno risposto migliaia di italiani per scusarsi con Obama per le parole di Berlusconi.
Ah ... dimenticavo. W Obama!!!

Aggiungo poi l'indirizzo dei link, che non riesco a caricare (fate copia e incolla, please).

Le Monde:

http://www.lemonde.fr/archives/article/2008/11/07/consternation-en-italie-apres-la-blague-de-berlusconi-sur-obama_1115916_0.html

http://www.lemonde.fr/archives/article/2008/11/07/les-bronzes-par-robert-sole_1116110_0.html

Times:

http://www.timesonline.co.uk/tol/news/world/us_and_americas/us_elections/article5100973.ece

(questo non è sulla gaffe con Obama, ma è comunque interessante)
http://www.timesonline.co.uk/tol/news/world/europe/article5062867.ece

Financial Times:

(non è su Berlusconi, ma su Obama, con uno scambio di battute finali molto interessante in cui a Berlusconi si risponde .... andatelo a leggere)
http://www.ft.com/cms/s/0/c5434d86-ac6f-11dd-bf71-000077b07658.html

domenica 26 ottobre 2008

Poetica degli spazi geometrici




A me dispiace sempre un po' quando viene denigrata la geometria. Perché secondo me la geometria non è, come nell'immaginario comune, una sfilza di regole da imparare a memoria su come si calcola un'area o un volume, anche se nel tempo ho imparato ad apprezzare tali regole, che secondo me sono un magnifico esempio dell'ingegno umano, molto più delle pindariche trovate di Mc Gyver. La geometria mi emoziona e mi propone visioni che hanno molto più dell'estetico che dell'aritmetico. Basti pensare alla retta, che noi schematizziamo con una rozza linea di matita su un foglio. Beh ... quella retta è davvero una cosa diversa da quella linea. Innanzitutto è infinita, non inizia da nessuna parte e non finisce da nessun'altra e questo, se ci pensate un po', già fa venire le vertigini. Poi quella retta non ha spessore. Quando noi disegniamo la linea con la matita in quel segno ci abbiamo acciaffato un'infinità di rette parallele, perché la retta non ha alcuno spessore percepibile, è fatta di punti e i punti esistono senza avere alcuna dimensione. E costruiscono tutto il resto, sempre senza avere alcuna dimensione. E noi invece pensiamo a dei pallini, in fila uno dietro l'altro a formare una fila che sarebbe la nostra retta. Niente di più sbagliato, tra due di quei puntini ce n'è sempre un altro, e sempre è così, quindi per quanto cerchiamo di zoommare nella visione della nostra retta, e di entrare nell'infinitamente piccolo, ci ritroviamo una situazione sempre identica, tra due punti ce ne sono sempre infiniti altri, lo spessore è sempre uguale, e sia a destra che a sinistra non se ne vede la fine. Affascinante, no?
E tutte queste rette vanno a riempire lo spazio (esattamente come tutti quei punti vanno a riempire le rette), sia esso uno spazio bidimensionale o tridimensionale (anche più grande volendo, ma tanto nessuno di noi riuscirà veramente ad immaginarlo uno spazio geometrico con più dimensioni). E la parola spazio perde la sua sideralità, la sua vuotezza. E nella mia mente lo spazio si popola di infinite righe che connettono due punti a caso, di balletti di rette che formano figure geometriche danzanti come gli stormi di uccelli che popolano il cielo in autunno. O se volete come i vecchi salvaschermi di windows, che però sono molto meno poetici.
La geometria per me è questo: una danza, un'evoluzione, uno scivolare di dimensioni, un riempimento di spazi, uno svuotamento dalle compressioni.
Col tempo, accettando di non poter visualizzare, ho imparato a percepire gli spazi geometrici. E ne sono rimasta sempre affascinata. La geometria non si può esaurire nei parallelepipedi. Nella geometria ci sono gioie infinite, come la topologia, disciplina per la quale una sfera è un oggetto completamente diverso da una sfera senza un punto, ma tra quest'ultima e una tazza non vi è differenza alcuna. Involucri che cambiano di forma senza alcun problema, a patto di non essere mai tagliati, incollati o superstrizzati. Superfici con due facce apparenti che in realtà puoi percorrere senza staccartene mai. Non mi sorprende affatto che Escher sia riuscito a fare con la geometria delle vere e proprie opere d'arte. Per me le bottiglie di Klein o i nastri di Moebius (particolari figure geometriche) hanno una bellezza struggente. E non capisco come si possa provare paura in un mondo popolato di ciambelle, arance, tori e festoni.
Purtroppo però questi mondi, che riempiono libri e libri (direttamente o indirettamente) non entrano che di rado nelle nostre vite. E la loro bellezza rimane un mistero non riconosciuto, per cui pochissimi sono disposti ad ammettere che c'è un'estetica intrinseca nella matematica commovente quanto un Raffaello o potente come un Rothko.
E se dico che mi posso sciogliere in un pensiero topologico come nel requiem di Mozart, vedo dall'altra parte uno sguardo compassionevole di chi ammira la passione, ma pensa che sia una mia trovata per mettere allo stesso livello queste sterili materie con cose sublimi come l'arte e la musica.
Quello che lo sguardo compassionevole non percepisce è la mia tristezza. Perché a quella mente, per illuminata che sia, sono precluse altre forme di piacere e di appagamento.

martedì 14 ottobre 2008

Mi chiamo Va_Lentina e sono facebook addicted
















La realtà è che ci sono cascata con tutte le scarpe. Ho tenuto duro per un po', per un bel po' direi, ma alla fine la dipendenza ha vinto.
Quando mi sono iscritta non capivo nulla, poi ho cominciato a mandare stronzate in giro, a iscrivermi ai gruppi, a mandare le mail. Le prime chat, gli amici trovati dalle pagine degli amici.
Per un sacco di tempo facebook era una cosa accattivante e un po' repellente. Tutti se ne lagnavano e solo qualcuno era veramente sotto, lo trovavi tutto il tempo, ti scriveva sulla bacheca. Io pensavo solo a dare da mangiare al cane e a mandare sushi ai miei amichetti. Una roba di cinque minuti al giorno.
Piano piano la cerchia degli amici si è fatta sempre più ampia, ma ancora solo cavolate, non ne capivo davvero l'attrattiva.
Poi è arrivata la prima fissa: "Who has the biggest brain". Un giochino tipo quelli del Nintendo DS di Alice, di quelli in cui io sono tanto brava per intenderci. Ho cominciato a passare li davanti tutto il tempo che prima passavo in cavolate e giochini altrove. Mi sono ingarellata con gli amici, li ho battuti (spesso), sono stata battuta (raramente, ma inesorabilmente).
Una prima ondata di passione.
Intanto gli amici erano sempre di più, quasi tutti di capoeira, ma cominciavano a spuntare anche dal passato e da provenienze insospettabili.
E per ciascuno una serie di foto, una lista di amici da verificare, una nuova liaison con altre persone conosciute. Così incominci a prenderci veramente gusto a farti i cavoli altrui.
Una seconda ondata di passione.
Ho iniziato a cambiare stato sempre più spesso.
E quanto più tempo ci passavo, quanti più amici venivano a galla, quanto più chat si aprivano, quante più lettere arrivavano. Commenti, scritte sulle bacheche, richieste di amicizia.
Poi la conquista definitiva: le assurde coincidenze. Sono queste che mi hanno dato la scossa di adrenalina che mi ha resa completamente facebook addicted.
Una persona carissima ritrovata per vie insospettabili. Una sorella acquisita che lavora fianco a fianco ad un'amica del liceo. Un amico d'infanzia di Federico, il cui padre è il vicepreside di Alice.
E poi ... sempre più amici lontani. Foto, tag, chat ... la sensazione di essere in una seconda vita (altro che second life), in un altro spazio spazio tempo in cui puoi essere invisibile o assolutamente plateale. Una seconda possibilità per molti versi. Una pubblica gogna per molti altri.
A questo punto mi ci trovo impastata mani e piedi. Inizia a rubare tutto il tempo del blog, della "capoeira a casa", delle telefonate.
Detesto chi se ne tira fuori e chi guarda facebook con sguardo altezzoso. Detesto chi si sente troppo spiato e ha paura di essere taggato nelle foto. Troppo facile sputarci addosso. Più difficile divertirsi nonostante tutto. Un po' come nel resto. La volpe e l'uva è una favola che mi ha sempre messo a disagio.
Detto questo, troppo spesso è la sagra della futilità. Necessaria e provvidenziale, ma non esaustiva.
Quindi tento timidamente di riprendere il blog e altre cose meno immediate della vita, perché già so che facebook, come tutto il resto, sarà ad ondate successive e non è detto che saranno tutte di passione. Datemi una mano ;-)

mercoledì 8 ottobre 2008

Staccamoje le mani















Giù le mani dai bambini, giù le mani dalla scuola pubblica. A questa Gelmini, che tanto fa e rimaneggia in una delle poche aree decenti nella nostra Italia, le mani andrebbero staccate.
Il decreto per la scuola (approvato alla Camera nel maxiemendamento) è assolutamente scandaloso e deleterio. Non solo per i bambini, per i genitori e per le insegnanti, ma per l'intero Paese.
Queste riforme non possono che impoverire la scuola soprattutto quella elementare. E una nazione con una scuola pubblica così impoverita non solo è poco civile, ma è anche a rischio.
Chi formerà la classe dirigente del futuro? Come penserà? Dove andrà a finire l'Italia? Perché dobbiamo rassegnarci ad una scuola privata, classista e superficiale?
Qui non si sta chiedendo di dare più soldi a persone che lavorano (secondo alcuni poco e male) o di pagare un luogo in cui i genitori parcheggiano i bambini. Qui si sta chiedendo di dare stabilità a una struttura portante della nostra democrazia, già piuttosto vessata nell'ultimo decennio.
Invece questa struttura (la scuola pubblica italiana, per chi si fosse perso) viene vista solo come un sacchetto da cui attingere. Era stato levato tutto alla scuola, mancavano solo gli stipendi degli insegnanti, quindi leviamo gli insegnanti. I soldi non andranno alla scuola comunque.
Le elementari saranno le più colpite dalla Gelmini. A me in fondo non riguarda direttamente, perché Alice ha quasi finito, ma ... non è una battaglia di chi ha i figli che vanno a scuola, è una battaglia di tutti, perché ci stanno levando da sotto al culo dei diritti sacrosanti ed elementari (scusate il gioco di parole). E noi ce lo facciamo fare senza muovere un dito? Solo perché ci abbindolano col sorriso sulle labbra? Solo perché non riguarda l'orto di casa nostra?
Per favore. Questa, ripeto, è una battaglia di tutti ... combattiamola tutti!!!


