lunedì 30 giugno 2008

Consigli di sopravvivenza estiva



Ieri mi è capitato di viaggiare in treno da Orvieto a Roma senza l'aria condizionata. Una prospettiva terribile, ma dopo un po' che boccheggiavo mi sono chiesta: "Come facevamo a viaggiare quando l'aria condizionata sui treni non c'era?".
Non sto parlando di un'epoca arcaica. Quando ero bambina l'aria condizionata non c'era e d'estate faceva caldo lo stesso (non mi tirate in ballo il global warming, negli anni '70 a Roma si bolliva esattamente come adesso). Eppure si prendeva il treno per partire e la macchina per andare al mare. Siamo sopravvissuti lo stesso. Perché adesso la prospettiva di un'ora e un quarto senza aria condizionata ci sembra uguale a quella di fare 100 km a piedi nel deserto?
La risposta è arrivata repentinamente: "Negli anni '70 i finestrini dei treni si aprivano". Adesso oggettivamente no, è passato un omino a sbullonare le finestre (altrimenti sigillate), ma si apre solo una fessurina piccina picciò, che non basta nemmeno a rinfrescare gli occhi.
Questo mi ha fatto riflettere sul quoziente intellettivo di chi progetta i treni, ma, siccome era un pensiero sterile, ho cercato di distrarmi subito.
Mi sono allora immersa nella lettura di Le Scienze e ho scoperto un sacco di cose sull'improbabile impiego di energia nucleare in Italia, sulla ricerca per debellare la parassitosi da schistosomi, sugli interruttori genetici. Insomma ho tenuto ben impegnato il cervello.
Il bello è che sono sopravvissuta al caldo e anche abbastanza dignitosamente. Quando sono scesa alla Stazione Termini ho provato un senso di sollievo, ma girandomi ho trovato che la maggior parte degli altri viaggiatori era a dir poco sconvolta e allucinata. Io no. Io mi sono distratta e mi sono rilassata. Non ho cercato di combattere il caldo. Ho ceduto e ho cercato di non pensarci più.
Quindi, se avete bisogno di elaborare strategie contro il caldo, tenete sempre conto del fattore psicologico, che è determinante ai fini della sopportazione. Più ci penserete più avrete caldo, più vi sentirete in gabbia e più ci sarete.
Perciò d'estate non salite mai su un treno italiano senza qualcosa di interessante da leggere. E non scegliete percorsi lunghi più di due ore.

venerdì 27 giugno 2008

Zzzzpolitically zzcorrect



Stavo di nuovo sul balcone, quando ho realizzato un qualcosa che mi sono sentita di scrivere immediatamente. Io odio le zanzare. Non mi importa nulla se sono creature viventi, se sono migliori dell'uomo, se fanno tutto quello che è in loro possesso per sopravvivere. Non mi frega niente se contribuiscono a qualche ecosistema o a qualche catena alimentare. Io le odio e se fosse per me semplicemente non esisterebbero (ennesima prova del fatto che o Dio non esiste oppure non mi ha fatta a sua immagine e somiglianza).
Voglio dire ... io non riesco ad ammazzare nemmeno le formiche, a parte quando l'invasione diventa un fatto di mors tua vita mea, cioè quando iniziano ad invadere la mia dispensa. Prendo i ragni con un foglio di carta e li deposito leggiadramente sul balcone. Però le zanzare le ammazzo eccome e ci provo anche gusto, lo so che ciò fa di me una persona cattiva, ma meglio cattivi e felici che buoni e pieni di bolle enormi.
Secondo me gli animali non possono essere classificati come buoni e cattivi, però le zanzare sono cattive. E sono anche stupide. Altrimenti perché pungere me quando c'è tanta roba buona in giro?
Io fumo come una turca, non sudo e mi spalmo le foglie di citronella addosso. E allora perché vado tanto di moda tra questi stupidi esseri? Mica tutti, solo quelli che pungono dalle 3 al tramonto, che mi dicono essere le zanzare tigre. Comunque sia zanzare che fanno delle bolle gigantesche e che spesso mi fanno pure allergia, costringendomi ad andare in giro col gentalin beta e pomate simili.
Qualcuno mi ha raccontato che quando le zanzare pungono in realtà iniettano le loro uova, sperando che si schiudano in quel posto caldo che è il nostro sottopelle. Cosa che in realtà non avviene per qualche difesa del nostro sistema immunitario.Pubblica post
Se fosse così sarebbero ancora più stupide. E ancora più odiose.
Ma forse è solo una leggenda di quelle che circolano sulle zanzare (tipo che inseguono la luce, o che non ti pungono se hai delle piante di pomodoro sul balcone).
Leggende stupide come le zanzare di cui parlano.
Si può sapere poi perché preferiscono 'sti punti tremendi come le dita o il sotto dei piedi?
Io le odio e vorrei che scomparissero dalla faccia della terra.
Vengano pure gli alieni a colonizzarci il pianeta (non sono completamente impazzita, in un film Disney, che si chiama Lilo e Stitch, la terra è semplicemente una riserva naturale protetta per far sopravvivere le zanzare, rimaste solo qui in tutto l'Universo).
Possibile che il governo non faccia nulla???
Dovrò mica andare a vivere in Norvegia???!!!

