sabato 31 maggio 2008

Stage Soluna


Già da qualche giorno volevo mettere un post sul nostro stage di Capoeira. Poi ho rimandato, ho rimandato ed ecco qua, lo stage è iniziato e io non avevo ancora scritto nulla. Comunque meglio tardi che mai, quindi eccomi qua a spendere due parole su questo evento, che è tra i più spettacolari della capoeira in Italia. Almeno così mi dicono, perché io, devo ammetterlo, non sono stata a molti altri eventi capoeristici a parte i nostri e quelli di Perugia ^__^
Il gruppo Soluna è un gruppo di capoeira molto numeroso, il che vuol dire molti problemi di organizzazione, ma anche molto richiamo e molto divertimento.
Domani (domenica 1 giugno), dopo le varie lezioni, ci sarà la roda dei maestri e, a seguire, il batizado. La roda è il jogo della capoeira (che non si balla e non si lotta, ma si gioca), ed è costituita da una batteria (strumenti e cantanti), dalle persone che guardano, cantano e battono le mani, e dai due capoeristi che giocano nel mezzo.
La roda dei maestri è particolarmente bella. A questi eventi infatti partecipano mestres e graduati di molto gruppi, italiani, europei e brasiliani. La roda dei maestri si svolge seguendo un particolare ritmo chiamato Juna. Questo ritmo (o toque) viene suonato esclusivamente dal berimbau, lo strumento più importante della capoeira (il vero maestro), costituito da un arco di legno, una corda e una zucca che fa da cassa di risonanza. Quando si suona Juna non si canta e non si battono le mani, ci si perde completamente in questo ritmo, che è il più ipontico tra tutti. Possono giocare solo i più graduati: mestres, contramestres, professor e, in alcuni casi istrutor (a seconda delle corde dei vari gruppi, che sono un casino da capire perché nessuno si mette d'accordo).
Il gioco quindi è particolarmente spettacolare e bello da vedere, anche se non si conosce questa strana arte marziale.
Dopo la roda dei metres sarà il momento di batizado (battesimo) e troca de cordao (cambio di corda).
Il battesimo capoeirstico è l'unico battesimo al quale io mi sia mai sottoposta. Consiste nel giocare in mezzo a una roda gigantesca (non vi posso descrivere la paura ....) con un maestro. E' l'iniziazione alla capoeira. Dopo il batizado si riceve la prima corda, che nel nostro caso è di colore verde, così si entra a far parte del groupo a tutti gli effetti. Il cambiamento di corda è il cambio di graduazione, in questo caso si prende una corda di altro colore e si assumono diverse responsabilità nei confronti del gruppo.
Chiunque avesse curiosità di vedere un bel gioco di capoeira e si trovasse ad avere la domenica pomeriggio libera, potrà raggiungerci domani a Roma, nelle palestre del CUS a Piazzale del Verano 27 dalle 15.00 in poi. Assicuro puzza, rumore e tanto divertimento.
Purtroppo non potrete vedermi fare salti mortali ed evoluzioni aeree, primo perché non li so fare, secondo perché sto male e non sto partecipando allo stage. Però domani sarò li ad ammirare le più spettacolari acrobazie, a guardare e fotografare la mia bambina che cambierà la corda (anche se l'ho quasi convinta che non gliela daranno, così, per farle una sorpresa) e a sostenere tutti i miei amici.
Axé para todo o mundo

giovedì 29 maggio 2008

Non si volta chi a Marte è fisso


Ero qua a scrivere uno dei miei soliti post politici, però poi mi sono lasciata distrarre dalla televisione e dai giochetti di facebook (Who has the biggest brain? Io ci vado a rota). Per ritrovare l'ispirazione ho deciso di fare un giro tra i miei blog preferiti e mi sono soffermata a leggere le strisce di Entj, che mi hanno fatto rinvenire la voglia di scrivere, però mi hanno distratta completamente dall'argomento. Una in particolare (Il volto deturpato) è andata a toccare un mio nervo scoperto: la disinformazione scientifica italiana.
Avrei voluto scrivere un commento, ma mi sono resa subito conto che sarebbe stato eccessivamente lungo. Perciò eccomi qui a scrivere sul blog alle 2.35 di notte (invece di dormire ... argh).
La questione merita perché la scienza in Italia viene fatta e anche bene. Allora perché non c'è verso di divulgarla come si deve? Perché, per far passare una qualsiasi notizia di argomento scientifico, bisogna affogarla in condimenti di sapore fantascientifico, come gli extraterrestri, i viaggi nel tempo, i cerchi nel fuoco e via dicendo? Come è possibile che non ci sia una terza via tra la baronia di Piero Angela e la scienza sensazionalistica della Macchina del Tempo?
Io ho una mia personale opinione (come dubitarne!!!!!) sulle varie cause che ci hanno portati in questa situazione. Però, data l'ora e la stanchezza accumulata, vorrei soffermarmi solo sulla divulgazione dei principali media.
Il giornalismo scientifico in Italia vive una strana situazione. Da una parte troviamo persone competenti e preparate che non sanno scrivere oppure non sanno comunicare con i non addetti ai lavori, quindi rimangono nel giornalismo di settore senza mettere fuori il naso.
Dall'altra giornalisti che sanno scrivere, ma senza alcuna preparazione scientifica, che vengono letteralmente sbattuti (soprattutto nei maggiori quotidiani nazionali) a fare la gavetta nei settori meno proficui e interessanti, tra i quali, in pole position, troviamo la scienza.
In mezzo a queste due categorie c'è poco (spesso buono, a volte pessimo).
Cosa deve fare una persona incapace di distinguere un pianeta da una stella, che viene obbligata a scrivere un pezzo di colore per la rubrica di scienza? Licenziarsi? Purtroppo c'è il precariato (tra i giornalisti poi non ne parliamo)!!! Questa persona decide di fare il pezzo e scrive di quello che sa, che capisce e che crede interessante. La faccia su Marte per esempio! Magari ignorando che c'è tutta una letteratura dietro le visioni marziane, che va dai canali di Schiapparelli al volto di Cydonia fotografato dal Viking I. Letteratura di supposizioni colorite, sconfessate dal sale in zucca di qualcuno che si è preso la briga di smentire (fornendo prove tangibili) quelle che diventano, inevitabilmente, superstizioni. Con tanto di analisi sociologica sul motivo per il quale vediamo antropomorfismi dappertutto (ho appena scoperto che si può scrivere con una o due "p").
Qualche mese fa, volevo fare un blog sulla divulgazione scientifica, ma poi mi sono completamente distratta e ho aperto un blog sull'onda del (ri)sentimento.
Mi fa un po' rabbia però che la sete di cronaca e di cazzate vada ad intaccare anche la scienza, visto che dai giornali viene ricordata solo ogni tanto. Soprattutto mi fa tristezza sapere quante cose meravigliose si perde chi non ci si avvicina nemmeno un po', facendo trionfare il riduttivo pensiero alla Withman (al quale un grafico dell'astronomo levava il piacere di guardare le stelle).
A questo punto avrei altre mille cose da dire, ma sono le 3.23 quindi è il caso che io spenga il mio iBook e mi metta a dormire, sperando di essermi sfogata abbastanza. Buonanotte a tutti ...

martedì 27 maggio 2008

Toponomastica e faccioni




Su questa balzana idea del sindaco Alemanno di intitolare una strada a Giorgio Almirante mi vengono in mente un sacco di domande. Ad esempio perché, se questo dovrebbe essere un atto normale, Alemanno si è sentito in dovere di barattarlo con altre strade intitolate a politici italiani di diverse vedute? E perché, volendo superare le logiche da prima repubblica (sono parole del sindaco sul raid del Pigneto), dovrebbe contrapporre ad un nome del Movimento Sociale un nome della Democrazia Cristiana, uno del Partito Comunista e uno del Partito Socialista? Ma, soprattutto, perché oltre ad avere una strada intitolata ad un fascista mai pentito, dovremmo ritrovarci anche con una strada intitolata a Bettino Craxi? Ma che ce state a pija per culo???


La foto, presa da Wikipedia, è ora di pubblico dominio poiché il suo copyright è scaduto. La canzone a cui rimanda il link su Bettino Craxi (non ve ne eravate accorti? Distrattoni!!!) è dei Contromano e si intitola "Oggi maiale, domani prosciutto". Riprodurla non costituisce reato perché, come loro stessi affermano: "A noi dei diritti d'autore non ce ne frega un cazzo!!!! Scaricatevi le nostre canzoni, masterizzatele, distribuitele, regalatele!!!!! Tanto sui 40 sacchi che pagate per un CD l'etichetta se ne prende 39.500 e 500 lire vanno all'autore!!!!".

lunedì 26 maggio 2008

Ogni tanto ci vuole una sana risata





Madonna mia. Sto ascoltando alla televisione un programma dove Luxuria e Gasparri si scontrano sulla situazione sociale italiana, partendo dall'aggressione del Pigneto. Contemporaneamente sto leggendo i siti di informazione (se così li vogliamo chiamare), che riportano come notizia del giorno le perentorie richieste della Cei al governo. Gay pride negati, strade intitolate ad Almirante, Fanfani e Berlinguer. Migranti aggrediti, gay accoltellati da madri e padri, risse, ingerenze e, ciò che è peggio, i commenti e le dichiarazioni che girano intorno a tutto questo. Non so se ridere o piangere. La verità è che ogni notizia mi manda il sangue al cervello, come la dichiarazione di Gasparri sul gay pride che tuona dicendo che una manifestazione seria non ha bisogno di tanto clamore o colore carnevalesco e che quel carosello diventa francamente offensivo. Invece la pagliacciata inscenata un mese fa dalle persone che sono andate al Campidoglio sventolando bandiere con croci uncinate e inneggiando con le mani alzate? A mezzo metro dal ghetto ebraico? Quello non era offensivo? Eppure Gasparri in quell'occasione si è affacciato alla finestra sventolando una bandiera tricolore quasi a dire "I campioni dell'Italia siamo noi". Forse perché l'investitura di un nuovo sindaco non è una manifestazione seria!!
Ma tanto ormai è così. Da tempo sostengo che non ci si può far avvelenare la vita da fascisti, preti, papi, stupidi, quadristi e simili amenità. A tal proposito ho una storia carina da raccontare.
Nelle scorse settimane Roma è stata tappezzata da curiosi poster con la sagoma di Gandhi e con sotto la scritta: "L'aborto non è un diritto. La vita sì".
Ogni volta che li guardavo, a parte la normale indignazione, mi saliva il sangue al cervello per il dover sopportare di condividere la mia esistenza con tanta idiozia. Questo fino alla settimana scorsa quando, tornando dal dentista, ho notato a Santa Maria Maggiore uno di questi poster con un cartello attaccato sopra. Sono andata li vicino e ho letto: "L'aborto è un diritto sancito dalla legge. Se vi pesco di nuovo ad attaccare questi manifesti davanti alla scuola scendo e vi prendo a calci nel culo"!!!
Da allora quando vedo quei poster mi viene da ridere ...

domenica 25 maggio 2008

Non tutto il male vien per nuocere?