L'immagine è un disegno che ha fatto Ali in I elementare e che fa parte di un libro fatto da tutta la classe su una fiaba italiana rivisitata da Italo Calvino. E' la storia di Pierino Pierone che cerca di salvarsi dalla Strega Bistrega che lo vuole dare da mangiare alla figlia Margherita Margheritone . La fiaba si chiama "Il bambino nel sacco" e la consiglio a tutti!!!

martedì 7 ottobre 2008

«Un asteroide ci sta cadendo addosso»


Interrompo per un attimo le mie cronache veneziane (che sono quasi agli sgoccioli) per segnalare questa catastrofica notizia. Stamattina apro il Corriere della Sera online e noto questo titolo con accanto la foto di una massiccio sassone spaziale. Ovviamente non credo alla news (ne abbiamo parlato parecchio ultimamente del terrorismo mediatico sulla scienza), ma la apro perché mi incuriosisce. Quello che leggo è che il pianetino (sinonimo di asteroide) in realtà è un sassetto di circa quattro metri e al momento in cui il lettore apre l'articolo si è già bello che schiantato. Dalla prima frase dell'articolo si capisce che nessuno ha mai pensato a un pericolo. Un sasso di quattro metri che si disintegra nell'atmosfera, vuol dire che al massimo qualche ghiaiettino arriverà a colpire il suolo terrestre, certo se ti casca in testa a quella velocità ti ammazza, ma devi essere veramente sfigatissimo perché ti capiti, credo sia meno probabile del proverbiale vaso di fiori. Insomma non c'è nessun rischio e nell'articolo questo particolare viene ribadito più volte. L'interesse per l'avvenimento è dato dal fatto che per la prima volta si è visto un pianetino in rotta di collisione e se ne osserverà tutta l'evoluzione, soprattutto l'esplosione da un chiloton all'impatto con l'atmosfera terrestre e la scia luminosa che ne conseguirà (le stelle cadenti sono sassolini minuscoli che si bruciano nell'impatto con l'atmosfera).
Ora non voglio tornare sempre sullo stesso tema, ma ... era proprio necessario 'sto titolo???
La prima cosa che ti viene in mente leggendo una frase così è ... "cazzo, scansiamoci", poi pensi a maremoti, terremoti, eruzioni vulcaniche, cortine di fumo nell'atmosfera, dinosauri estinti, glaciazioni, assestamenti del moto terrestre, disastri. Fra te e te sei già finito e ti consoli pensando che magari si estingue pure Berlusconi. Invece niente. nessun Armageddon. Ti senti comunque a rischio di sopravvivenza (non si sa bene perché, forse solo perché leggi i giornali), Berlusconi resta al posto suo e in Arabia Saudita si godono lo spettacolo. Insisto ... ma che bisogno c'era di titolarlo così??? Mo ci provo pure io con questo post, voglio vedere se aumento le letture!!!!!

lunedì 6 ottobre 2008

Diario veneziano (parte terza)




Continuo a chiudere le connessioni wireless. Qui non c'è segnale. Sono tre giorni che non mi connetto,ma sto bene lo stesso. In fondo scrivo uguale, solo che il mio diario verrà messo in rete in differita. Quello che mi manca sono le previsioni del tempo.
Oggi a Venezia era nuvolo, e nel pomeriggio anche piovoso. Questo non rovina l'atmosfera, anzi ... Venezia deve avere sempre un po' di grigio e di decadente. Le dona. Deve essere difficilissimo mantenere un'aspettativa estetica così elevata.
Oggi è martedì, i musei sono quasi tutti chiusi. Siamo arrivati al Fortuny dopo una deludente visita al museo di storia naturale, bellissimo, ma con tanti lavori in corso (aperte solo due sale, splendido il palazzo). Ma il Fortuny era chiuso, come erano chiusi Ca'Rezzonico e il Museo Navale. Così ci siamo dati ad un blando shopping di pensierini e cartoline, alla visita di chiese e alle ombrete de vin.
Sempre passeggiando e perdendoci per calli, rii terrà, rughe e campi.
Verso piazzale Roma palazzi più moderni e stonati. Bellissima questa zona (San Giacomo dell'Orio): bei ristoranti, belle pasticcerie, belle vinerie, bella anche la piazza. Simpatici i veneziani, scorbutici all'inizio, ma di fondo ospitali e gentili.
Ho deciso di fotografare le scritte e di cercare un wireless domani, chissà se me ne ricorderò!!!

domenica 5 ottobre 2008

Diario veneziano (parte seconda)



E' strana Venezia, la terza volta che ci vengo eppure la maggior parte dei posti mi sembra del tutto nuova. So di essere già stata in questo o in quell'altro posto, ma non me li ricordavo così e non trovo i posti che mi ricordo, come se la città cambiasse continuamente. Anche le atmosfere cambiano dal giorno alla notte e così mi sembra di non essere mai passata di là, anche se si trattava di poche ore prima. Questo continuo perdere riferimenti me la fa sembrare una città nuova ogni volta, ma è allo stesso tempo una città conosciuta da sempre. Sarà stato il bel post di Marieta a suggestionarmi o i continui riferimenti a Calvino , ma non posso non pensare alle città invisibili, di cui Venezia (reale e irreale) fa banalmente parte. So che è un'associazione ovvia, ma sperimentarla sulla propria pelle (e sui propri piedi) è un altro paio di maniche.
Più concretamente Venezia mi sembra una città che si ribella alla corrente di centro-destra che sferza il Paese. Dopo anni vedo scritte come Aut.Op. o boicotta la coca-cola. Non c'è traccia si slogan destrorsi e anche il famoso adesivo di cui parlavo in precedenza alla fine si è rivelato un adesivo contro la Lega. Scritte contro Lega e leghisti compaiono disordinatamente in tutta la città.
Al di là dei soliti itinerari romantici e turistici (assurdo, ma la città è invasa, anche in questa stagione), questa è una città viva, seria, impegnata e pulsante.
Anche artisticamente. Discutibile il nuovo ponte di Calatrava, bello (ma non innovativo) da sotto, deludente da sopra. Ci sono i vigili perché la gente continua a cadere e a farsi male. Sicuramente più estetico che etico. Pazzesche le pasticcerie, domani vorrei provare un'ombreta de vin, visto che finora ho bevuto solo birra. Però non so, oggi ho visto tante cicchetterie e vinerie, ma domani dove mi sveglierò?

Diario veneziano (parte prima)











Pubblico un po' per volta ciò che ho scritto a Venezia, sul mio Open Office, dato che non avevo rete. Il blog è soprattutto un diario e stavolta il mio diario è stato pensato per andare sul blog, quindi ....


Sarà la stanchezza o sarà il disincanto dell'età, ma Venezia, che è sempre meravigliosa, mi sembra più banale delle altre volte. Per banale intendo italiana, di quell'italianità squillante e volgare che contraddistingue tutta la penisola. In più ho trovato in alcuni scorci l'atmosfera della piccola italianità del nord, che ha una tristezza tutta sua, per niente associabile con l'idea di Venezia.
A parte questi dettagli (arrivati come sprazzi momentanei e abbandonati velocemente), sono poche le note negative: le gondole sembrano delle vere e proprie bare galleggianti e la città è tappezzata di adesivi ambigui. Gli adesivi dicono: “Venezia è casa mia e a casa mia io non ti voglio”, c'è un pugno e un omino della lega nord. Dico ambiguo perché non si capisce se è della Lega Nord oppure se è contro la Lega Nord, ma ammetto di avergli dato solo un'occhiata, domani saprò dire meglio.
Lasciando da parte la lamentela (perdonatemi, ma qualche sfogo lo devo tirar fuori, a parte la stanchezza del periodo oggi Alice ci ha fatto vedere i sorci verdi, lagnandosi in continuazione), questa città è davvero bella, intensa, piena di storia, estetica, diversa e meravigliosa. Perdersi in giro per la città un dovere, un dovere molto semplice, ma alla lunga impossibile, perché a Venezia ti perdi in un secondo e ti ritrovi appena ti serve ritrovarti.
Tante sensazioni, soprattutto visive, ma poca voglia di scriverle perché ora sono esausta. Tanto questo post non potrà andare in diretta, che qui non c'è il wireless. Attendo domani con ansia per andare in giro un po' più riposata e riuscire a raccontare qualcosa in più che semplici emozioni.