Le equazioni dell'arroganza


Stavo li sul balcone a fumarmi una sigaretta ripensando al post precedente e a vari commenti, letti in seguito, sui presunti guadagni ingiusti degli insegnanti. Mi immaginavo queste persone che, magari forti di una laurea fresca fresca, protestavano sullo stipendio mensile delle maestrine, donne non laureate (anche se ormai non è più così) e senza specializzazione che prendono circa 1500 euro al mese (???) per star li 4 ore al giorno a badare a dei marmocchi (che tanto imparano tutto dalla tv e da internet). Non so perché, ma immaginandomi questa scena, mi vedevo queste persone davanti ad una tv accesa, con una partita di calcio inframmezzata da pettegolezzi su veline.
Seguendo i percorsi un po' contorti della mente, sono arrivata alla questione, ormai vecchia e arci discussa, su quanta ignoranza si nasconda dietro una certa arroganza.
Allora mi è venuta la strana idea di tirarne fuori una teoria, che attinga dalla statistica, dalla psichiatria comportamentale, dalla sociologia e anche dalla logica matematica (che ci sta sempre bene in una teoria). Ora, siccome non sono una psichiatra comportamentale, né una sociologa, né una statistica, ma ho solo qualche base di logica matematica (senza essere laureata in questo, ma tanto non percepisco guadagno, quindi è ok) mi serve un po' di aiuto per buttare giù 'sta teoria. Anche perché non ho molto tempo a disposizione e il caldo riduce al minimo le possibilità di ragionamento deduttivo.

L'idea è più o meno questa: definiamo i protagonisti e le variabili, quindi dall'esperienza empirica tiriamo fuori un'equazione sulla tendenza dei comportamenti (che non pretenda di essere esaustiva perché, avendo a che fare col comportamento umano, non se ne potrebbe mai venire a capo). Inizio dalle definizioni (sono pur sempre una matematica).

Gli arroganti sono quelli che, metodicamente si mettono a criticare con veemenza cose che non li riguardano direttamente, sparando sentenze (mal)giudicanti e senza appello. Mettono bocca su tutto e trovano ingiuste le lamentele degli altri, pur lamentandosi spesso di cose inutili. Non lasciano parlare gli altri e non si mettono in discussione neanche un secondo. Hanno la tendenza ad essere prevaricatori, opportunisti, delatori dei deboli e a non ascoltare nulla di quello che gli viene contrapposto se non sono in condizioni di replicare con una certa violenza.
L'arroganza è "l'arte" praticata dagli arroganti.
Gli ignoranti sono coloro che non conoscono, non si interrogano e non hanno una reale competenza. Magari ne hanno qualcuna specifica, ma in generale non vogliono sapere altro per non mettere in discussione il poco che sanno. Sono caratterizzati da una scarsa curiosità e da una particolare incapacità di elasticità mentale.
L'ignoranza è "l'arte" praticata dagli ignoranti.