Ammetto di essere stata spudoratamente di parte e di aver esortato tutti a votare Rutelli come sindaco di Roma. L'ho fatto anche se ero poco convinta, e oggi penso che la sua candidatura abbia rappresentato uno dei più spettacolari autogoal del centrosinistra.
Però vorrei chiedere a tutti quelli che non l'hanno votato quanto si sentano soddisfatti della situazione attuale.
Ora non solo ci ritroviamo Alemanno come sindaco (e i taxi che se la comandano per tutta la città, ignorando ormai impunitamente anche le più blindate isole pedonali).
Ci ritroviamo pure Rutelli come presidente del Copasir, cioé del comitato bicamerale per la sicurezza della repubblica (in pratica come presidente della Commissione dei servizi segreti). Cosa pensavate, che dopo Bertinotti saremmo riusciti a levarci dalle palle pure cicciobello? Le epurazioni non funzionano quasi mai.
Ma, dico io, non era meno dannoso lasciarlo giocare per cinque anni a Monopoli con i tram e le concessioni dei parcheggi?

Pigneto, città aperta



Migranti. Questo è il termine che da anni la cooperazione internazionale suggerisce e adotta per indicare le persone che si muovono da una zona del mondo ad un'altra. Migrante indica chi viene, ma anche chi parte, e più in generale suggerisce un flusso di spostamento che riguarda il globo intero. Adottando questo termine si annullano le accezioni dispregiative, fallimentari o anacronostiche che ormai accompagnano altri due termini: immigrato ed emigrante.
In Italia il duro lavoro di anni dei cooperanti e degli antropologi sembra essere stato spazzato via in soli due mesi di campagna elettorale.
Ora da noi ci sono solo gli immigrati, siano essi comunitari o extracomunitari, legali o clandestini. Stiamo parlando solo di persone che vengono da Paesi più poveri. Ad esempio un americano non è mai consideratoun immigrato.

Ieri pomeriggio al Pigneto c'è stato un raid contro gli immigrati. Un raid in piena regola: venti ragazzotti dal volto coperto (da foulard con svastiche disegnate sopra), capitanati da un uomo sulla quarantina, si sono intrufolati per le vie del quartiere e hanno devastato due alimentari, un bar, un call center, un portone e un ragazzo. Erano armati con spranghe e palanche di legno. Sono stati veloci, cattivi e piuttosto silenziosi. pare che le forze dell'ordine, anche se chiamate, non siano mai arrivate. Oggi esce fuori che due o tre dei posti devastati erano luoghi piuttosto discussi. Luoghi di aggregazione per spacciatori, drogati e delinquenti vari. Dice un anonimo sul sito del Pigneto: "In via macerata e' stato colpito il punto e il portone di cui TUTTi si lamentavano". Un altro, sempre anonimo, risponde che il ragazzo della lavanderia invece è una persona deliziosa, tesi sulla quali si trovano tutti d'accordo e di lui infatti non si discute più.

Io non credo che il raid del Pigneto sia una conseguenza diretta del malessere degli abitanti. In quella parte di Roma ci sono molti quartieri multietnici, anche più del Pigneto, ad esempio Centocelle, Tor Pignattara e il Prenestino. In tutti questi luoghi ci sono attività aperte da migranti, posti carini, kebab o bar malfamati. In tutti questi quartieri ci sono dei problemi (come in tutti i quartieri di tutte le città). In tutti i quartieri i vigili prendono delle mazzette per far finta di niente.

Il Pigneto non è stato colpito a caso e, a quanto si dice, non è stato colpito da abitanti del Pigneto. Questo quartiere è una delle zone più radical chic della città. Le case hanno raggiunto dei prezzi piuttosto alti, sicuramente molto più alti delle zone circostanti. Il Pigneto si propone come un'alternativa al centro, con locali particolari, non carissimi e molto fruibili. Il Pigneto è una piazza popolare che conserva una forte identità, di sinistra.
Una delle cose che più mi colpisce quando ci passo è proprio l'integrazione con i migranti e la presenza di quelle bottegucce tipiche delle città europee, dove si vende un po' di tutto: dai giornali alle banane, dai casalinghi ai gelati. Bottegucce gestite normalmente da migranti centro-asiatici. Come a Bruxelles, Parigi, Amsterdam.

Ora mi vogliono raccontare che hanno attaccato il Pigneto perché stufi del disordine? Attaccando i luoghi più malfamati della zona (ma solo quelli gestiti da extracomunitari) speravano forse di non sollevare gli animi del rione? E perché quelli del Pigneto e non quelli di un altro posto, magari più misto, magari con un'identità meno forte, magari meno ricco o meno di sinistra?

Sollevati questi dubbi sottolineo che, qualunque sia stata la molla e la dinamica, il Pigneto ha reagito prontamente contro gli sceriffi che si fanno giustizia da soli. Sono state già organizzate assemblee cittadine e manifestazioni (mi sembra ce ne sia una domani alle 18.00).
Ammesso (assolutamente non concesso) che sia stata fatta giustizia di qualche cosa, non è certo questo il modo. Altrimenti ora prendo un'accetta e vado a sfondare i tavolini di tutto il centro (abusivi, accentratori di casino e di malavitosi, tollerati dai vigili in cambio di mazzette). Anche se, contrariamente a quanto avvenuto al Pigneto, sono sicura che in questo caso il 113 manderebbe qualcuno a sedare gli animi ...


venerdì 23 maggio 2008

Matera capoeira ra ra ra




Lo so che ormai questo blog ha preso tutta un'altra piega, però è nato per gli sfoghi e ora ho un po' bisogno di sfogarmi. Questo fine settimana ci sarà uno stage di capoeira a Matera e io ci volevo andare ... invece non posso ... uffa (pesto i piedi)!!! Stasera c'era l'organizzazione per la trasferta e un bel gruppetto dei miei ci andrà, quindi rosico ancora di più. Sarebbe bello partire con Mery, Giulietta, Marco, Biro, Maria, Cesarione e Fifì. Gli stages fuori Roma sono particolarmente divertenti, ci si trova in situazioni carine e accoglienti, di quelle che ti rimettono in pace con il mondo. Persone mai viste e conosciute che ti ospitano in casa loro, maestri brasiliani che fanno lezioni nuove e divertenti, notti passate con il sacco a pelo in palestra tutti quanti insieme. Situazioni che vivo con grande allegria, perché è come se mi sia stata data una seconda possibilità (e già la prima era stata soddisfacente), ma anche perché mi piace sempre stare in mezzo a tanta gente. Inoltre mi piace sempre condividere esperienze diverse con i miei capoeristi, persone che fanno parte della mia vita, che vedo regolarmente almeno due volte a settimana, molte delle quali hanno da tempo varcato il confine che divide i conoscenti dagli amici. I ragazzi della capoeira (detto così sembra un po' uno sceneggiato televisivo di quart'ordine) sono una delle mie vite parallele. Quando i miei mondi si contaminano mi sembra di godere sul serio della vita. Insomma ... ci volevo proprio andare e mo sto rosicando. Vorrà dire che alcuni degli amici che mi leggono (ad esempio Cecilia ed Elis) e un paio di blogger di mia conoscenza (tipo Marieta e Gibilix) mi dovranno portare a bere qualcosa sabato sera per non farmici pensare. Axé pra todos

Sono stata a lungo indecisa sulla foto da mettere, perché Mjrka è proprio bravo e ne ha scattate tante, però spesso ha immortalato grandi acrobazie di gente che mi sta poco simpatica e smorfie strane degli amici. Le foto troppo leccate sulla capoeira non mi piacciono, perché nella mia idea della mia disciplina (tutto mio ... ma il blog di chi è?) c'è sudore e puzza di piedi. Alla fine ho optato per una foto non acrobatica, ma sincera perché, essendo una vera pippa, la musica è la parte che preferisco ^__^
La colonna sonora suggerita (che ora non trovo sul computer) è Meia Lua Inteira (canzone che spiega anche il titolo del post). Non fa parte della musica capoeristica, bensì di un album di Caetano Veloso di nome Estrangeiro. La canzone, apparentemente senza senso, è stata scritta per Caetano da Carlinhos Brown