Non so se l'ho scritto nelle puntate successive, ma l'adesivo era contro la Lega e fa parte di una serie di scritte che ho trovato in giro per la città e ho anche fotografato, ma che ora non posso mettere perché ... non ho voglia di disfare le valigie :-)

venerdì 26 settembre 2008

Roma città depressa















Ad ogni azione corrisponde una reazione. E all'azione delle politiche del centro-destra sulla sicurezza corrispondono delle reazioni ben precise. Tra le quali spicca in questi giorni la notizia che i romani si sentono di vivere nella città più insicura d'Italia. Anzi, da un rapporto del Censis, risulta che Roma sia la città più spaventata tra le 10 grandi città del mondo (le altre sono New York, Bombay, Londra, Parigi, Il Cairo, San Paolo, Tokyo, Mosca e Pechino). Il 58% dei cittadini si sente in pericolo e vive l'angoscia di prendere una malattia che lo lasci invalido o di subire un incidente. Gli abitanti della capitale si sentono inquieti e a disagio e vedono grandi minacce dalle nuove tecnologie. Nelle altre grandi città queste percezioni negative riguardano solo il 30-35% degli abitanti.
Insomma i romani vivono male e tutti si stupiscono di questo. Ma non c'è un granché da stupirsi. Il benessere di solito è direttamente proporzionale alla qualità della vita. E a Roma la qualità della vita è notevolmente peggiorata.
In realtà oggi Roma è nettamente più sicura degli anni '80 e dei primi anni '90. Anche una città più vivibile per certi versi. Ed è sicuramente una città più tranquilla di quanto possa essere San Paolo (tanto per fare un esempio).
Però i cittadini romani vivono male. Perché?
Io una risposta accurata non ce l'ho, ma secondo me tutta la battaglia sulla sicurezza di questa primavera ha iniziato un procedimento di sconforto generale.
Ora questa città, dove sono nata e cresciuta e che amo con tutto il mio cuore, è una città impossibile. Innanzitutto il traffico è peggiorato. Non poteva essere altrimenti, visto che i taxi costano sempre di più, sono introvabili di sera e ormai fanno come se fossero i padroni del mondo passando continuamente nelle corsie riservate agli autobus e ai tram. Inoltre non è stato potenziato il servizio dei trasporti urbani e si parla già di aumenti delle tariffe. Tutta la furbetta questione dei parcometri ha dato il colpo di grazia alla situazione. Ora in macchina si può andare dovunque e parcheggiare dove si vuole, e sarà così anche domani visto che la proposta del sindaco è quella di stabilire dei prezzi forfettari molto bassi per i parcheggi prolungati nelle strisce attive.
A peggiorare il tutto c'è l'impacchettamento. Da agosto Roma è un cantiere, che manco nel Giubileo si erano mai visti tanti lavori stradali tutti insieme. In più è un cantiere lento e disorganizzato. Quindi imbuti, rallentamenti, deviazioni. Insomma un casino.
La notte bianca è stata una farsa e tante iniziative estive sono state cancellate (tranne quelle bancarellose al centro, tipo saga di paese), quindi non ci si può sfogare, non senza spendere un bel po', almeno.
La Roma perde continuamente.
Aggiungiamoci la battaglia sulla sicurezza, il razzismo latente e militari sparsi dove meno te li aspetti ed ecco qua che la gente si sente a disagio.
Senza alcuna luce all'orizzonte.
I romani stanno semplicemente andando in depressione ...

giovedì 25 settembre 2008

In giro con le tette


Stasera ho voglia di parlare di tette. E di come reggerle. Io non ho mai avuto delle gran tette a parte quando ero ragazzina ragazzina. Però si sono ridimensionate subito, basti pensare che a 13 anni portavo praticamente una quarta e a 15 una seconda. Non è stato un gran trauma. Sono cresciuta con delle tette normali e un bel fisico, quindi nessun rimpianto. Anzi, visto che non dovevo reggere un granché ho subito rinunciato all'uso del reggiseno e con l'età ho deciso che non stavano poi tanto calando pur di non mettermelo. Questo fino alla scorsa settimana, quando, per indossare un certo vestito blu, mi sono comprata il mio primo push-up. E chi se l'era mai immaginato???!!! Il reggiseno in realtà mi ha sempre dato un certo senso di costrizione e l'ho messo solo quando era necessario (e a volte nemmeno allora). Il push up era quanto di più lontano dal mio quotidiano.
Per chi non lo sapesse il push up è un reggiseno che accresce e tira su le tette. Come funziona? Ha due coppettone rigide, che disegnano il seno e dentro è imbottito nella parte inferiore con del silicone. Lo spiego perché ne ero completamente all'oscuro. Comunque si indossa e, se non avete sbagliato taglia, si riempie col seno in modo che riempia la coppa ed esca un po' dalla parte superiore.
Scomodo e rigido ho pensato quando l'ho comprato, ma tanto era destinato ad essere indossato per tre ore nella vita (e infatti dopo il comune, quando siamo andati a bere con gli amici al bar, l'ho sfilato e l'ho infrattato nella borsa).
Tornata a casa l'ho riposto nel cassetto della biancheria, pensando che occupava pure troppo spazio, e l'ho scordato lì.
Il caso ha voluto che per il mio matrimonio non fossi l'unica a provare per la prima volta il push up. Anche Sara se l'è comprato e, provandolo s un abito meno strizzato e strano del mio, ha cominciato a trovarlo divertente. Ci ha fatto un po' di giretti e poi ha cominciato a raccontarmi quanto si divertiva a indossarlo. Sara è una persona ironica e intelligente, ha spesso un punto di vista diverso sulle cose e riesce sempre a mettermi addosso una certa curiosità.
Perciò ieri ci ho provato anch'io. Mi sono messa un paio di jeans, un paio di stivali (visto che Marieta insiste che non posso più andare in giro con i sandali, anche se oggi me li sono rimessi), una magliettina di cotone e il push up.
Effettivamente ha un che di comico l'andare in giro con delle tette dure e dritte che sono evidentemente innaturali. Mi è venuta in mente la tesi di Cecilia, che è sempre stata contraria ad andare in giro con qualcosa del genere, immaginandosi la delusione di un primo incontro amoroso in cui ti levi il reggiseno e sotto non c'è quello che ti aspettavi. Ma non è così, nessuno si aspetta delle tette così, sfidano tutti i principi della fisica!!! Inoltre a me non capita di avere primi incontri, quindi ... sono due giorni che me ne vado in giro con questo strano oggetto che mi affascina e mi attrae l'attenzione. Non so se qualcuno per strada abbia guardato le mie tette, ero troppo occupata a guardarle io. L'unica cosa è che non potevo smettere di toccarle, anzi ... di toccare questa struttura semirigida così plastica e curiosa, perché di mio in quel che toccavo non c'era proprio nulla. Comunque con un po' di amiche oggi ci siamo sbellicate dalle risate.
Io sono convinta che ognuno possa andare in giro come meglio si sente. Se si vuole rifare il seno, le labbra, i capelli, se vuole andare in giro in tuta o con i vestiti da sera, ognuno è libero di fare ciò che vuole. Per quanto mi riguarda sono una persona abbastanza rilassata sull'aspetto fisico e continuerò a campare senza reggiseni, senza fondotinta, senza tacchi e senza tante imbellettature. Ciò non toglie che un giro con le tette ogni tanto non può far male a nessuno ...