Passiamo ora alle negazioni (ci verrà utile nel procedimento logico). Spero non me ne abbiate, ma a ignoranza e arroganza non voglio contrapporre i contrari più utilizzati (almeno nell'immaginario collettivo) cioè cultura e mitezza, bensì altri due, con accezioni più consone alle definizioni, che sarebbero sapienza e umiltà.
Quindi contrappongo agli ignoranti i sapienti, che non sono vecchietti barbuti che passano la vita davanti ai libri, bensì persone con un'avanzata ricerca di consapevolezza, curiose e spesso profondamente competenti su varie materie. Mentre agli arroganti contrappongo gli umili, che non è detto siano ricoperti di stracci e vivano in capanne, ma che siano in gradi di ascoltare e imparare anche da chi ne sa meno di loro e accettano come possibile anche una considerazione molto distante dalla propria.

A questo punto verrebbe di pensare che le mie categorie sono sottoinsiemi della più classica divisione buoni/cattivi. Ma non si può cadere in questo errore grossolano. Soprattutto non si devono giudicare le categorie con i sentimenti (anche se verrebbe facile per come le ho proposte), perché questo inficerebbe tutta la costruzione della teoria. magari un ignorante poi è una bellissima persona e un arrogante è capace di uccidersi per un amico, mentre un umile può essere codardo e sparire nel momento del bisogno così come un sapiente può non servire a rendere migliore la condizione di vita di qualcuno. Non bisogna confondersi ne tantomeno identificarsi, anche perché temo che queste quattro categorie siano contemporaneamente presenti (in quantità variabile) nella maggior parte di noi.

Questa è solo una classificazione semplificata, che vuole indicare persone e situazioni particolari per tirar giù un'equazione o qualcosa che le somiglia.

Partendo dall'esperienza ho notato che quando si tirano fuori affermazioni arroganti, quasi sempre c'è una profonda ignoranza del contesto. Per esempio la Carlucci che parla del lavoro di Maiani o una mia compagna di corso che protestava per un voto abbassato ad un compito di geometria in cui aveva fatto dei gravissimi errori grammaticali. Con ciò non voglio certo affermare che dietro ogni forma di arroganza ci sia un analfabeta o una gallina. Però credo che sia davvero improbabile vedere la Rita Levi Montalcini che manda a quel paese qualcuno dandogli dell'idiota per aver cotto nell'olio di semi le cotolette alla milanese.

Quello che voglio analizzare è una tendenza di comportamento (che ammette un numero finito e circoscritto di eccezioni), così da sapere cosa aspettarmi a seconda di chi mi trovo davanti.

La mia affermazione (tesi) è la seguente: se una persona è arrogante allora è ignorante.
Quindi sto mettendo l'insieme delle persone arroganti come sottoinsieme di quelle ignoranti (badate bene non sto dicendo che ogni ignorante è arrogante, semmai il contrario).
Ripeto, questa tesi è solo di tendenza, per cui si può trovare anche un arrogante sapientissimo, anche se, scavando, si potrebbe scoprire che è profondamente incompetente o che è profondamente convinto di essere tale.

Dimostrando la realtà di questa tesi ne deriverebbe il seguente corollario (in virtù del fatto che se A implica B allora nonB implica nonA): se una persona è sapiente allora è umile.

Ora però basta, sennò ci perdo tutto il pomeriggio. Attendo la mano di qualcuno (o anche il piede di qualcun'altro, nella speranza che non calci troppo forte).

q.d.n.e.

giovedì 26 giugno 2008

Chi di tagli all'istruzione ferisce ...