martedì 20 maggio 2008

Piove, governo ladro

Sarà un caso, ma da quando Berlusconi è andato al governo piove continuamente. Dicono che è un effetto del global warming. Però, quando al governo c'era il centrosinistra, il riscaldamento globale aveva fatto sparire il freddo, mentre adesso a sparire è stata la primavera. D'altronde, si sa, la primavera è rossa. E l'Italia non vuole mica il sol dell'avvenir ...
Sarà sicuramente un caso, un'ironia della sorte, ma da quando Alemanno è diventato sindaco di Roma in questa città non fa altro che piovere. E fa pure freddo.
Di certo avranno di che lamentarsi tutti quei ristoratori che sotto casa mia hanno fatto comparire schiere di tavolini, che nemmeno i funghi spuntano così velocemente. Ma i funghi con la pioggia crescono, mentre i tavolini rimangono vuoti (eh eh).
D'altronde non c'erano mai stati tanti tavolini qua sotto. Non era una mia paranoia del giorno dopo. E non era nemmeno la primavera (che non arriva manco se la paghi). Ho fatto un rapido sondaggio e ho scoperto che la fioritura dei tavolini ha varie cause. Alcuni sono stati autorizzati in seguito ai nuovi interventi sulla piazza. Altri sono stati messi perché se no sfiguravano con quelli della piazza (attiravano meno turisti). Altri ancora stanno approfittando del passaggio delle consegne, in cui i vigili chiudono un occhio.
Effettivamente di vigili negli ultimi tempi non se ne vede nemmeno l'ombra.
Ma avranno altro da fare. Eh già ... tutta la nuova giunta ha altro da fare. Ad esempio pensare come mantenere la promessa di ritorno all'italianità senza risultare eccessivamente xenofobi.
In attesa di capire come cacciare rom, romeni e immigrati vari, Alemanno ha pensato bene di cambiare il menù delle mense scolastiche. Non tutto quanto il menù, ovviamente. No, Alemanno vuole assolutamente abolire i menù etnici, cioè un pasto al mese in cui ai bambini vengono proposti piatti tipici di altri luoghi, con un particolare riguardo alle cucine di coloro che più sono presenti nelle nostre scuole (Filippini, Romeni e via dicendo) . Ovviamente, come succede sempre nelle mense, c'è un menù alternativo per quelli che non gradiscono il piatto del giorno (pasta in bianco e prosciutto cotto ... detto anche il menù del malatino). Il nuovo assessore alla Scuola, Laura Marsilio, propone di sostituire i menù etnici con piatti tipici della tradizione regionale e di cucina mediterranea. Cosa che già si fa da tempo se si parla della riscoperta dei piatti regionali. Cosa che si fa tutti i giorni se si parla di cucina mediterranea.
Comunque questa cosa, per ridicola che sia, non è altro che la punta di un iceberg. La proposta più grave è quella di mettere uno stop all´invadenza degli alunni stranieri in quelle classi dove gli italiani rischiano di diventare minoranza. Cazzo, ma stanno parlando di bambini??!!
A questo punto mi mancano davvero le parole.
Forse non è per un caso che tutta questa pioggia cade continuamente e prepotentemente dal cielo. Forse è la natura che cerca di pulire il Paese intero da questa sporcizia.
Io però, fossi in lei, tenterei con i fulmini .....

lunedì 19 maggio 2008

Parenti di serie B

No, questo non è un post calcistico. Per prima cosa non mi intendo abbastanza di calcio per parlarne. Inoltre sono romanista, quindi questa non sarebbe decisamente la giornata adatta!!!

Questo post parla invece di diritto di famiglia.
Io non sono sposata. Vivo con Federico da 10 anni. Abbiamo una figlia di quasi 9 anni, un unico (esiguo) conto in banca, una macchina scalcagnata, una casa, 4 computer, un gatto e un letto a due piazze.
Fin'ora siamo stati bene così. Finché mio padre, 65 anni, non ha deciso di sposarsi.
Mentre lui mi parlava di tutele, donazioni e testamenti (discorsi che seguivo con lo stesso intorpidimento delle lezioni di storia quando andavo a scuola) mi sono ricordata di una notizia dello scorso anno, in cui la Bindi (allora ministro per le Politiche per la Famiglia) denunciava alcune conseguenze delle leggi ora in vigore. Mi sono informata qua e là è ho scoperto un po' di cose.
Un figlio nato fuori dal matrimonio (detto figlio naturale perché illegittimo o bastardo pareva brutto), quando viene riconosciuto da entrambi i genitori, gode effettivamente degli stessi identici diritti di uno nato del matrimonio (che si dice invece legittimo, per distinguerlo dal precedente). Questo però vale solamente rispetto ai genitori, mentre tutti gli altri parenti non sono ugualmente riconosciuti come tali.
Due figli nati dagli stessi genitori non sposati non sono considerati fratelli (o sorelle). Rispetto agli zii e ai nonni i figli naturali non hanno gli stessi diritti dei figli legittimi.
Quindi, in caso di decesso di entrambi i genitori, un figlio naturale potrebbe essere messo nel circolo dell'adozione, invece che affidato ai parenti. Cosa che poi non succede perché anche in Italia c'è della gente ragionevole e la tutela sui minori è abbastanza buona.
Tuttavia un figlio naturale non è un erede diretto dei nonni, quindi in caso di scomparsa prematura del genitore (mi sto grattando), non avrebbe diritto all'intera parte di eredità.
Non so se l'ho espresso molto chiaramente ... il concetto è questo: se io schiatto prima di mio padre (grattatevi anche voi per favore), alla sua dipartita la nuova moglie potrebbe accampare dei diritti su quella che sarebbe stata la mia eredità, che non passerebbe interamente a mia figlia, ma solo in parte. Tuttavia ... basta sposarsi per cambiare tutto e riportare il pargolo nella sua legittimità ...

La Bindi aveva presentato un disegno di legge per cambiare lo stato delle cose, ma a quanto pare, il tutto è andato troppo a ridosso della caduta di Prodi ed è stato successivamente insabbiato. Insomma questa legge ce l'abbiamo e ce la teniamo, perché ora come ora nessuno ha intenzione di cambiarla.

A questo punto noi abbiamo optato per il grande passo, sperando che questo non porti scompiglio nella famiglia, che, lasciatemelo dire, è proprio una famiglia carina.

Però un po' mi rode il culo. Io pensavo di vivere in un Paese se non proprio civile almeno in via di civilizzazione. E invece? Niente ... non si può nemmeno essere more uxorio e stare tranquilli.
Adesso mi chiedo ... non uscirà fuori qualche legge per cui mi dovrò battezzare, abbonare al digitale terrestre o qualcosa del genere?

venerdì 16 maggio 2008

Un'ipotesi non necessaria





Un'ipotesi non necessaria.
Questa è stata la lapidaria risposta di Lagrange (mi pare proprio che fosse lui) quando, presentando uno studio sul problema dei tre corpi, gli si chiese dove avesse dimenticato Dio.
E' proprio così, nella scienza moderna Dio è un'ipotesi non necessaria e questo per la chiesa è sempre stato uno scacco tremendo.
La cosmogonia procede senza dover tirare in ballo creatori divini.
Il sistema tolemaico (geocentrico) è stato soppiantato da tempo da un più funzionale sistema copernicano (eliocentrico). Tutto il sapere guadagnato dall'astronomia e dall'astrofisica fa perdere credibilità al modello religioso della Chiesa cattolica. Più dello stesso evoluzionismo di Darwin.
Forse perché Dio viene pensato in cielo e proprio chi guarda il cielo scopre che Dio potrebbe esserci o non esserci, ma resta comunque un'ipotesi non necessaria.

Il Vaticano però non si arrende facilmente. E padre Josè Gabriel Funes, direttore della Specola, arriva a mettere bocca là, dove nessuno è mai giunto prima. Tre giorni fa (ebbene sì, sono tre giorni che questo post è in gestazione) leggo il seguente titolo su Repubblica.it: "Possibile credere in Dio e negli extraterrestri".
La notizia è che padre Funes ha rilasciato un'intervista all'Osservatore Romano (della serie si faccia una domanda e si dia una risposta) sulla compatibilità dell'esistenza di Dio con la possibilità di vite extraterrestri.
"Come esiste una molteplicità di creature sulla terra, così potrebbero esserci altri esseri, anche intelligenti, creati da Dio. Questo non contrasta con la nostra fede, perché non possiamo porre limiti alla libertà creatrice di Dio", dichiara Funes.

Vorrei tralasciare l'opportunità di mettere bocca su questa questione da parte della chiesa. Da sempre il Vaticano ritiene di dover mettere bocca su tutto, soprattutto laddove sembra esserci qualche incongruenza con le sacre scritture.

Che esistano delle forme di vita extraterrestri in realtà è praticamente una certezza per chiunque non sia completamente digiuno di scienza.
Mettiamoci nella condizione di fare ipotesi molto ristrette:
- l'unica forma di vita possibile è quella basata sul ciclo del carbonio;
- le forme di vita si possono sviluppare solo su pianeti con condizioni simili alla terra (classe M per gli appassionati di Star Trek);
- i pianeti di questo tipo si trovano esclusivamente vicino a stelle con caratteristiche uguali a quelle del sole;
- le stelle di questo tipo sono rare nell'universo;
- la vita, a parità di condizioni iniziali, si sviluppa solo su un pianeta ogni tot (un tot grande).
Ecco qua, pur complicandosi l'esistenza a dismisura con ipotesi pessimistiche, abbiamo che delle forme di vita potrebbero essersi sviluppate in centinaia di migliaia di posti nell'universo.
Quindi gli extraterrestri plausibilmente esistono e sono tanti.
La chiesa non poteva far finta di nulla.

Ma come la mettiamo con il fare l'uomo a propria immagine e somiglianza? Sono tutti uguali a noi? E con il Peccato Originale? E con la Redenzione di Cristo?
Padre Funes è pronto a rispondere: "Se anche esistessero altri esseri intelligenti, non è detto che essi debbano aver bisogno della redenzione. Potrebbero essere rimasti nell'amicizia piena con il loro Creatore".
Niente cacciata dal Paradiso Terrestre per loro, dunque. Ma questo non li farebbe migliori di noi? No, perché noi abbiamo avuto Gesù (Funes è un padre gesuita, ndr).
"Gesù si è incarnato una volta per tutte. L'incarnazione è un evento unico e irripetibile. Comunque sono sicuro che anche loro, in qualche modo, avrebbero la possibilità di godere della misericordia di Dio, così come è stato per noi uomini".
Ovviamente nessuno si chiede perché Dio avrebbe dovuto fare la vita sparsa qua e là nello spazio. Ma visto che nessuno si chiede perché un essere onnipotente e giusto avrebbe fatto errori così clamorosi com'è successo su questo pianeta , almeno su questo non ci trovo grandi incongruenze.
D'altronde io non sono cattolica, non sono nemmeno stata battezzata, e poi sono un po' lenta ... quindi magari certe cose non le capisco.

Non devo essere l'unica però, perché a quanto dice Funes "Molti astronomi non perdono occasione per fare pubblica professione di ateismo [... ] è un po' un mito ritenere che l'astronomia favorisca una visione atea del mondo. Mi sembra - aggiunge poi - che proprio chi lavora alla Specola offra la testimonianza migliore di come sia possibile credere in Dio e fare scienza in modo serio".