Autoscontro celeste


Ancora una volta trovo una notizia scientifica riportata in forma catastrofica. Si tratta dello scontro tra due pianeti in orbita attorno ad una stella che si trova a 300 anni luce dal nostro sistema solare. Ovviamente nell'eterno balletto dell'universo è ben possibile che due corpi si scontrino (anche se meno facile di quanto potrebbe apparire, a causa degli equilibri gravitazionali). L'aver osservato una tale collisione è un fatto interessante per la scienza.
Ma per il cosiddetto "uomo comune"? Come far passare la notizia? Il titolo: Catastrofe nello spazio. L'abstract: Collisione tra due pianeti a circa 300 anni luce dalla Terra. E' un pericolo per il mondo?
Mi sono subito chiesta quale poteva essere questo tremendo pericolo che ci minacciava. Detriti dello scontro? A occhio e croce 300 anni luce sono una bella distanza e non dovrebbero arrivare prima di un bel po' di tempo (anzi, secondo me non dovrebbero arrivare proprio, ma magari le mie conoscenze in materia sono un po' superficiali).
Alterazione degli equilibri? O santiddio ... qui si rasenta l'astrologia.
Allora cosa?
Leggo la news (di poche righe, fra le notizie di un noto motore di ricerca, direi il secondo in classifica) e scopro che la minaccia dovrebbe essere il ripetersi di questa condizione nel nostro sistema solare. Praticamente l'aver osservato uno scontro tra pianeti rende verosimile una tale ipotesi e subito ci preoccupiamo delle nostre chiappe.
Niente paura però, gli scienziati hanno calcolato che questa cosa è ben difficile nel prossimo miliardo di anni.
Da una seconda rilettura questa news fa acqua da tutte le parti. Prima di tutto uno scontro tra due pianeti non è una catastrofe. Nello spazio succedono cose ben più violente e sconvolgenti. Due pianeti che si scontrano saranno all'ordine del giorno. Diventano una catastrofe solo per gli eventuali abitanti dei due pianeti. Ma non è detto che ce ne fossero, quindi ...
Secondo poi, ma perché l'aver osservato una cosa di cui tutti conoscevano l'esistenza la dovrebbe rendere più reale? Tra Marte e Giove c'è tutta una fascia di asteroidi e pianetini che equivale all'esistenza di un altro pianeta e i calcoli riportano che lì (per capire bene gli equilibri del sistema solare) ci dovrebbe proprio essere un altro pianeta. Quindi la teoria più accreditata è che c'era un altro corpo celeste che poi è stato distrutto in qualche collisione. Ma vabbè ... se non suscita un sentimento comune la notizia ormai non viene più letta, quindi ...
Infine le parole degli scienziati. La dichiarazione riporta tutto come prima, tranquillizza dove era stato agitato, annulla l'effetto inquietudine. E rafforza l'idea di questi scienziati che nessuno capisce, al di sopra di ogni cosa, che mettono in salvo le nostre notti tranquille. Ma nessuno si chiede come mai dovremmo fidarci di quest'ente "scienziati" che qualche settimana fa voleva accendere un buco nero in grado di risucchiare l'intero universo nel giardino di casa nostra?
E la frase "esigue possibilità di prodursi nel prossimo miliardo di anni" davvero rassicura? Per me, che non ho mai capito come si facessero a studiare i sistemi con più di tre corpi (lo confesso ... ho lasciato a metà il corso di meccanica celeste), è un vero mistero. Come si possano avere delle certezze in materia? Infatti l'articolo parla di esigue possibilità, non di nessuna possibilità. Inoltre mi incuriosisce la serenità che mette la frase "nel prossimo miliardo di anni", perché sembra allontanare il problema a dismisura. Ma leggendo bene dice NEL prossimo , non TRA UN, quindi potrebbe essere anche domani.
Non dico questo perché penso che ci scontreremo con un pianeta nel 2012 (come molti sono convinti che accadrà), ma solo per sottolineare lo strano modo di divulgare la scienza sui media più utilizzati.
E come semplici metodi agiscano nelle nostre capoccette, trascinandoci in altalene emotive, inculcandoci strani riferimenti e lasciandoci senza alcuna conoscenza.


martedì 16 settembre 2008

Vortici stellari



Alla fine ce so cascata anch'io. E con tutte le scarpe. Non sto più parlando di buchi neri. O forse sì, ma figurati. Il vortice che mi ha inghiottita questi giorni è proprio quello del matrimonio. Io che ero così easy, così informale, così ... ma che ne so. Invece sto passando giornate a prenotare parrucchieri, comprare vestiti, parlare di fiori, cercare scarpe e angosciarmi oltremisura. Perché quando si finisce nel vortice ci si angoscia, eccome. Mi ritrovo la sera a letto che stento a prendere sonno, quando di solito non arrivo alla seconda riga del libro. Sto li che rimurgino: qualcuno avrà pensato alla musica? Come facciamo a servire la lasagna senza la paletta? Avrò bisogno di una borsa?
Insomma una marea di stronzate popola il mondo dei miei pensieri. Intendiamoci, non è che per addormentarmi di solito penso ai massimi sistemi, però nemmeno alle palette per lasagne.
Il vortice ormai mi ha acchiappata tutta. Non ne posso uscire se non con un anello al dito. Perché se prima l'ansia era concentrata sulla festa ora l'ho spostata sul matrimonio vero e proprio. Stasera avevo un groppo allo stomaco e mi sentivo come prima di un esame, quindi mi sono chiesta perché. Perché sto così male? Perché mi sono fatta venire orzaiolo, brufoli, sciatica e gastrite?
La risposta stava lì ad aspettarmi. Giovedì (ormai tra meno di 48 ore) io entrerò la dentro e sarò sotto lo sguardo attento di un bel po' di persone. Tutti a guardare me. Con lo sguardo attento sul mio vestito,le mie scarpe, i miei capelli, la mia collana ... brrrrr!
Io non sono timida, anzi. Però nemmeno una bestia da palcoscenico. Ci saranno tutti questi amici e parenti che mi guarderanno e ... a me non piacerebbe essere uno spauracchio brufoloso e orrendo. Mi sentirò giudicata, osservata e fotografata. Magari è tutta gente che mi vuole bene, ma ... io non mi sento per niente una sposa.
Così dalla prima cosa che capita sono passata a un vestito che mi piaceva 8da riutilizzare in mille occasioni), a delle scarpe che ci stessero particolarmente bene, al parrucchiere e all'ansia dei dettagli.
Sono sempre stata una patita dei dettagli, molto più che dell'insieme. Capita così che mi distraggo facilmente dalle cose importanti e mi perdo in bicchieri d'acqua, divisione dei capelli e varie tassonomicità.
Facile capire quanto ci si possa perdere in questo tiro al massacro infinito dell'estetica sotto ai "riflettori", che non è nemmeno il mio campo di battaglia.
Ma bisogna razionalizzare: fra 48 ore sarà tutto passato, riuscirò di nuovo a bere e mi ritroverò con un paio di Repetto che altrimenti non mi sarei mai comprata.
A patto che riesca a sopravvivere all'ansia :-)

giovedì 11 settembre 2008

Dal Big Bang ai buchi neri ... dell'informazione (parte seconda)

Ecco qui. Siamo a tarda sera dell'11 settembre. Ieri l'acceleratore di particelle di Ginevra è stato acceso e il mondo è ancora qua. Nessun buco nero. Nessun Big Bang. Nessun nuovo universo in espansione. Certo ... l'acceleratore entrerà a pieno regime solo nel 2009 e per ora sono stati fatti solo giri di prova, ma ...
L'attenzione inizia già a sfumare. I giornali che in questa settimana hanno proposto vari articoli sull'LHC (Large Hadron Collider), sul bosone di Higgs e sulle teorie di Hawking, sono tornati a parlare di cose ben più comprensibili come gatti che tornano a casa dopo nove anni e stangate del gas. I giornalisti che si occupano si scienza hanno già un nuovo argomento da bistrattare: la proteina che regola la crescita dei tumori, che è stata chiamata Pokemon, non si capisce bene perché. La fisica delle particelle è già uscita dalla testa delle persone, magari con un certo sollievo per la mancata fine del mondo e dell'intero universo.
Uscita sì, ma non senza esplosioni di insensatezza, come l'articolo di Elena Dusi su Repubblica online del 10 settembre. La giornalista parla di nomi esoterici, di particelle prime donne e di lattine di birra lasciate per errore nelle strumentazioni. Perché? Sono d'accordo che per essere leggibili gli articoli di questo settore debbano essere articoli di colore, alleggeriti e molto più accessibili. Ma qui si sfiora il ridicolo. Il sensazionalismo deve sempre e per forza essere alla base dell'informazione? C'è davvero bisogno di ricordare la catastrofe alla prima frase, di sottolineare la magnificenza dell'esperimento nella seconda, di descrivere il sapore dei tramezzini nella terza?
Mi informo e scopro che la Dusi ha vinto vari premi come giornalista scientifica. Allora una nuova domanda si affaccia tra i miei neuroni, visto e considerato che i suoi articoli sono sempre piuttosto ben scritti. Ma non è che il giornalismo scientifico sta così uno schifo per colpa dei committenti? Magari la signora Dusi era perfettamente in grado di scrivere un articolo interessante e colorato anche senza esagerare con le cazzate (ops ... pardon). E magari le sarebbe piaciuto anche di più. Solo che non glielo avrebbero pubblicato. E magari non lo avrebbero pubblicato perché nessuno lo avrebbe letto con attenzione. E magari nessuno lo avrebbe letto con attenzione perché ... eh già, perché?
A questo punto la mia catena si spezza e non so più puntare il dito con sicurezza. Salvata la Dusi, salvata Repubblica, salvati i lettori. Di chi è la responsabilità della disinformazione e dell'analfabetismo scientifico nel nostro Paese? Io credo che grossa parte sia nell'istruzione, ma anche nell'opinione comune (quindi nell'informazione?) che vede in materie come la fisica delle alte energie qualcosa di astruso e incomprensibile, noioso e inutile.
Ora mi chiedo ancora una volta come si possa spezzare questa catena e cosa posso fare io, nel mio minuscolo, per contribuire a spezzarla. Tutto questo ignorando spudoratamente il dubbio se sia davvero lecito o no tentare di spezzare questa catena.
Non mi do una risposta se non quella di continuare a scrivere sul mio blog, anzi quella di creare un nuovo blog di informazione scientifica, sul quale però non ho il tempo di scrivere quotidianamente e che quindi richiede l'ausilio di chiunque voglia partecipare.
Mi piacerebbe fare un blog così, informato, facile da leggere, che possa contribuire a introdurre in questi mondi tante persone che, non avendo le basi, non riescono proprio a comprendere di cosa si stia parlando.
In attesa di volontari segnalo il bel post di Gibilix sui costi dell'acceleratore, parole e grafici rispondono perfettamente alle voci che, in preda al panico da fine del mondo, si chiedevano come fosse possibile spendere tanti soldi dei contribuenti in questi esperimenti "inutili".