Leggo oggi sul Sole-24 Ore che il governo, in piena frenesia di riforme e legiferazioni, ha proposto nuovi tagli all'istruzione pubblica. Visto che il 95 per cento del budget viene impiegato per il personale, Mariastella Gelmini ha proposto di ridurre gli insegnanti e di fargli fare meno ore, così ne pagherà di meno. "Misure dolorose, ma inevitabili" ha detto la ministra, la quale ha anche dichiarato che «l'Italia rispetto all'Europa ha un numero di ore di insegnamento ampiamente superiore alla media senza però avere una qualità di apprendimenti adeguati».
E' ovvio. I nostri bambini/ragazzi stanno a scuola più degli altri e sono più capre, quindi che facciamo? Tagliamo gli insegnanti. Come avevamo fatto a non pensarci prima?
E io che credevo bisognasse fare esattamente il contrario. Magari i nostri figli sono più ignoranti perché vivono in una situazione più ignorante, pensavo, quindi bisogna rafforzare la scuola per farli rientrare nella media. E rafforzare la scuola vuol dire sì puntare sui programmi, ma anche sull'incentivazione e la motivazione del corpo docente e su tutta una serie di attività connesse.
Che ingenua che sono. A mia discolpa però posso dire che quando io andavo a scuola le maestre erano persone rispettate e temute, nei bagni c'era la carta igienica e ogni settimana si faceva sia ginnastica che musica. Non avevo fatto bene i conti con la scuola di oggi, dove le insegnanti sono diventate il maggior punto di sfogo delle frustrazioni dei genitori, dove la carta igienica bisogna portarsela da casa fin dall'asilo e dove le attività come musica e ginnastica non sono sempre previste, anche perché se ne dovrebbero occupare sempre le stesse maestre che fanno ormai di tutto e vengono pagate ogni giorno di meno. Maestre alle quali ai corsi di aggiornamento spiegano che la scuola è un'azienda e che i bambini non devono giocare, correre e alzarsi dai banchi perché potrebbero farsi male e poi sarebbe l'azienda a pagare (tramite i suoi dipendenti, cioè le maestre stesse).
Vabbè, per il resto Mariastella prevede anche qualche taglio al personale tecnico (Ata), cioè bidelli e simili. Una robetta ... circa il 17%. Il tutto è ben congegnato, perché se i bambini non possono alzarsi dai banchi e non possono correre in cortile, non c'è bisogno di chi provveda a loro e di chi pulisca quello che non hanno sporcato. Geniale.
D'altronde chiunque frequenti una scuola pubblica sa bene di cosa sto parlando. Strutture inesistenti, insegnanti volenterosi che si fanno in 10 per supplire alla mancanza di materiale e alla mancanza di preparazione di alcuni colleghi (puntualmente intoccabili), bidelli che diventano figure di riferimento per tutti. Quando si entra a scuola l'impressione è che ci si debba aiutare uno l'un l'altro perché solo così forse si può andare avanti.
Ma la Gelmini ha un altro punto di vista: «Mi rendo conto che la scuola è una priorità, ma ai livelli di spesa per l'istruzione non corrispondono livelli qualitativi adeguati. E allora – ha aggiunto – se spendiamo più di altri Paesi per poi risultare ultimi nelle classifiche internazionali, se abbiamo studenti poco preparati e insegnanti demotivati credo che servano misure drastiche. L'errore più grande sarebbe difendere lo status quo»!!!
Io a questo punto abbandono. Perché si sta parlando di qualcosa che non capisco. Stiamo parlando dell'istruzione della popolazione del domani o di Miss.Italia? Cazzo c'entrano le classifiche? E chi si vuol punire per i livelli qualitativi bassi? Perché così a farne le spese non saranno solo gli insegnanti (demotivati ... ovviamente, chi non lo sarebbe quando lavora come un mulo e viene trattato come spazzatura?), non sarà solo il personale Ata e i contribuenti.
A farne le spese saranno i bambini di oggi, che diventeranno gli adulti di domani. E quindi a farne le spese sarà l'Italia. Culturalmente, socialmente ed economicamente. Togliendo soldi all'esigua spesa per l'istruzione noi buttiamo nel cesso un'altro po' di civiltà.
Ora però basta, che se si solleva davvero il problema ricomincia il balletto delle colpe: centro-destra e centro-sinistra, è stato quello o è stato quell'altro. Balletto che allontana dalla soluzione di qualsiasi problema e ci affossa in un mare di chiacchiericcio inutile, portandoci sempre un po' più giù nel fango di questo Paese.
D'altronde chi di tagli all'istruzione ferisce di vivere in un Paese ignorante e incivile perisce.