E qui mi si affaccia una nuova curiosità. Un po' più intellettuale. La serietà della scienza cattolica. Per carità, non metto in dubbio che sul lato tecnico ci siano persone scrupolosissime, votate al sacrificio che sappiano raccogliere ed elaborare dati come pochi altri al mondo. Ne credo che in Vaticano manchino intelletti raffinati. Né i mezzi per dei macchinari all'avanguardia o gli spazi per laboratori particolarmente moderni.
Tuttavia ... sono sempre stata convinta che la scienza nasca dall'umano desiderio di rispondere a delle risposte e di trovare una verità. Questi istinti, propri della nostra specie (almeno su questo pianeta di classe M), sono alla base della curiosità e della sete di conoscenza.
Nel paradigma scientifico una teoria è valida finché non compare un dato (uno solo) che la mette in discussione. Per semplificare le cose si mettono in gioco solo le variabili ritenute necessarie, incrementando e procedendo per tentativi. Non dovrebbe succedere che, se un dato non torna, si insabbia il dato, invece di rivedere le proprie convinzioni e di cercare da capo una nuova teoria.

In tutto ciò io ci vedo dei conflitti di interessi notevoli...

Ma forse sto andando troppo in là. In fondo il buon padre Funes ha parlato solo di extraterrestri, argomento molto più popolare di stringhe cosmiche e quanti.

E poi ora che non li possono più mettere al rogo, qualcosa bisognerà pur farci con questi scienziati ... speriamo non piazzino gli obiettori di coscienza pure da quelle parti!!!

mercoledì 14 maggio 2008

Le cose che non si possono dire (parte 2)

Uffa ... non c'è stato niente da fare. Stamattina dovevo davvero fare mille cose, ma da quando ho scritto il post omeopatico mi sono rifugiata nel mondo dei blog e non sono riuscita ad uscirne. Provo con un nuovo post, magari poi riesco a rilassarmi e a tornare nel mondo per fare tutte quelle noiose e faticose commissioni.
Stavo riflettendo di nuovo su tutte quelle cose che non si possono dire, perché ci fai la figura dello scemo. I gusti condivisi stranamente non diventano luoghi comuni. E non importa quanto puoi argomentare con intelligenza il tuo punto di vista, rimani uno a cui mancano proprio i fondamentali.
Una cosa che mi manda ai matti, e che i miei amici mi rinfacciano spesso, è che a me non piace viaggiare. Me lo rinfacciano perché i miei amici sono tutti dei viaggiatori nati. Alcuni sono viaggiatori non banali, cioè non sono di quelli che viaggiano appena possono perché gli piace tanto viaggiare. Hanno proprio basato la loro vita sul viaggiare e non fanno che salire da un aereo all'altro per andare a vedere, lavorare e vivere in posti ai quattro angoli del pianeta.
Questo per me dimostrerebbe che non sono affatto razzista con chi ha dei gusti diversi. E pretenderei una certa reciprocità.
Ma nessuno la pensa così ... tutti mi prendono per matta perché quando mi si propone un viaggio io non impazzisco, non mi sbrodolo addosso e non penso che sarebbe assolutamente meraviglioso.
Sia ben chiaro, quando dico che non mi piace viaggiare non sto dicendo che mi fa schifo. Assolutamente. Solo che non lo trovo uno dei piaceri della vita.
Se state pensando che sono una persona poco curiosa sbagliate. Sono una vera bertuccia. E mi incuriosiscono anche posti, usi e costumi diversi.
Ascolto attentamente i racconti di viaggio. Mi sorbetto ore di foto con entusiastica euforia. Vado su Internet per scoprire una certa usanza o una certa particolarità.
Però viaggiare non fa parte dei miei interessi principali, ne delle mie speranze per il futuro.
Per prima cosa io quando viaggio raramente mi diverto. Quando sono in un posto nuovo di solito cado in un mood che può essere di due tipi: assimilativo o tendente alla sopravvivenza.
Nel tipo assimilativo sono completamente attonita e proiettata sull'esterno. Guardo, annuso, osservo, ascolto. Insomma registro. Nel mood tendente alla sopravvivenza sono tesa come una corda di violino, aspettando di tornare a una normalità in cui la corda si potrà sciogliere e quella presunta invulnerabilità (costituita da respiro corto e muscoli irrigiditi) non avrà bisogno di esistere. A volte i due mood coabitano, ma con percentuali differenti.
La mia felicità, i miei gusti e le mie riflessioni arrivano dopo, quando, tornata in un ambiente familiare, alla registrazione (acquisizione dei contenuti) e alla successiva rielaborazione inconscia dell'esperienza, fanno seguito i primi risultati, che compaiono così, a cazzo, quando gli pare. Capita dunque che mentre sto facendo un'altra cosa mi torni in mente l'atmosfera di un certo posto e che questa venga associata ad una sensazione.

Quello che mi da proprio fastidio in realtà è lo spostamento. Io non concepisco gli spostamenti veloci, ne quelli lunghi.
Degli spostamenti veloci ho paura. Devo avere un qualche problema di equilibrio o di labirinto. Ogni volta che percepisco un'accelerazione (sia essa rettilinea o centripeta) entro in ansia. E quasi mai riesco a rielaborare l'ansia perché diventi un divertimento. Questo fa di me una persona da non portare con voi al luna park (vi vomiterei addosso sul primo tagadà).
L'aliscafo mi mette a disagio e vi dirò che non mi fa stare tranquilla neanche il tgv (quello da Marsiglia a Parigi che piotta talmente tanto che manco puoi guardare fuori dal finestrino sennò ti gira la testa) . Chiunque corra in macchina ha il mio sguardo torvo di disapprovazione.
L'aereo poi, oltre ad andare troppo veloce, è anche il perfetto contenitore di tutte le mie banali paure: paura di abbandonarsi, paura di non avere il controllo, paura di stare in un posto chiuso, paura di avere troppa gente intorno, paura di un attacco di panico. Quindi oltre a farmi paura mi fa sentire pure deficiente e va da se che non lo prendo se non ci sono proprio costretta.
Restano i treni, le navi e gli autisti tranquilli. Ma qui subentra l'insopportazione ai tragitti lunghi. In macchina resisto circa mezz'ora (sempre che non mi venga il mal d'auto), arrivo a un'ora se mi fate cantare a squarciagola o mi coinvolgete in qualche gioco appassionante. Dopodiché divento tipo Ciuchino in Srech II: "Siamo arrivati? Quanto manca? E adesso siamo arrivati?". Alla fine mi rinchiudo in un malumore rancoroso e silenzioso, in cui guardo tutti i cartelli, il contachilometri e l'orologio e faccio calcoli continui su quanto tempo dovrà passare prima di sgranchirmi le gambe che mi stanno formicolando (ogni tanto caccio anche un lamento). In treno e in nave posso camminare, quindi la cosa migliora notevolmente, ma prima o poi finisco per sentirmi prigioniera ovunque e do di matto oppure mi addormento.
Una bella rompicoglioni, no? Lo ammetto ... non deve essere allegro viaggiare con me. Ma, siccome poi nella vita tanto rompicoglioni non sono, tutti i miei amici hanno questo sogno. Quello di portare a farmi un bel viaggio perché qui o li ci divertiremmo come matti. Perché gli piacerebbe farmi vedere quello o fare con me quell'altro.

E la domenica mai nessuno che abbia voglia di vedere con me una mostra. "Sai - mi dicono - la fila mi stressa". Oppure "non ce la faccio a stare in piedi tutto quel tempo in mezzo a tutta quella gente"!
Però quando gli dici che non ti piace viaggiare ...

p.s.
Prima che Fabrizio faccia l'obiezione a questo post, devo mettere una grande eccezione: io adoro andare in barca a vela e la bolina per me è l'unica vertigine tollerabile su un mezzo. Questa non è davvero un'eccezione, perché la barca a vela (quando si è bene accompagnati) costituisce da subito un ambiente familiare. Quello che non sopporto in quel caso è scendere, cosa che faccio solo sotto minaccia di morire di fame o di un blocco intestinale ...

Atropa belladonna (post frettoloso sull'omeopatia, strappato a una giornata intensa)