Nell'immagine una simulazione della rilevazione del bosone di Higgs presa da Wikipedia. E' un'immagine di pubblico dominio. La fonte è: the CMS home page (at CMS Media/[http://cmsinfo.cern.ch/outreach/CMSmedia/CMSphotos.html Photos]/EventD)

mercoledì 10 settembre 2008

Dal Big Bang ai buchi neri ... dell'informazione



Mi chiedo spesso come si possa tollerare l'ignoranza della divulgazione scientifica sui principali organi di informazione. Molti giornalisti, compresi quanti scrivono sui giornali più venduti, trattano le notizie che riguardano la scienza come fossero gossip o cronaca nera. L'incompetenza regna sovrana. Nessuno sforzo per capire gli argomenti che si stanno trattando.
Ecco allora che gli studi di astrofisica diventano studi sui viaggi nel tempo, gli studi di biologia comportamentale diventano segreti per migliorare la scelta di accoppiamento, la teoria della relatività si traduce con "tutto è relativo" e la fisica delle particelle (effettivamente uno dei settori più difficili) diventa la fine del creato.
Nell'immaginario comune quelli che studiano genetica sono dei pazzi che vogliono clonare l'uomo, quelli che studiano la fisica nucleare sono dei pazzi che vogliono costruire bombe, quelli che studiano astronomia sono dei pazzi che vogliono spendere i soldi dei contribuenti per mandare gente su Marte. Al grido "la gente comune vuole capire, bisogna usare il linguaggio della gente comune" le notizie e la mentalità stessa della scienza vengono stravolte, snaturate, imbrogliate e sporcate.
Ciò nonostante la notizia del Big Bang di Ginevra ha inquietato pure me. Credo per motivi che non hanno nulla a che vedere con i buchi neri (come ho già spiegato). Tuttavia vedere scritta su un giornale la possibilità della fine del mondo non fa piacere a nessuno.
Gironzolando qua e la nella rete, tra blog e portali vari, ho raccolto dati assolutamente poco convincenti. C'è ci parla di buchi neri che si uniscono e ingoiano la terra, chi di microbuchi neri che evaporano in pochi secondi. C'è chi denuncia il rischio della fine in 4 anni, chi in 5, chi addirittura in 50 (beato chi c'ha un occhio, diceva mia madre). C'è chi parla di denuncia di una parte della comunità scientifica, chi di un pazzo isolato in cerca di pubblicità. Anche sull'esito del buco nero ci sono informazioni sconcertanti, si parla dell'inghiottimento della terra e addirittura dell'intero universo.
Ma davvero siamo così avanzati, tecnologici e potenti da costruire qualcosa in grado di far scomparire l'intero universo? Non è che ci sentiamo un po' troppo importanti? E dire che spesso non riesco nemmeno a far funzionare la centrifuga della lavatrice. E se anche fosse ... possibile che saremmo i primi a costruire una cosa del genere? Magari in un'altra galassia hanno già fatto questo esperimento e il buco nero sta già divorando l'intero universo. Inoltre nel Big bang originale (molto più grosso, ma di svariate lunghezze) sai quanti buchi neri si formavano? E quelli niente? Non erano in grado di risucchiare tutto subito?
La verità è che l'informazione sembra del tutto sbagliata. Non si può certo ricreare un Big Bang, perché noi del Big Bang non sappiamo una mazza, nemmeno se c'è stato. I nostri dati, le nostre serie teorie scientifiche iniziano qualche frazione di secondo dopo, una roba impercettibile per noi, ma fondamentale per la teoria stessa. E nessuno è in grado o ha l'ambizione di ricreare quelle condizioni lì. Solo bisogna sparare delle particelle e farle scontrare a grandissime velocità in un ambiente riparato e provvisto di svariati apparecchi di rilevamento.
Ma le particelle così veloci e gli scontri che cerchiamo di osservare avvengono normalmente nello spazio che ci circonda. Non siamo mica Dei. Non siamo in grado di creare una vita dal nulla, né di distruggere l'universo in un battito di ciglia.
Questo non ci mette al riparo dal combinare casini ovviamente (vedi la bomba atomica ad esempio), però io nei confronti di questo antropocentrismo rimango spesso scettica.
Ovviamente io non sono un'astrofisica, ne una fisica delle particelle o un'esperta in materia. Però so benissimo che le notizie del mondo scientifico vengono travisate, manipolate, distorte, strumentalizzate e buttate là con nonchalanche, come se la scienza fosse un mondo impazzito in un universo di gente normale.
E poi non vi sembra strano in che questa rara occasione della notizia di un esperimento a livello mondiale, subito sorgano timori e inquietudini sulla fine della vita?
Ora la gente si chiede cosa succederà, sta col fiato sospeso. E domani probabilmente non succederà nulla, anzi ... visto che nella peggiore delle ipotesi il buco nero ingoierebbe la terra in 4-5 anni, domani dovrebbe proprio essere un giorno come un altro. A questo punto probabilmente tutto si risolverà con una bolla di sapone. Ma resterà l'indignazione per i soldi spesi in questo esperimento, perché a pochi frega una mazza se si trova o no il bosone di Higgs. Magari se si trovasse la prova di un'intelligenza extraterrestre sarebbe un altro paio di maniche, ma un bosone ... a chi volete che interessi. La conoscenza non fa notizia.

A me invece resta la rabbia per aver letto una notizia così stupida da essermi rimasta dentro nonostante la sua superficialità. Mi viene quasi voglia di non leggere più i giornali.
Ma magari proprio questo è lo scopo degli articoli catastrofisti escatologici. Se temo per la fine del mondo di certo non mi preoccupo che la Gelmini voglia mettere i grembiuli nelle scuole, che Alemanno rivaluti il fascismo o che l'Alitalia sia diventata un soap più lunga e tormentata di beautiful.
Sarà mica questo il vero scopo?

martedì 2 settembre 2008

Se otto ore vi sembran poche ...







Siamo alle solite. Un nuovo governo, un nuovo ministro dell'Istruzione e delle nuove riforme sulla scuola. Ogni ministro che passa lascia la sua firma, come i cagnolini che marcano il territorio facendo la pipì sul lampione. Il problema è che tutte queste riforme non vanno mai nella direzione giusta, ma sempre contro gli studenti. Questo nuovo genio della Mariastella Gelmini ha introdotto delle novità a dir poco agghiaccianti. Parlo soprattutto delle elementari che, per forza di cose, sono il mio campo di competenza.
Le principali novità di quest'anno sono l'adozione di un unico testo per l'intero quinquennio scolastico e l'introduzione del maestro unico.
Riguardo all'adozione del testo esprimo forti dubbi. L'esperienza personale è questa: i libri che aveva mia figlia in prima e seconda (sempre stesso titolo e stessa casa editrice) erano davvero ottimi, ma il testo della terza mostrava delle serie lacune. A dire delle maestre lo stesso libro in quarta e quinta risultava davvero noioso e poco efficace. L'adozione di un unico titolo per cinque anni implica quindi la scelta di un testo decente per tutti e cinque gli anni, ma non del testo più adatto e vicino alla linea didattica che gli insegnanti vogliono seguire di volta in volta. Inoltre in caso di cambiamento del maestro (cosa molto più frequente di quanto si creda), il nuovo dovrà per forza seguire le direttive di chi ha scelto il testo, che magari sono completamente diverse da quelle del metodo d'insegnamento da lui adottato.
Ma vabbè, tanto i bambini nella scuola italiana lavorano soprattutto con le fotocopie delle fantomatiche "schede" che qualcuno ha inserito qualche anno fa.
La responsabile dell'editoria scolastica denuncia "costi sociali elevatissimi". Ma anche questa non è una novità.
Quello che veramente mi lascia basita è la scelta di adottare un unico maestro per tutti e cinque gli anni. Un unico maestro che insegnerà tutte le materie, che starà 8 ore con i bambini, tutti i giorni, spiegando con lo stesso metodo storia, geografia, arte, matematica, italiano, inglese, ecc ...
I pro mi sono evidenti all'istante: dimezzamento del corpo insegnante, quindi meno soldi per gli stipendi che al momento risultano essere la voce di spicco nella spesa della scuola italiana. Non che vengano pagati tanto, intendiamoci, solo che negli ultimi anni i tagli alla pubblica istruzione sono stati talmente tanti che sono rimasti quasi solo i soldi per gli stipendi.
In questo modo pagheranno un po' (poco) di più i maestri elementari e potranno tagliare ancora alla voce istruzione (non saranno certo reinvestiti nella scuola pubblica i soldi che avanzeranno).
I contro? Me ne vengono subito in mente alcuni banali tipo maestri più stressati (8 ore in classe con 20-25 bambini ... non lo auguro nemmeno al mio peggior nemico). E se poi l'insegnante non è competente? E' assenteista? Non sto farneticando, succede eccome. Non c'è un reale controllo del corpo insegnante. la Gelmini assicura che questa mossa non è contro il tempo pieno, né contro la scuola pubblica. A me sembra ovvio che invece le conseguenze di questa manovra saranno tutte indirizzate verso un'ulteriore dequalificazione della scuola, il che porterà maggiori affluenze alla scuola privata, il che porterà a un tempo ridotto (pochi bambini, pochi diritti, è questo il concetto di democrazia della destra).
Il tutto, come sempre, sulla pelle dei cittadini.