L'omeopatia è una medicina o una leggenda per la gente ignorante? Questa domanda si riaffaccia per l'ennesima volta sulle nostre cronache, dopo l'episodio della ragazza diabetica morta a Firenze in seguito alla sospensione dell'insulina, scelta suggerita da un'omeopata di Torino.
E' da tempo che volevo mettere un bel post sull'omeopatia e su tutte le chiacchiere che la circondano e ora mi si serve l'occasione su un piatto d'argento. L'idea mi era balenata in testa guardando (o meglio ascoltando, perché io la tv la guardo poco e la ascolto molto) una puntata di Report sui medicinali e sugli impicci delle case farmaceutiche.
Dal sondaggio del Corriere.it esce fuori che gli italiani (almeno i lettori del sito) non si fidano affatto dell'omeopatia. Personalmente mi è successo più volte di incappare in persone che affermavano di non crederci. La cosa divertente è che i discorsi migliori sull'omeopatia li ho fatti proprio con dei medici allopatici (la medicina non omeopatica si chiama allopatica) e che la maggior parte di loro ha un punto di vista (positivo) ben più illuminato di quei fricchettoni che si affidano alle medicine alternative anima e corpo.
Come scrive giustamente Luigi Ripamonti sul Corriere (ammetto però di aver letto solo le prime righe perché oggi non ho tempo e sto strappando a tutto il resto lo spazio per scrivere questo post ... e me ne pentirò ...) l'importante è non vivere le medicine come religioni. Chi si affida ad una medicina come a una setta è in pericolo già al punto di partenza.
Io mi curo con l'omeopatia da quando avevo 16 anni, in seguito a manifestazioni allergiche scatenate da alcuni medicinali. Curo mia figlia con l'omeopatia da quando è nata e sia su di me che su di lei ho sempre ottenuto ottimi risultati.
Questo non vuol dire che credo alla medicina omeopatica, ma io non credo nemmeno in quella allopatica!!!
Ritengo che la medicina, nel suo complesso, non sia una scienza esatta. Non mi affido mani e piedi a nessun essere umano, sia esso un medico o un santone. Ma se un medico lo ascolto e lo seguo, questo non succede con un santone.
L'unica volta che mi sono affidata ad un'omeopata non laureata in medicina, che aveva una visione integralista dell'omeopatia, sono scappata a gambe levate. Non perché non fosse brava, vi dirò che ci ha preso piuttosto bene con le cure che mi ha dato. Tuttavia quando mi ha criticato aspramente per una tachipirina presa con la febbre a 40 ho sentito che non potevo avere rapporti con una persona del genere.
Io preferisco che anche il medico a cui mi rivolgo non sia un integralista e rispetto sempre la pediatra di Alice o la mia ginecologa (entrambe omeopate) che mi consigliano o prescrivono antibiotici e antidolorifici seguendo una (rara) qualità umana che si chiama intelligenza.
Avendo una predisposizione analitica e scientifica, mi sono posta il dubbio più di una volta sulla serietà della medicina omeopatica. Io semplicemente non capisco come e perché funziona, però funziona e tanto mi basta. Mi sono fatta passare una tonsillite a placche (quindi batterica) con la febbre a 39 in 18 ore solo con belladonna e mercurius (tenendo l'antibiotico sul comodino in caso non funzionasse). Mi sono fatta passare le verruche sotto ai piedi. Mi sono fatta sparire delle stimmate di allergia sulle mani senza toccare il cortisone.
Funziona. L'omeopatia non mi ha mai tradita. O meglio, le dottoresse e i dottori intelligenti con i quali ho avuto a che fare non mi hanno mai tradita.
Lo stesso vale per mia figlia. Ha preso l'antibiotico solo una volta in 8 anni e mezzo e la tachipirina una decina di volte. Questo mi sembra già un ottimo risultato.
Effetto placebo? Chi se ne frega ... ben venga. Sta di fatto che nessuna malattia curata omeopaticamente mi è poi tornata. Quindi, anche se fosse stato il potere della suggestione, il malessere mi è passato con delle semplici palline di zucchero e dell'acqua, senza compromettere nient'altro.
Se potessi curarmi con delle parole o degli odori lo farei sicuramente. Perché no?
L'effetto placebo è alla base di tutte le medicine. E questo me lo hanno spiegato dei medici allopatici (più d'uno). La maggior parte dei medicinali che ci prescrivono sono dei semplici sintomatici. Questo vuol dire che rimuovono un sintomo, ma che non toccano la vera causa del dolore o della malattia. Però si guarisce lo stesso, anche solo prendendo dei sintomatici. Sono stata convinta per anni che il paracetamolo potesse curarmi il mal di denti o il mal di testa, invece levava solo il dolore. Però, passato l'effetto, il mal di denti o il mal di testa, non tornava più.
L'omeopatia ha portato risultati su neonati, animali e piante. E se fosse anche solo il potere della mente, spalancherebbe la mia curiosità proprio su questo potere.

Non dico tutto questo perché voglio convertire la gente all'omeopatia. Penso che sia una mano santa per molte cose, ma ognuno reagisce ai problemi a modo suo. Non posso chiedervi di provare.
Posso però chiedere a tutti di evitare le crociate contro l'omeopatia.
Il caso di Firenze è tremendo. Però ogni giorno muore qualcuno per un errore medico (sono esseri umani anche loro, una valutazione sbagliata può capitare a chiunque). Inoltre di ciarlatani che sfruttano le paure della gente se ne trovano a bizzeffe.
La crociata contro l'omeopatia non farebbe che favorire l'ignoranza e quindi la ciarlataneria. Con conseguenze piuttosto spiacevoli.
Penso sempre che sia meglio investire nella conoscenza.
Infine ...
I rimedi omeopatici sono utilizzati in tutto il mondo e rappresentano spesso un aiuto in tutti quei posti dove i medicinali costano troppo o non arrivano.
I medicinali omeopatici sono a prezzo fisso e non sono costosi.
I medicinali omeopatici fanno concorrenza alle grandi case farmaceutiche.
E su questo credo ci sia da riflettere ....

Cose inquietanti

In giro per i giornali ci sono cose che mi inquietano .... tipo
Il commissario rom a Roma
La Carfagna che difende la 194
Un faccione ottimista
... ne vogliamo riparlare???

domenica 11 maggio 2008

Le cose che non si possono dire (parte 1)

Ci sono delle cose che non si possono dire. Perché socialmente non si possono accettare. Non importa se queste cose non dicono molto sulle tue idee. Non importa se sei dispostissimo ad accettare che gli altri la pensino diversamente. Soprattutto, non importa se queste cose fanno di te una persona originale e un po' fuori dagli schemi. Ci sono delle cose che non si possono dire perché se le dici gli altri ti guardano come se ti mancassero i fondamentali.
Credo che ognuno di noi abbia di queste particolarità di cui non si può parlare. E, badate bene, non intendo idee politiche o sociali, ma solo gusti personali su cose frivole.
Io ad esempio detesto i documentari. Non li posso proprio vedere. Li trovo francamente insopportabili. Ma questa cosa è inaccettabile. Pare non combaci con il mio spirito scientifico!!!
Io invece i documentari non li sopporto. Non sono una mammoletta, ma i documentari per me sono inguardabili. Non tutti ovviamente. Solo quelli classici con gli animali.
Nei documentari ti fanno vedere un qualunque animaletto simpatico e le sue abitudini nel suo habitat originale. Te lo mostrano per 5-7 minuti, non di più, ma quel che tanto basta per farti interessare. A un certo punto arriva sempre un cazzo di leone che, dopo un po' di appostamenti (nei quali speri che questo animaletto, per una volta, ce la faccia), si sbrana il protagonista di turno. Ci sono delle variazioni certo ... la maggior parte delle volte è un leone (o meglio, una leonessa, perché i leoni pare non facciano nulla se non stare li a girarsi i pollici uncinati e aspettare che le leonesse gli portino da mangiare), però può essere una tigre, una pantera o qualsiasi altro fottutissimo felino un po' più grande del mio micio.
Tutte le abitudini dell'animaletto precedente, come accennavo, prendevano in totale pochi minuti, ma lo sbranamento, a varie fasi, prende un bel po' di tempo. Soprattutto il momento in cui l'animaletto soccombe, che viene ripetuto a rallenty e ripreso da varie angolazioni.
Ti stanno sulle palle i felini, direte voi. Invece no. Sono bellissimi. Poi ti fanno vedere le leonesse che accudiscono i cuccioli e tutte le loro abitudini (sempre per 5, massimo 10 minuti). I cuccioli sono proprio carini e quando cominci a sorridere e stai finalmente rimuovendo lo sgozzamento dell'animaletto, eccola là che arriva qualche stronzo serpentello e t'ammazza il cucciolo più simpatico. Non il leone che sta li a fare un cazzo e che sta spolpando i resti di una giraffina adorabile. No ... il serpente ammazza il cucciolo che muore dilaniato dal dolore. Ma a sua volta il serpente soffrirà perché qualche stupido pennuto si mangerà le sue uova e così via ... tutto un muori-muori-ammazza-ammazza.
Ora ... i leoni, che Dio li benedica, pare mangino una volta a settimana o giù di lì. E allora perché nei documentari ti fanno vedere 3 minuti di gioco con i piccoli, due minuti il leone che ha fame e mezzo minuto di accoppiamento (i corteggiamenti no, te li fanno vedere un po' di più ... ma qualcuno viene sempre ammazzato anche in quel frangente)? E perché le morti e gli sgozzamenti prendono i restanti 29 minuti?
Che fanno 'sti leoni il resto del tempo? Dormono, mi si dice. Dormono un sacco. Il che suscita la mia stima e soprattutto la mia invidia. Ma se i leoni, da bravi felini, dormono tutto questo tempo, perché mai non fanno più documentari sul sonno rem dei leoni oppure sui giochi dei cuccioli (e mica ogni due secondi ci deve essere una tragedia, ci saranno anche dei giorni felici, no?)?
Sai che palle, mi rispondono tutti!!! E poi è la natura. Ma se quelli dormono la maggior parte del tempo e tu mi fai vedere solo gli sbranamenti ... che cazzo di natura è???
E' questo forse che mi da tanto fastidio. Secondo me nei documentari la presenza dell'uomo, soprattutto nel montaggio, si sente e rovina tutta la natura. Perché a noi (come specie) ci piace vedere l'ammazzamento e lo squartamento. E ci piacciono pure le tragedie, soprattutto quando succedono agli altri (agli animali poi). E questo lo lego col fatto che in Italia tutti stanno a rota di cronaca nera. Io i documentari invece li trovo inutilmente cruenti, lontani dal vero mondo animale e falsamente educativi. E non parlo solo di quelli stile Voyager. Perché la maggior parte dei documentari sugli animali è così. Ma questa cosa non si può dire e quando, d'istinto, vedo una giraffa sgozzata da una leonessa e urlo a mia figlia "Chiudi gli occhi", poi mi devo sentire in colpa perché i documentari sulla natura sono meravigliosi. Io però rispondo ad un istinto, come quando vedo quelli che scopano in tv o Ferrara (sì, le copro gli occhi anche quando c'è Ferrara ... è istinto ve l'ho detto)! E godo del privilegio di essere troppo sensibile e 5 minuti dopo troppo cinica. E sono pure noiosa perché mi guarderei un documentario sul sonno rem delle leonesse. Ma questa cosa non si può dire e non la dirò ... però continuerò a pensarla finché vivrò!

sabato 10 maggio 2008

Di nuovo un post notturno (donna senza più forza di volontà)

Come mi è stato segnalato nel commento al post precedente, il ministero della Salute fa parte del ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali (unione di Lavoro + Previdenza sociale + Salute con Politiche per la Famiglia e con Solidarietà sociale). In poche parole la Sanità sta nel Welfare (quindi Sacconi). Le Comunicazioni (le Telecomunicazioni probabilmente me le ero sognate) stanno invece alle Attività produttive, che però ora si chiamano Sviluppo economico (scajola). Insomma ... a noi beautiful ci fa 'na sega!!!
Chi non avesse capito l'intreccio non si preoccupi ... a noi comuni cittadini non serve poi tanto capire come funziona il governo. In soldoni la Sanità rientra in un mucchietto di competenze, mentre le Politiche giovanili e l'Attuazione del programma (OO) necessitano di un ministero e di un ministro ad hoc, anche se privo di portafoglio (almeno credo ... a questo punto non sono più sicura di nulla). Avevo scritto un bellissimo post (no .... non bellissimo, però lunghissimo) sulla necessità di un ministro per la Monnezza, ma ora lo getterò alle ortiche. Il senso del post era ... che non ci avevo capito nulla ... pensavo che prima ci fossero i ministeri e conseguentemente i ministri, però mi sbagliavo ... è il contrario. Il presidente del Consiglio dei ministri nomina i ministri, questi poi si riuniscono e così lui ha un consiglio a cui presiedere, altrimenti non avrebbe alcun senso.
A questo punto comincia a chiarirmisi uno dei ruoli finora più oscuri di questo Berlusconi IV: il ministro della Semplificazione. Certo ci vorrebbe ... una semplificazione, un riassunto o perlomeno una piantina con su scritto "Voi siete qui". Quello che mi è invece meno chiaro è perché ci abbiano messo Calderoli ...

venerdì 9 maggio 2008

Oddio ... un altro dubbio ...

E il ministero delle Telecomunicazioni? Mica me lo sarò sognato???!!! E' sparito anche quello?

Non capisco ... ma ... mi adeguo?

Rileggendo il post di stanotte (mi riprometto sempre di non scrivere quando sono troppo stanca, ma poi non lo faccio mai), ho creduto giusto dargli un seguito con un minimo di spiegazione.
Ultimamente mi hanno fatto notare quanto in Italia la cronaca faccia da padrona nell'informazione. Fateci caso e constaterete che è vero.
In accordo con la persona che me l'ha fatto notare, penso che i miei soldi (contributi statali ai giornali) potrebbero essere spesi meglio di così. Non che bisogni tacere i fatti di cronaca, ma forse il risalto che gli si da è eccessivo e anche controproducente per la percezione dell'intera società.
La lite tra la Moratti e Sgarbi, ad esempio, non mi sembra vada a toccare punti vitali per Milano o per la politica.

La questione di Alemanno è un po' diversa, perché riguarda la nostra vita di tutti i giorni. Alemanno ha basato la sua campagna elettorale sulla sicurezza e ora esce fuori che tutta questa scarsa sicurezza non c'è. Ma ancora si parla di armare i vigili urbani o di fare delle ronde per i quartieri. Che la segnalazione venga dall'Unità (giornale di parte) non depone a favore di questa notizia, tuttavia troverei corretto almeno prenderla in considerazione e parlarne.
In effetti oggi la Repubblica, nella cronaca di Roma, riporta un accenno ai dati di cui si parlava ieri, anche se in un articolo dove si mettono in risalto i pericoli che ci circondano. In questo articoletto (minuscolo e ben imboscato) si parla di un 45% di diminuzione dei reati come scippi, furti e borseggi. Però, al contempo, si parla anche di Alemanno che chiede soldi allo Stato per l'emergenza criminalità a Roma!!!!!!!

Passando invece alla Sanità, mi si spiega in giro (visto che nessuna fonte di informazione si è preoccupata della questione) che basta un viceministero o un sottosegretariato. Io continuo a non capire, ma aspetto che il governo sia completato.
L'ipotesi Brambilla pare comunque saltata, perché oggi la rossa stava incazzata come una biscia e ha sibilato ai microfoni dei giornalisti che non voleva parlare con nessuno.

Aggiungo un nuovo argomento, che da tempo mi preoccupa e che, purtroppo, è venuto alla luce ieri o l'altro ieri. E' di nuovo scontro tra D'Alema e Veltroni. Dopo il suo lungo e astuto silenzio, Massimo D'Alema è tornato alla ribalta, pronto a prendere le redini del comando. Da circa 14 anni questa è la situazione che s'aripropone agli elettori di quello che un tempo si chiamava PCI (in realtà dal Congresso di Rimini del '91, ma era una cosa ancora sotterranea). Eppure tutti parlavano di un rinnovamento della dirigenza. D'Alema? Continuo a non capire ...

Aggiornamento

Pare che la Brambilla avrà la delega per la Salute, oppure sarà viceministro ... ma dove sia finito 'sto benedetto ministero non lo sa ness uno. Inoltre Repubblica e Corriere non riportano ancora le dichiarazioni di Alemanno sulla sicurezza di Roma. Cercandole però ho appreso che:
- Un chirurgo di Palermo, accusato da giorni di pedofilia, ha ammesso di aver mandato dei messaggi zozzi alla figlia 13enne di una con cui aveva una storia, ma lo considerava solo un atto erotico- virtuale o cibernetico (?)
- C'è stata una lite tremenda tra Sgarbi e la Moratti
- Uno studente trans in America è stato minacciato d'espulsione
- La Carfagna è stata definita la ministra più bella
Erano le prime pagine, non la cronaca!!!
Io continuo a non capire.
E intanto aspetto ....

giovedì 8 maggio 2008

Roma: reati in calo netto nell'ultimo anno

Ecco ... allora è vero. Io l'ho sempre sostenuto che questa della sicurezza era una bufala (ma sostengo anche che non è stato un argomento decisivo per la defenestrazione di Rutelli).
Roma è molto più sicura di quanto non lo fosse un tempo. Mi si dice che ho questa percezione solo perché abito in centro. E invece .... Oggi leggo sul blog di Zoro:

"Alemanno costretto ad ammettere: reati in calo". E' il titolo di un articolo di Mariagrazia Gerina sull'Unità di oggi. Pare che ieri il Sindaco sia andato al comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza e che gli uomini in divisa e il prefetto Mosca gli abbiano esibito tutta una serie di numeri tali per cui a Roma, nell'ultimo anno, tutti, dico tutti i reati, sono calati, e pure di molto. Ci sono pure tutti i grafici esplicativi. E Alemanno ha detto che sì "c'è stato un grande impegno".

Che bello sarebbe ... cerco in giro ed è vero. Lo riportano anche alcuni siti di rassegna stampa.

Ma alla Repubblica questa notizia non sembra interessare.
In prima pagina (del portale), dopo l'abbuffata di ministri e gli altri tre titoli principali, troneggia l'aspirina della Coop (per carità, costa la metà ...).
Vado alla Cronaca di Roma (bottoncino Roma in alto a destra) e trovo un bel titolone sulla nuova strategia di sicurezza, che consiste nello sbaraccare i mini campi nomadi (ma ve l'ho già detto, non si possono sbaraccare e buttare fuori così, sono protetti dalle leggi). Di questa affermazione sulla sicurezza nemmeno l'ombra. Però apprendo che il Giulio Cesare è stato chiuso perché invaso dai vermi (che schifo).

Vabbè aspetterò fiduciosa che i maggiori quotidiani riportino la notizia (un trafiletto dovranno pur dedicarglielo), intanto la rigiro a voi. Con un dubbio: ma se l'apologia del fascismo è ancora un reato (legge 645, 20 giugno 1952), siamo sicuri che 'sti reati siano calati proprio tutti tutti?

Ma il ministero della Salute???

Io proprio non capisco (d'altronde questo blog si chiama va lentina). Il nuovo governo ha nominato 21 ministri, di cui 12 con portafoglio (c'è una legge che impedisce che siano di più) e 9 senza. Ci sono tutti i nomi dei ministri e dei relativi ministeri. Ci sono degli strani ministeri nuovi come quello dell'Attuazione programma o della Semplificazione!!! Qualcuno, innavertitamente, si accorge che non c'è la Brambilla. E lo chiedono a Berlusconi. E lui risponde "alla Sanità". Ma, mi chiedo, se hanno già deciso che la Brambilla andrà alla Salute perché non è nella lista. Ancora di più mi chiedo: se i ministeri sono 21 e sono tutti quelli della lista .... dov'è andato a finire il ministero della Salute? ... lo ammetto ... questa cosa mi inquieta ...

Rammarico

A proposito dei miei post .... Dopo una giornata passata a saltare da un blog ad un altro (no ... ho fatto anche altre 1.000 cose, giuro ...) sono arrivata alla conclusione che i miei preferiti sono quelli che in tre righe riescono ad essere esaustivi, diretti, dissacranti e divertenti. Che vorrà dire?

mercoledì 7 maggio 2008

Risposta a Silvia (il mio contributo,solipsistico, alla discussione sul '68)

Niente ... il piccolo post di oggi non mi ha dato nessuna soddisfazione. Sono rimasta col mio coacervo di rimurginazioni interiori senza poter sfogare una mazza. Mi sono poi imbattuta in una lettera su Repubblica. La donna che l'ha scritta racconta della sua personale esperienza come figlia di sessantottini, della delusione personale subita da genitori che volevano cambiare il mondo, ma che non hanno fatto altro che abbandonarla ai nonni e calpestare la sua autostima. La sua riflessione sul '68 è che non si può fare di quel periodo una mitologia intoccabile e che il non saper cambiare le cose nel piccolo ha reso il movimento poco credibile e rispettabile nel grande.
Questa lettera si va ad inserire in una più ampia discussione di Repubblica su quegli anni. Non so bene perché abbiano voluto intraprendere questa strada, ma è un discussione molto viva e aperta.
Ho letto un po' di articoli e commenti e, ovviamente, mi è venuto l'impellente desiderio di dire la mia ^__^ D'altronde è proprio questo il segreto del successo di forum, trasmissioni televisive, blog, ecc ... ti danno l'opportunità di dire la tua.
Ho provato quindi a postare un commento sul forum della discussione, ma ... per motivi tecnoburocratici legati alla registrazione e alla cancellazione di precedenti indirizzi email, non ci sono riuscita.
Ammetto di aver abbandonato alla prima parvenza di difficoltà.
Tuttavia ho continuato a rimurginare e a provare insoddisfazione. Quindi eccomi qua per un nuovo fantastico, splendido sfogo sul blog ^__^
Visto che il preambolo è già stato abbondantemente prolisso credo che questo post abbia le carte in regola per essere il più logorroico della mia breve carriera di blogger!!!
Rispondo alla lettera in questione (è più forte di me):