lunedì 1 settembre 2008

Delirius tremens ... ovvero delirio tremendo



Sinceramente non pensavo che fosse così delirante organizzare un matrimonio. Non il mio almeno, che non richiede quasi alcuna formalità se non quelle strettamente burocratiche. Per semplificare il tutto ho sfrondato l'inessenziale: niente partecipazioni, niente bomboniere, niente lista di nozze, niente vestiti bianchi, niente fiori, niente cuscinetti, niente album di matrimonio, niente di niente. D'altronde il significato stesso del mio matrimonio era stato sfrondato dall'inessenziale. Ci sposiamo solo per burocrazia, per legittimare Alice (che altrimenti passerebbe la vita nel ruolo di figlia naturale, come se ci fossero figli innaturali ....), per chiarire meglio le cose sulla carta, per non fare file astruse in tre ogni volta che c'è da fare un documento. Festeggiamo perché si festeggia tutto il festeggiabile e un matrimonio è sicuramente qualcosa di festeggiabile, al pari di un capodanno.
Non voglio essere bellissima, dubito che sarà il giorno più bello della mia vita, non ho altre aspettative che quelle di mettere a posto le cose e divertirmi.
Ma non credevo proprio che anche così sarebbe stato complicato.
Invece lo è. Organizzare il tutto richiede comunque massicce dosi d'ansia, telefonate, mediazioni e contrattazioni (parenti, amici, porchetta, vino). Inoltre, non so come e non so perché, ho anche cominciato a fare gli incubi e a sentirmi oltremodo sotto pressione.
Oggi un titolo su Repubblica.it mi ha mandata letteralmente nel pallone. L'articolo parlava del nuovo acceleratore di particelle che verrà acceso al CERN il 10 settembre e che tenterà di ricostruire i secondi dopo il big bang. A quanto pare alcuni scienziati affermano che c'è il rischio che tale acceleratore inneschi un piccolo buco nero che inghiottirebbe la terra.
Mi è preso il panico, sudori freddi, tachicardia, senso di pericolo imminente e di sottofondo il pensiero: "ma che sto a fa tutta sta fatica inutilmente, se il mondo finisce prima? Passo i miei ultimi giorni a scegliere vestiti, salumi e a stampare piantine di un posto inarrivabile?". Chiaramente era solo uno dei pensieri, quello più becero. Gli altri erano molto più radicali e sensati, tipo la tristezza di non vedere mia figlia crescere o cose simili.
Alla fine, dopo una decina di minuti, ho dominato il panico e ho letto tutto l'articolo, dal quale si capisce chiaramente che l'ipotesi è remotissima, se non inconsistente, che era fondamentalmente una bella trovata dei giornalisti che di scienza non sanno scrivere nulla, e che comunque il mondo ci avrebbe messo circa 4 anni a scomparire nel buco nero (quindi l'ansia è rimandabile e, in quanto tale, rimovibile).
Quello che mi è rimasto è lo sconforto del panico che ti può prendere in due minuti senza che tu lo voglia. E dire che faccio di tutto per evitarlo quel panico.
Invece niente. A un certo punto ti attanaglia e non c'è verso di farselo passare subito. Peggio del raffreddore. Magari dopo 10 minuti sei li che già ridi di quanto sei scemo, ma quei 5 minuti iniziali sono sempre bruttissimi e io vorrei non passarli più. Mi fanno sentire come se tutto ciò che ho costruito fosse un castello di carte che vola giù al primo soffio. Come se tutto fosse una recita che viene svelata in un istante. Mi sento proiettata nel giorno del giudizio, senza sapere bene se fin'ora ho agito bene o male. Che stress.
Oggi tutto questo è nato da uno stupido titolo, ma di fondo dallo stress che mi porto addosso in questi giorni. E chi si sposa per davvero? Intendo quelli che preparano tutto prima, che fanno i ricevimenti con 200 persone, pranzo, open bar, vestiti, fotografi, parenti che vengono da lontano, inviti, bomboniere, veli e soprattutto che nel matrimonio ci vedono ben più che uno stratagemma per avere dei diritti di fronte alla legge? Quelli che credono all'istituzione, al vivere per sempre insieme, al mito d'Amore, al giorno più bello della loro vita? Quelli che si comprano vestiti che non si possono permettere, che si fanno pettinare e truccare come attori di Hollywood, che si arrabbiano col fotografo perché non può immortalare il sogno con i loro stessi occhi. Come fanno a vivere la pesantezza prima dell'evento, riponendoci tutta questa aspettativa? E sapendo che in quel delirio tremendo ci si sono ficcati con le loro stesse mani?
Forse riescono a sopportare la sensazione di sentirsi bestie da soma. Io no. Lo stress lo concepisco solo nella necessità. Io vorrei vivere senza ansia, divertendomi, ballando, studiando, facendo l'amore sotto le stelle, leggendo, giocando con i bambini, ubriacandomi, ciarlando con le amiche, risolvendo quiz di logica, scrivendo blog, rompendo gli schemi che posso rompere, cantando a squarciagola, cogliendo i pomodori nell'orto, abbracciando tutte le persone a cui voglio bene, cucinando zucchine e patate, galleggiando in mari cristallini, dormendo con 8 cuscini.
Forse sono io che ho troppe aspettative nella vita!

Ringrazio Mjrka per la foto, che ancora una volta ho preso dal suo sito. D'altronde i tuoi scatti sono sempre bellissimi, si vede che hai delle ottime priorità ;-)

mercoledì 27 agosto 2008

Con il cervello in vacanza


Sono tornata già da qualche giorno, ma, non essendo riuscita a spegnerlo bene quando stavo in vacanza, ora il cervello mi si è piantato e non è in grado di funzionare correttamente. Che cosa ci si può fare? Niente. La nostra vita, contrariamente a quello che ci vogliono far credere, non è completamente nelle nostre mani, ma solo un po'.
Non divaghiamo subito.
Le vacanze sono andate abbastanza bene, a parte organizzazioni, preoccupazioni, incidenti e simili.
Il ritorno è stato traumatico. Perdendo lo sguardo nel mare di Capri o nelle dolci colline di Orvieto, avevo completamente rimosso le problematiche locali, ma appena scesa dal treno mi sono ripiombate addosso come un falco.
Roma è allo sfascio ... lavori da tutte le parti, uffici del comune deserti dove nessuno risponde (anche se dovrebbe), gente brutta che cammina in branco per le vie della città, giornalai della stazione Termini chiusi e provincialità simili.
Casa invasa dalle formiche (sorte che mi accomuna a Marieta e a tanti altri), ma i negozi che vendono prodotti disinfestanti erano serrati.
Il numero dei ristoranti sotto casa nostra è raddoppiato ... ora in 200 metri ci sono ben 5 ristoratori che si contendono i clienti a suon di tavolini abusivi e cartelloni orrendi (ma perché le Belle Arti a me impongono il colore delle pareti e i materiali da usare per le scale interne di casa e non fanno nulla per i cartelloni in strada?). Questo vuol dire più condizionatori nel cortile, meno parcheggi sotto casa e un'improbabile gimcana tra i tavolini per riuscire ad arrivare al portone. Ma vabbè, pare che questo sia il prezzo dell'abitare al centro, insieme alla totale assenza di alimentari normali, fruttivendoli, parcheggi, quiete, posti che non puzzano di pipì, ecc ... Oltre al fatto che qualsiasi cosa costa il triplo.
Ma non ci si può lamentare, c'è troppa gente che sta peggio!!! Come se c'entrasse qualcosa ... e che se io ho il raffreddore non mi curo perché c'è gente che sta peggio?
Vabbè, sto divagando di nuovo. In realtà non posso fare nient'altro che divagare e lamentarmi perché, come dicevo, il mio cervello è off-line.

Posso però consigliare i libri delle mie letture estive.
Ho fatto il pieno dei gialli di Fred Vargas, scrittrice francese ironica, competente e intelligente.
Mi è piaciuta molto la serie del commissario Adamsberg (Sotto ai venti di Nettuno, Parti in fretta e non tornare, Nei boschi eterni, L'uomo al contrario, L'uomo dei cerchi azzurri ... libri che io ho letto in questo ordine, ma sappiate che è completamente sbagliato). Vi consiglio di fare attenzione però, la Vargas è ingannatrice, quando si inizia a leggerla non sembra niente di che, poi ci si trova completamente drogati e in ricerca di un nuovo libro.
Un altro libro molto bello è "Rosso come una sposa", di Anilda Ibrahimi, anche questo letto tutto d'un fiato. Una storia bella, molto personale, raccontata bene. Piena di fatalismo, di perfette descrizioni di sentimenti, senza inutili soste sugli aspetti peggiori della vita. E soprattutto un racconto dell'Albania (Paese che non conosco affatto e che prima di questo libro mi suscitava solo timori e inquietudini), di ciò che era prima del comunismo, di ciò che è diventato durante e del salto troppo veloce che si è trovato a fare dopo.