Cara Silvia,
alla tua testimonianza contrappongo la mia. Sono nata nel 1971, quindi anche io non posso ricordare proprio nulla del '68, però, come nel tuo caso, le influenze del movimento nella mia famiglia mi sono ben chiare. Mio padre lavorava in ambiti a contatto con il partito. Era fuori casa dalla mattina alla sera, per lavoro, per intrattenere relazioni sociali, per partecipare alle discussioni di sezione. Mia madre, all'epoca professoressa di italiano, insegnava alle scuole medie di periferia. Insegnare alle medie (abbandonando la carriera universitaria) era una sua scelta ideologica ben precisa: portare la cultura come principale arma contro qualsiasi forma di oppressione. Anche insegnare in periferia, dovendosi alzare alle 6 per raggiungere in tempo la scuola, era una scelta e non un caso.
Anche io sono cresciuta a stretto contatto con i miei nonni.
Però, contrariamente a te, non ho mai avuto la sensazione di essere abbandonata o dimenticata. Non ho mai sentito di essere un peso e qualsiasi sensazione di essere uno zerbino veniva fugata proprio dai miei genitori.
Sarà perché stavano con me appena possibile, mi parlavano, mi addormentavano la sera, portandomi a volte alle cene, in sezione, alle feste dell'Unità.
Io mi sono sentita una bambina amata e ancora oggi trovo meravigliosi (anche se impossibili) quegli ideali, che mi venivano passati con ogni mezzo possibile (le mie ninnananne erano Urla il vento, Bella ciao, Sebben che siamo donne e via dicendo).

Questo per dirti che purtroppo la tua esperienza con il '68 non c'entra un granché.
Penso che i tuoi genitori non sarebbero stati presenti e responsabili comunque, e questo è sicuramente molto triste.
Un'esperienza personale, per brutto che sia, pesa pochissimo su un movimento intero, quello che conta è la percezione globale che si ha di esso.
Trovo giusto non idealizzare nulla e non assumere dogmi, ma il rispetto al movimento del '68 glielo dobbiamo.
Purtroppo il mondo non è cambiato affatto anche se, contrariamente a quello che credi, c'era molta gente brava a fare, oltre che a dire.

Manutenzione ...

Oggi, siccome mi si dice in giro che sul blog sono un po' logorroica, ho deciso di lasciar perdere la scrittura e fare invece della manutenzione. Sono andata in giro per l'Internet a cercare link di blog interessanti per proporli nel blogroll!!! Alcuni li conoscevo, ad altri ci sono arrivata dal blogroll del blog che stava nel blogroll che a sua volta stava nel blog citato nell'altro blogroll di qualcuno che già leggo. E prendi il link e copia il link e attacca il nome e aggiungi quello e vai a cercare quell'altro. Morale della favola: ci ho messo molto di più che a scrivere le mie solite 400 righe. E mi sono sfogata molto di meno. Il risultato è una listina di 8 link (sono una ragazzetta esigente) che non fa proprio la sua porca figura. Insomma .... uno sbattimento inutile!!!!!

Ma dico io: non era meglio beccarvi il mio solito post sbrodolone che potete benissimo far finta di leggere? Mica vi interrogo ... almeno per ora ;-)

martedì 6 maggio 2008

Mal comune

Oggi un'altra bella sensazione. Piccola, ma bella. Il classico ajietto con cui ci si ariconsola.
Oggi sono arrivata alla conclusione che la mia sensazione paranoide non è solo mia! Qualche giorno fa parlavo (pardon, scrivevo) di tavolini in soprannumero e tassisti assassini. Fabrizio mi aveva gentilmente risposto che la sensazione di essere perseguitata dai taxi era solo una manifestazione della più forte sensazione di sconfitta cocente. Ma non è proprio così. Non sono convinta che i taxi vogliano mettere sotto me perché sono un residuato di ciò che odiano. Sono solo convinta che ormai se la facciano da padroni e si comportino come cavolo gli pare. Non è che cerchino realmente di mettermi sotto. Però si comportano per i vicoli del centro come se le regole per loro non contassero più. Né le regole stradali, né quelle civili. Nel loro modo di guidare c'è un atteggiamento del tipo fatece largo che passamo noi e a farne le spese sono i pedoni, di destra o di sinistra ... anche quelli che non hanno votato!!!
Ho continuato a coltivare la mia piccola paranoia senza scrivere più niente, aspettando che mi passasse. Invece peggiora. Quattro giorno a Capri mi hanno distratta un pochino. Non che non si sia parlato di politica, ma ... era tutto così lontano.
Il ritorno è stato abbastanza crudo.
Appena rientrati a Roma un poster post-elettorale con i ringraziamenti del nuovo sindaco mi ha fatto l'effetto di un dritto alla bocca dello stomaco. Mi si è azzerata la salivazione, il battito cardiaco è accelerato e una vertigine mi ha fatto capire che il livello di adrenalina stava rapidamente crescendo nel mio corpo.
Ormai guardo le persone sotto un'altra luce e sto rivedendo tutti i rapporti casuali. Mi trovo a disagio per strada. Mi trovo a disagio al bar. Mi trovo a disagio un po' ovunque.
L'altro giorno ero seduta sotto casa, in una dimensione "paesino tranquillo" che mi piace tanto. Dopo un po' ho capito che il barista e i commercianti di zona stavano parlando festosamente della nuova situazione politica. "Vedrai che da ora andrà meglio" diceva uno, e l'altro gli rispondeva con un sorriso. Solo una ragazza molto giovane era titubante. I commercianti sotto casa mia, a parte il barista e pochi altri, sono tutti quanti ebrei. La ragazza affermava che la scena delle braccia tese al Campidoglio l'aveva profondamente turbata. Non ho sentito bene la risposta, ma era un commento del tipo "quella è solo scena, quella è solo moda, vedrai che per noi commercianti da adesso sarà tutto in discesa".
Il barista in questione era una persona che consideravo piuttosto simpatica. Non che non mi aspettassi un elettore della destra. Tuttavia non mi aspettavo un fanatico convinto. Ormai ho paura di trovarmi in mezzo ad altre persone che parlano di politica. Non vorrei distruggere in cinque minuti tutte le relazioni di quartiere che ho costruito durante gli anni.
Parlando qua e la ho capito che in molti si sentono come me. Alieni in un posto che fino al giorno prima gli apparteneva. Sradicati.
La paranoia in queste condizioni non può che aumentare.
Ieri sera ,tornando a casa, ho visto un gruppetto di ragazzi vocianti nella piazza. La mia reazione è stata di correre dentro al portone, chiudermelo bene alle spalle e sentirmi in pericolo finché non sono entrata a casa. Mi sono anche chiesta, per la prima volta dopo tanto tempo, se non fosse il caso di chiudere la porta a chiave.
Eppure abito in un quartiere particolarmente tranquillo: niente scippi, pochissimi furti, rari persino i mendicanti.
Ora mi sento molto meno tranquilla. Per lo più li vedo come persone che hanno voltato le spalle ad un ideale per inseguire il proprio tornaconto economico. Magari non tutti hanno fatto così. Ma cosa ne posso sapere io? I loro nonni e genitori sono stati perseguitati dal fascismo, sono stati ghettizzati, segregati, deportati e uccisi. Ora la maggioranza della comunità ha votato Alemanno, ex picchiatore che non si dichiara più fascista.
Le parole bastano fino a questo punto?
Ma il punto che mi sta a cuore, almeno adesso, non è questo. Il punto che mi sta a cuore è la paranoia!!! Oggi al telefono con Cecilia ci siamo scambiate un po' di sensazioni. Anche lei vede la gente trattare male sull'autobus gli immigrati, anche lei vede i tassisti fare le bizze. L'idea è che i prepotenti (come quelli che hanno cacciato i vigili dal centro di Torino) ora si sentano legittimati a perpetuare le proprie prepotenze. E, se questo viene dal male di vivere comune, mi chiedo cosa succederà quando scopriranno che il nuovo sindaco non potrà davvero cacciare tutti quelli da cui si sentono minacciati. Cosa succederà quando scopriranno che i rumeni (o romeni, non ho ancora capito bene qual'è la giusta definizione) sono comunitari e non possono essere considerati clandestini? Cosa può accadere quando uscirà fuori la legge della Ce, che ho scoperto ieri, per la quale i rom sono tutelati come animali in via d'estinzione e i loro campi non possono semplicemente essere sbaraccati?
I prepotenti non ragionano, non fanno 2+2. Quello che gli si para per la strada lo prendono come un ostacolo. Le leggi saranno definite ingiuste? Sarà data la colpa al centro-sinistra (d'altronde c'era Prodi al governo quando la Romania è stata ammessa nella Comunità europea)? Cosa succederà ai romeni che lavorano come schiavi nei nostri cantieri? E alle badanti? Cosa potrà mai succedere ai campi rom?
La paura è quella dei prepotenti. La paranoia è che siano venuti allo scoperto tenendo la testa alta.
La sensazione buona è che il mio male comunale sia in realtà un male comune. Perché almeno non sto diventando pazza, oppure, se lo sto diventando, sono ancora in ottima compagnia ;-)