A questo punto ho esaurito le risorse e ho raggiunto lo scopo che mi ero prefissa: ricominciare a scrivere (e a sfogarmi).
Spero che questo mi aiuti a ritrovare un minimo di attività celebrale non banale.
Bah ... vedremo ...

sabato 26 luglio 2008

Oba, oba, oba

Se nella vita si dovesse sfogare solo "il male" si diventerebbe monotoni e lamentosi. Ogni tanto si deve sfogare anche la felicità. Per questo ringrazio tutti i miei amici per questo compleanno così carino. Dal mio Renzo (promesso) che come sempre mette a disposizione tutto il sudore della sua fronte, a mia figlia che mi ha regalato una sua collana che mi piaceva tanto, alla mia amica che mette la casa a disposizione anche quando non ce la fa nemmeno a uscire per fare la spesa. Da chi si ricorda una semplice frase e azzecca il regalo perfetto, facendomi brindare a champagne, a chi mi ha saputa sorprendere con un regalo altrettanto perfetto che non mi aspettavo perché non sono abituata ad essere "osservata". Da chi non mi aspettavo comparisse alla mia festa a chi mi ha offerto da bere. Da chi parte domani a chi ha saputo cogliere con un gesto un indumento che non riesco più a levare (come i pantaloni da odalisca). Da chi non potendo esserci oggi è arrivato lunedì, avvisato all'ultimo, a chi mi ha mandato un messaggio dall'Inghilterra, strappandomi un sorriso in un momento triste. Pochi si sono dimenticati del mio compleanno anche se non dovevano, e non c'è bisogno di ricordarli. Tutti gli altri mi hanno mandato un messaggio, una mail, una telefonata oppure sono rrivati per darmi un bcio. Per questo grazie infinite e infinito affetto. Oba.

domenica 13 luglio 2008

Vacanza


Lo so. Sto peccando di una certa latitanza, ma in questi giorni sono veramente arrivata. Non ho più voglia di sfogarmi, né tantomeno di arrabbiarmi. Mi costa fatica scrivere addirittura degli sms e non farei altro che dormire dalla mattina alla sera. Domani parto e spero di riuscire a riprendermi con un po' di sole e di mare, del buon cibo e la compagnia degli amici. Starò fuori solo una settimana, poi dovrei tornare per un po' e ripartire verso la fine del mese. Intanto (per non saper né leggere né scrivere) auguro buone vacanze a tutti.

martedì 8 luglio 2008

L'oro non prende macchia



L'oro puro non prende macchia. L'altro giorno amico raccontava che questa frase era stata il consiglio di sua madre in un momento difficile, in cui si era trovato messo in discussione. Quando l'oro è puro puoi metterlo in mezzo al fango, in mezzo alla monnezza di Napoli, ma alla fine rimarrà oro puro.
Quindi se sei oro puro, non hai granché da protestare se ti mettono in mezzo al fango, perché prima o poi la tua purezza uscirà fuori. Non sembra pensarla così il presidente del Consiglio, che è talmente preoccupato che venga infangato il suo nome da cercare con tutte le sue forze di salvarsi, con una legge che grida vendetta a livello di Costituzione. Ma se è davvero innocente, se davvero è tutta una congiura (talmente forte da fargli portare un attacco feroce agli altri poteri dello Stato), come mai ha bloccato tutto quello che aveva giurato di portare avanti? Perché per salvarsi sta letteralmente mettendo sotto scacco il Parlamento?
Gli urlano contro ... e lui nulla. La gente si indigna ... e lui nulla. Discutono tutti (in Italia, ma soprattutto all'estero) ... e lui nulla. Porta avanti la sua battaglia, che sembra quasi essere l'ultima, con tutte le sue forze. In questo modo però si dichiara convinto del suo verdetto di colpevolezza. E perché dovrebbero avercela tutti con lui, quando proprio lui ha più degli altri, guadagna più degli altri e possiede più degli altri? Invidia???
Di loro non ti curar, ma guarda e passa. Hai i migliori avvocati su piazza, chi meglio di te ce la potrebbe fare?
La logica (che spesso difetta nell'uomo) vorrebbe che il sig. Berlusconi si dedicasse a cose più urgenti per questo Paese e accantonasse, almeno per il momento, il discorso sulla sua lucentezza. Tanto, se è innocente (come ha giurato anni fa sulla testa dei figli), non potrà uscirne macchiato.
La cosa che dovrebbe venire in mente a tutti (e dico tutti) gli italiani è "se non fosse tutto oro quel che luccica?" ...

sabato 5 luglio 2008

La ciclotimica corsa delle stagioni



In estate fa caldo, si suda, ci si disidrata, non ci si riesca a muovere e bisognerebbe risparmiare al minimo le energie. Invece chiusure di lavori, amici che non vedevi da anni, vaccini, valigie, treni, biglietti, zanzare, nonni da portare al mare, bambini da portare in montagna. Si fa una fatica improba. Poi un poco di vacanza, quella che agognavi da tempo, ma quando cominci a distressarti è già ora di tornare (due settimane non posson bastare).
In autunno ricominciano le scuole, ripartono i lavori, vieni invitato a vedere 4 ore di foto di Paesi lontani (dove non sei stato perché non avevi né tempo né soldi ... ), fai il cambio di stagione, porti i bambini in piscina, porti i nonni a comprare le cose per l'inverno, fai questo, fai quell'altro. Insomma il clima è perfetto, ma tu non hai proprio il tempo per godertelo.
Quando la pressione diminuisce arriva l'inverno. Fa freddo, non faresti altro che rimanere accucciato sotto al tuo piumino e invece ... lavori su lavori, spesa, ragazzini in piscina sotto la pioggia, compiti, regali di Natale (la fase più stressante dell'anno), morte sociale.
Agogni la primavera che sembra non arrivare mai, ma alla fine arriva sempre. E di nuovo cambi di stagione, acciacchi di stagione, lavori di stagione, guardaroba dei nonni di stagione, lavi i piumini della passata stagione, fai i controlli di stagione ...
Ogni stagione passata a desiderare la successiva, ogni momento passato a far fatica nella speranza che un giorno poi se ne godano i frutti, ogni passaggio sempre più complicato, talmente richiestivo di energie da non accorgersi della delusione. E intanto passano le settimane, i mesi e gli anni e la soddisfazione diminuisce.
Un weekend segue l'altro, una piccola meta arriva e già si agogna la successiva, arriva il sole e fa già troppo caldo, arriva il fresco e devi già andare vestito come un supplì. E aspetti ... aspetti ... ti sei dimenticato che cavolo aspetti, ma continui ad aspettare anche se quello che desideravi magari è già passato e tu eri tutto preso dall'attesa e non te ne sei accorto.

E' una mia impressione oppure oggi mi sono alzata col piede sbagliato??? Dormire poco fa vivere male .....

mercoledì 2 luglio 2008

Tascisti di notte




Tascisti. Così li chiamerò d'ora in poi, anche perché faxisti sembra quasi un mestiere (a buon intenditor ...). Comunque la notizia è questa: grazie all'appoggio del sindaco, dall'altroieri i taxisti romani hanno ridotto le corse notturne al limitato numero di 300. Avevano sonno e non volevano fare i turni di notte, né che qualcun'altro li facesse al posto loro. Perciò chiunque facesse affidamento su questo mezzo (che non è pubblico, ma può occupare le corsie dei mezzi pubblici) mettesse in conto questa penuria, che vorrà dire anche rincaro dei prezzi. Ovviamente non si è parlato di rinforzo degli autobus notturni. Che c'entra? Sono due società distinte! Ma poi cosa girate a fare di notte se non avete nemmeno il motorino o la macchina? Deve essere un modo per contrastare l'eccessivo traffico al centro (dove sono state concentrate tutte le iniziative estive) o per rinforzare la sicurezza (si sa, una ragazza sola di notte sull'autobus o a piedi non ci va, quindi se ne restasse a casa, no?).
Poi si stupiscono delle fughe di cervelli ...

lunedì 30 giugno 2008

Consigli di sopravvivenza estiva



Ieri mi è capitato di viaggiare in treno da Orvieto a Roma senza l'aria condizionata. Una prospettiva terribile, ma dopo un po' che boccheggiavo mi sono chiesta: "Come facevamo a viaggiare quando l'aria condizionata sui treni non c'era?".
Non sto parlando di un'epoca arcaica. Quando ero bambina l'aria condizionata non c'era e d'estate faceva caldo lo stesso (non mi tirate in ballo il global warming, negli anni '70 a Roma si bolliva esattamente come adesso). Eppure si prendeva il treno per partire e la macchina per andare al mare. Siamo sopravvissuti lo stesso. Perché adesso la prospettiva di un'ora e un quarto senza aria condizionata ci sembra uguale a quella di fare 100 km a piedi nel deserto?
La risposta è arrivata repentinamente: "Negli anni '70 i finestrini dei treni si aprivano". Adesso oggettivamente no, è passato un omino a sbullonare le finestre (altrimenti sigillate), ma si apre solo una fessurina piccina picciò, che non basta nemmeno a rinfrescare gli occhi.
Questo mi ha fatto riflettere sul quoziente intellettivo di chi progetta i treni, ma, siccome era un pensiero sterile, ho cercato di distrarmi subito.
Mi sono allora immersa nella lettura di Le Scienze e ho scoperto un sacco di cose sull'improbabile impiego di energia nucleare in Italia, sulla ricerca per debellare la parassitosi da schistosomi, sugli interruttori genetici. Insomma ho tenuto ben impegnato il cervello.
Il bello è che sono sopravvissuta al caldo e anche abbastanza dignitosamente. Quando sono scesa alla Stazione Termini ho provato un senso di sollievo, ma girandomi ho trovato che la maggior parte degli altri viaggiatori era a dir poco sconvolta e allucinata. Io no. Io mi sono distratta e mi sono rilassata. Non ho cercato di combattere il caldo. Ho ceduto e ho cercato di non pensarci più.
Quindi, se avete bisogno di elaborare strategie contro il caldo, tenete sempre conto del fattore psicologico, che è determinante ai fini della sopportazione. Più ci penserete più avrete caldo, più vi sentirete in gabbia e più ci sarete.
Perciò d'estate non salite mai su un treno italiano senza qualcosa di interessante da leggere. E non scegliete percorsi lunghi più di due ore.