lunedì 5 maggio 2008

200 vs 7: le prodezze della movida torinese

Stamattina, come sempre, mi sono collegata ai più gettonati siti di informazione per leggere le notizie del giorno. Tra tutte quante quella che più mi ha colpito è stata quella sui vigili di Torino. Sarà perché ormai nei nostri media la cronaca la fa da padrona (unico caso nel cosiddetto primo mondo). Sarà che la politica mi ha nauseata e saturata. Sarà che le altre notizie, come quella dei neonazi di Verona, sono così sopra le righe da costituire, almeno nella mia testa, un'eccezione e quindi una reale notizia.
Quella di Torino invece mi colpisce perché va a toccare una serie di temi con cui mi scontro nel quotidiano. Sabato notte duecento ragazzi hanno aggredito tre pattuglie di vigili urbani (in tutto sette agenti) che stavano facendo le multe alle macchine mal parcheggiate in centro. Dopo averli presi a male parole (perché multavano e facevano rimuovere le auto in divieto di sosta, in mezzo alla strada e sulle rotaie dei tram) li hanno anche aggrediti fisicamente mandandone tre al pronto soccorso. Il tutto con fiero senso di giustizia, di impadronimento della proprietà e condito da filmati e foto con i telefonini, immediatamente scaricati su youtube.
Le cose che mi colpiscono sono varie. La prima è la mancanza di una coscienza civile. Una cosa trita e ritrita, ma che a me non smette di stupirmi. Soprattutto perché mi sembra che andando avanti con gli anni questa coscienza, che dovrebbe prima o poi subentrare in un popolo alfabetizzato e dotato di tutti i comfort e le possibilità, invece di comparire stia scomparendo totalmente. Ora quando si subisce il non rispetto di una norma civica ci si sente di subire la più totale ingiustizia. Ma perché non si capisce che è solo l'altra faccia della medaglia del non rispettare le leggi?
La seconda è la totale mancanza di rispetto per le autorità. Attenzione, non parlo di paura o di fede cieca, ma di rispetto. Il rispetto per delle persone che, oltre a fare il proprio lavoro per guadagnarsi il pane, cercano di far rispettare le leggi, permettendoci (a torto o a ragione) di vivere in una società civile.
Il terzo, e qui sto arrivando al punto, è la faccia da culo di gridare quando si pensa di aver ragione, ma in realtà non la si ha. Con la scusa di vivere una sorta di oppressione. Con la scusa di farsi rispettare. Con la scusa che gli altri non ci considerano come dovremmo. Si urla in faccia a chi sta giudicando (con l'autorità conferita) e gli si mette paura. Perché si urla più forte. magari perché si è in tanti.
Questo atteggiamento lo si vede ovunque, tranne con chi davvero ci ruba i soldi dalle tasche o ci mette i piedi in testa (forse perché in Italia le persone così sono considerate degli esempi da seguire ... e da votare). Lo si vede già nelle scuole, in quei genitori che invece di ascoltare e appoggiare il corpo insegnante gli urla contro, perché i figli prendono brutti voti. Guai a proporre di bocciare un bambino oggi, ti si sbranano vivo. Guai a dire a una mamma che il figlio a scuola si comporta male e non rispetta le autorità (lo so ... è tutto correlato), la mamma si spolpa l'insegnante e ne sputa le ossa, fiera, preferibilmente davanti al figlio. Non sto parlando dei genitori che denunciano delle cose che non vanno negli insegnanti o nella scuola. Ne hanno pieno diritto. Ma sbranarsi un'insegnante davanti al piccino di turno, dicendo che ce l'ha col piccolo e che non si deve permettere di fare quello o quell'altro, non è un buon insegnamento. Un conto è difendere la prole, un conto è disarginare un limite, senza vedere quanto questo danneggia il futuro della propria prole.
Altra cosa inquietante è la scarsa capacità di festeggiare e/o di protestare organicamente delle masse, ma l'estrema semplicità con cui ci si aggrega per essere prepotenti. Perché se si è in torto, e si pretende la ragione con la violenza si è semplicemente prepotenti. E hanno urlato solo perché qualcosa turbava o rovinava un fatuo divertimento.
L'ultima cosa che mi ha colpito della vicenda di Torino (e poi, per oggi, la smetto di fare la cittadina che protesta) è la naturalezza con cui si riprendono le scene da dietro ai telefonini (andate a cercare e a guardare il video se volete, io non ho messo il link di proposito). L'ho già visto fare con le pallonate a Campo dei Fiori. Alcuni urlano, nascondendosi in mezzo alla massa. Altri si sentono di partecipare ad un evento. ma la maggior parte non riuscirebbe a trovarsi la senza nascondersi dietro al telefonino con cui si fanno le riprese. Dico nascondersi perché quando stai fotografando o riprendendo qualcosa non sei veramente li. Sei dietro un dispositivo. Sei dall'altra parte di uno schermo, che è solo concettualmente diverso dallo schermo di una TV o di un computer. le persone che riprendono non sono veramente in quel luogo. Lo stanno esorcizzando, riportandolo alla loro più semplice forma di visione della realtà. Uno schermo, appunto. Probabilmente, se il telefonino scomparisse, si metterebbero un po' più in la a guardare la scena. Forse non parteciperebbero. Forse avrebbero anche da ridire o si metterebbero a parlare. Invece così tutto diventa TV. Diventa entertainment. Diventa attraction. E la realtà si fa sempre più lontana. Insieme alla capacità di analisi. Insieme alla gestione delle proprie emozioni, che in questo modo sono sempre forti, sempre riconoscibili (sempre le stesse) e sempre tirate fuori a forza dagli eventi esterni.
La tecnologia ci sta cambiando più profondamente di quanto non pensiamo. Non credo che sia né un bene né un male, solo che ce ne dobbiamo rendere conto.

domenica 4 maggio 2008

L'isola delle sirene

Partendo da Roma ho trovato un bel po' di motivi per non essere poi così giù di morale. Forse basta solo allontanarsi dal quotidiano perché le solite ansie vengano messe da parte. Il sole, il mare e la natura poi fanno il resto. E Capri a sole, mare e natura sta messa proprio bene. In questi giorni l'isola è tutta un fiore e, uscendo dai soliti itinerari superaffollati, passeggiare per l'isola è davvero una meraviglia. Non ci sono ancora i profumi sorprendenti di giugno e luglio, né i fichi del nostro albero, ma è bello anche vedere come cambiano le cose da una settimana all'altra. Oggi sono stata nella Grotta Azzurra, per la prima volta dopo 8 anni che vengo qui. Si entra con delle barchette che esistono solo qui. Sono lunghe (ci entrano anche 6 persone più il barcarolo) e basse perché devono entrare in questo buchino davvero minuscolo. Il pescaggio è molto ridotto perché l'entrata della grotta è un foro sopra un'altra grotta (come un piccolo rosone sopra un portone). Si passa tutti accucciati, una barca per volta, quando sta arrivando l'onda. Dentro è buio e tranquillo. Non si vedono bene le pareti, si intuiscono solo delle insenaturine e dei passaggi. Tutto buio poi ci si gira verso l'apertura e si vede quest'acqua turchese, quasi fosforescente e, nonostante tutto, naturale. Quando si mettono le mani nell'acqua ci sono tutti giochi di luce e di colore. Insomma se vi capita fateci un giro. Vale la pena aspettare il proprio turno sulle scale o sulla barca.
Se capitate da queste parti non vi lasciate scappare nemmeno la torta caprese, i ravioli capresi e i pomodori cuore di bue. Sono tra i cibi che preferisco in quest'isola. La torta e i ravioli si trovano tutto l'anno. In particolare la caprese più buona che ho mangiato è quella della piccola pasticceria che sta vicino alla chiesa del San Michele ad Anacapri. I pomodori sono invece tipici della bella stagione. Un'altra prelibatezza stagionale è il casatiello, una pizza pasquale che qui fanno con la sugna, i ciccioli, il salame, il pepe, il formaggio e le uova.
Se poi avete un po' di tempo da perdere al porto vi consiglio il ristorante in fondo, vicino al porto privato. In realtà i ristoranti sono due: l'Approdo e un altro di cui non ricordo il nome. Questo di cui non ricordo il nome, fa un calzone e uno sfilatino (specie di calzone con una forma e una pasta differenti) davvero spettacolari. Per fare il bagno invece i posti più belli sono Gradola (vicino alla Grotta Azzurra) e il Faro, almeno se amate gli scogli. Entrambi hanno delle "scese a mmare" non a pagamento. Io che non so quasi nuotare preferisco andare ai bagni di Tiberio, dove c'è il solito stabilimento affastellato anni '50 che qui va per la maggiore. Per arrivare a questa piccola spiaggia di sassi si prende una braca al molo dopo il porto, vicino alle biglietterie per il pulmann (autobus a 10 posti). Il posto è molto carino e hanno delle granite buonissime. Peccato che ad agosto il sole sparisca dietro alla montagna poco dopo l'ora di pranzo, lasciando tutta la spiaggia in ombra.
Non sono mai stata da Luigi ai Faraglioni, altro stabilimento/ristorante sugli scogli, ma mi dicono che è meraviglioso. Restano solo altri due ingressi a mare: Marina Piccola e Marina Grande. La prima è molto carina e piuttosto flokloristica. Però è un vero sbattimento arrivarci e ripartire, sia con il bus che con il taxi (quasi impossibile andare altrimenti: discesa stretta e tortuosa per i pedoni, divieto assoluto per le macchine). Marina Grande è la spiaggia del porto, la più grossa di sabbia e soprattutto la più grossa non a pagamento. Di facile accesso, ma non vale proprio la pena arrivare fino a Capri per andare al mare qui.
Tra le passeggiate più belle (e io ne ho fatte davvero poche rispetto a quelle che l'isola offre) quella dell'Arco Naturale (si parte dalla Piazzetta di Capri, si arriva fino a un ristorante molto carino e poco caro) e poi si prosegue per un'altra strada che ritorna a Tragara (che non consiglio di fare al contrario perché è un'ammazzata in salita). Anche la visita al Monte Solaro è divertente, soprattutto salendo in seggiovia e scendendo a piedi fino ad Anacapri.
Insomma, quest'isola è molto bella. E si può godere della sua bellezza anche senza borse di Luis Vuitton, passeggiate per boutique, aperitivi in Piazzetta e visite al belvedere/carnaio di turno.
I capresi sono dei grandi affaristi e sanno bene di lavorare con il turismo. Sono molto civili (le partenze dei bus sono regolate da orari svizzeri), precisi e calorosi. Portarsi i panini e l'acqua, ovunque andiate, è una cosa naturale. Anche nelle piscine e negli stabilimenti che hanno il bar e il ristorante (anche perché tutti gli stabilimenti hanno il bar e il ristorante). Muoversi con il bus è sempre possibile, ma un po' faticoso se si beccano gli orari di grande spostamento.
Insomma Capri è un'isola italiana particolare. Si tende a pensarla come una grande boutique, ma in realtà c'è molto di più. E vale la pena non lasciarsela scappare.