venerdì 27 giugno 2008

Zzzzpolitically zzcorrect



Stavo di nuovo sul balcone, quando ho realizzato un qualcosa che mi sono sentita di scrivere immediatamente. Io odio le zanzare. Non mi importa nulla se sono creature viventi, se sono migliori dell'uomo, se fanno tutto quello che è in loro possesso per sopravvivere. Non mi frega niente se contribuiscono a qualche ecosistema o a qualche catena alimentare. Io le odio e se fosse per me semplicemente non esisterebbero (ennesima prova del fatto che o Dio non esiste oppure non mi ha fatta a sua immagine e somiglianza).
Voglio dire ... io non riesco ad ammazzare nemmeno le formiche, a parte quando l'invasione diventa un fatto di mors tua vita mea, cioè quando iniziano ad invadere la mia dispensa. Prendo i ragni con un foglio di carta e li deposito leggiadramente sul balcone. Però le zanzare le ammazzo eccome e ci provo anche gusto, lo so che ciò fa di me una persona cattiva, ma meglio cattivi e felici che buoni e pieni di bolle enormi.
Secondo me gli animali non possono essere classificati come buoni e cattivi, però le zanzare sono cattive. E sono anche stupide. Altrimenti perché pungere me quando c'è tanta roba buona in giro?
Io fumo come una turca, non sudo e mi spalmo le foglie di citronella addosso. E allora perché vado tanto di moda tra questi stupidi esseri? Mica tutti, solo quelli che pungono dalle 3 al tramonto, che mi dicono essere le zanzare tigre. Comunque sia zanzare che fanno delle bolle gigantesche e che spesso mi fanno pure allergia, costringendomi ad andare in giro col gentalin beta e pomate simili.
Qualcuno mi ha raccontato che quando le zanzare pungono in realtà iniettano le loro uova, sperando che si schiudano in quel posto caldo che è il nostro sottopelle. Cosa che in realtà non avviene per qualche difesa del nostro sistema immunitario.Pubblica post
Se fosse così sarebbero ancora più stupide. E ancora più odiose.
Ma forse è solo una leggenda di quelle che circolano sulle zanzare (tipo che inseguono la luce, o che non ti pungono se hai delle piante di pomodoro sul balcone).
Leggende stupide come le zanzare di cui parlano.
Si può sapere poi perché preferiscono 'sti punti tremendi come le dita o il sotto dei piedi?
Io le odio e vorrei che scomparissero dalla faccia della terra.
Vengano pure gli alieni a colonizzarci il pianeta (non sono completamente impazzita, in un film Disney, che si chiama Lilo e Stitch, la terra è semplicemente una riserva naturale protetta per far sopravvivere le zanzare, rimaste solo qui in tutto l'Universo).
Possibile che il governo non faccia nulla???
Dovrò mica andare a vivere in Norvegia???!!!

Le equazioni dell'arroganza


Stavo li sul balcone a fumarmi una sigaretta ripensando al post precedente e a vari commenti, letti in seguito, sui presunti guadagni ingiusti degli insegnanti. Mi immaginavo queste persone che, magari forti di una laurea fresca fresca, protestavano sullo stipendio mensile delle maestrine, donne non laureate (anche se ormai non è più così) e senza specializzazione che prendono circa 1500 euro al mese (???) per star li 4 ore al giorno a badare a dei marmocchi (che tanto imparano tutto dalla tv e da internet). Non so perché, ma immaginandomi questa scena, mi vedevo queste persone davanti ad una tv accesa, con una partita di calcio inframmezzata da pettegolezzi su veline.
Seguendo i percorsi un po' contorti della mente, sono arrivata alla questione, ormai vecchia e arci discussa, su quanta ignoranza si nasconda dietro una certa arroganza.
Allora mi è venuta la strana idea di tirarne fuori una teoria, che attinga dalla statistica, dalla psichiatria comportamentale, dalla sociologia e anche dalla logica matematica (che ci sta sempre bene in una teoria). Ora, siccome non sono una psichiatra comportamentale, né una sociologa, né una statistica, ma ho solo qualche base di logica matematica (senza essere laureata in questo, ma tanto non percepisco guadagno, quindi è ok) mi serve un po' di aiuto per buttare giù 'sta teoria. Anche perché non ho molto tempo a disposizione e il caldo riduce al minimo le possibilità di ragionamento deduttivo.

L'idea è più o meno questa: definiamo i protagonisti e le variabili, quindi dall'esperienza empirica tiriamo fuori un'equazione sulla tendenza dei comportamenti (che non pretenda di essere esaustiva perché, avendo a che fare col comportamento umano, non se ne potrebbe mai venire a capo). Inizio dalle definizioni (sono pur sempre una matematica).

Gli arroganti sono quelli che, metodicamente si mettono a criticare con veemenza cose che non li riguardano direttamente, sparando sentenze (mal)giudicanti e senza appello. Mettono bocca su tutto e trovano ingiuste le lamentele degli altri, pur lamentandosi spesso di cose inutili. Non lasciano parlare gli altri e non si mettono in discussione neanche un secondo. Hanno la tendenza ad essere prevaricatori, opportunisti, delatori dei deboli e a non ascoltare nulla di quello che gli viene contrapposto se non sono in condizioni di replicare con una certa violenza.
L'arroganza è "l'arte" praticata dagli arroganti.
Gli ignoranti sono coloro che non conoscono, non si interrogano e non hanno una reale competenza. Magari ne hanno qualcuna specifica, ma in generale non vogliono sapere altro per non mettere in discussione il poco che sanno. Sono caratterizzati da una scarsa curiosità e da una particolare incapacità di elasticità mentale.
L'ignoranza è "l'arte" praticata dagli ignoranti.

Passiamo ora alle negazioni (ci verrà utile nel procedimento logico). Spero non me ne abbiate, ma a ignoranza e arroganza non voglio contrapporre i contrari più utilizzati (almeno nell'immaginario collettivo) cioè cultura e mitezza, bensì altri due, con accezioni più consone alle definizioni, che sarebbero sapienza e umiltà.
Quindi contrappongo agli ignoranti i sapienti, che non sono vecchietti barbuti che passano la vita davanti ai libri, bensì persone con un'avanzata ricerca di consapevolezza, curiose e spesso profondamente competenti su varie materie. Mentre agli arroganti contrappongo gli umili, che non è detto siano ricoperti di stracci e vivano in capanne, ma che siano in gradi di ascoltare e imparare anche da chi ne sa meno di loro e accettano come possibile anche una considerazione molto distante dalla propria.

A questo punto verrebbe di pensare che le mie categorie sono sottoinsiemi della più classica divisione buoni/cattivi. Ma non si può cadere in questo errore grossolano. Soprattutto non si devono giudicare le categorie con i sentimenti (anche se verrebbe facile per come le ho proposte), perché questo inficerebbe tutta la costruzione della teoria. magari un ignorante poi è una bellissima persona e un arrogante è capace di uccidersi per un amico, mentre un umile può essere codardo e sparire nel momento del bisogno così come un sapiente può non servire a rendere migliore la condizione di vita di qualcuno. Non bisogna confondersi ne tantomeno identificarsi, anche perché temo che queste quattro categorie siano contemporaneamente presenti (in quantità variabile) nella maggior parte di noi.

Questa è solo una classificazione semplificata, che vuole indicare persone e situazioni particolari per tirar giù un'equazione o qualcosa che le somiglia.

Partendo dall'esperienza ho notato che quando si tirano fuori affermazioni arroganti, quasi sempre c'è una profonda ignoranza del contesto. Per esempio la Carlucci che parla del lavoro di Maiani o una mia compagna di corso che protestava per un voto abbassato ad un compito di geometria in cui aveva fatto dei gravissimi errori grammaticali. Con ciò non voglio certo affermare che dietro ogni forma di arroganza ci sia un analfabeta o una gallina. Però credo che sia davvero improbabile vedere la Rita Levi Montalcini che manda a quel paese qualcuno dandogli dell'idiota per aver cotto nell'olio di semi le cotolette alla milanese.

Quello che voglio analizzare è una tendenza di comportamento (che ammette un numero finito e circoscritto di eccezioni), così da sapere cosa aspettarmi a seconda di chi mi trovo davanti.

La mia affermazione (tesi) è la seguente: se una persona è arrogante allora è ignorante.
Quindi sto mettendo l'insieme delle persone arroganti come sottoinsieme di quelle ignoranti (badate bene non sto dicendo che ogni ignorante è arrogante, semmai il contrario).
Ripeto, questa tesi è solo di tendenza, per cui si può trovare anche un arrogante sapientissimo, anche se, scavando, si potrebbe scoprire che è profondamente incompetente o che è profondamente convinto di essere tale.

Dimostrando la realtà di questa tesi ne deriverebbe il seguente corollario (in virtù del fatto che se A implica B allora nonB implica nonA): se una persona è sapiente allora è umile.

Ora però basta, sennò ci perdo tutto il pomeriggio. Attendo la mano di qualcuno (o anche il piede di qualcun'altro, nella speranza che non calci troppo forte).

q.d.n.e.