martedì 24 giugno 2008

Er monolito



Oggi la nostra famiglia si è arricchita di un nuovo membro: er monolito. Probabilmente non si aveva bisogno di lui, ma ora c'è e occupa uno spazio importante nelle nostre vite. Preaticamente occupa mezza casa, ma tant'è ... può sempre essere utile a qualcosa. Quando ti va la luce in faccia basta ruotare er monolito et voilà, la luce non c'è più. Se ti devi muovere in fretta puoi usarlo come vela, con l'accortezza di dare una mano di terzaroli, perché er monolito è grosso, tanto grosso e costa pure un po', quindi se si rompe è una disdetta. Er monolito può servire da separè e anche da tenda o da persiana, in caso di eccessiva luce. E' un po' imponente, ma alla fine mi ci abituerò.
Er monolito (per chi non lo avesse ancora capito) è un televisore Samsung lcd da 40 o 42 pollici (lo schermo ... proprio quello che si vede ... ha una diagonale lunga un metro). Un qualcosa di cui si sentiva davvero il bisogno in una casa dove non si trova il posto per appoggiare uno spillo e tutti soffrono di claustrofobia indotta. Quando vado a fare la spesa compro i pacchi di carta igienica da 4 rotoli, perché di più non saprei dove metterli. ma ora, visto che ci sposiamo, ci hanno regalato er monolito. E già il tv precedente era piuttosto grosso e ingombrante. Però alla fine, daje e daje, mi ci ero abituata. Ora mi trovo 'sto mammatrozzo in casa, che pesa la metà, ma è moooolto più grosso, e mi chiedo che fattore di protezione mettermi prima di accenderlo.
Poi decido di non accenderlo perché, oltre ad essere ingombrante, monolitico e un po' inquietante, er monolito è pure umiliante e ti sembra di non saper nemmeno cambiare canale. E dire che ero tanto brava a fa lo zapping, io che mi sono allenata fin da quando ero piccina, saltando intere ore di studio per guardare al meglio la tv.
Ora lo accendi e il formato è sbagliato, non ti compare la scritta Fox e tutto sembra sgranato. Poi arriva Federico, che ormai interagisce con le macchine con la sola forza del pensiero e magicamente si vede bene, nitido e senza spixelature. Ahimè, io non so capace ... cerco quindi il libretto delle istruzioni e, sfogliando libri, libricini e pezzette (quelle speciali per pulire er monolito, te le regalano nella confezione che potrebbe quasi diventare l'armadio di mia figlia da quanto è grossa) lo trovo.
Il manualetto è grosso come Herry potter VII, in poche lingue, ma dopo un po' mi spavento e non trovo l'italiano. Scelgo allora il portoghese, dandomi un tono e fingendo di prendere due piccioni con una fava (capire come funziona questo ennesimo telecomando ed esercitare il mio brasiliano quasi decente). In realtà questa sarà un'ottima scusa per non aver capito una mazza di come funziona. Comunque ora er monolito (detto anche er mammatrozzo) lotta e vive insieme a noi. Soprattutto vive, nella mia casa e spero di non trovarmelo nel letto o nella vasca da bagno (ma forse non c'entra).
La morale è che chiunque abbia voglia di vedere un film o una partita e non abbia i soldi per il cinema può venire a casa nostra e con il modico contributo di una bottiglia di birra avrà un posto in prima fila (pop corn compresi). Questo sempre che er monolito non mi schiacci prima .....


Per rendere l'idea ... mi dicono che il tv della foto è un altro e anche che è più piccolo. Sul nostro ci si potrebbe tranquillamente fare surf in 3.

lunedì 23 giugno 2008

La cittadina che protesta



Qui tutto va a rotoli. La politica, il Paese, la giustizia, il calcio, il tempo, il vicinato. Campare sembra sempre più difficile. Ma se non possiamo fare nulla riguardo ad alcune cose, possiamo invece fare molto riguardo ad altre. E non parlo solamente di mettere l'aria condizionata (che non farà altro che aumentare il riscaldamento globale e diminuire la nostra capacità di sopportazione dell'afa).
Credo che per prima cosa ci sia bisogno di cambiare la mentalità. Pensando un po' meno ai nostri problemi e ponendoci in modo più lucido ed empatico (sì, sì, ho detto proprio empatico) nei confronti del mondo. Ogni nostra azione ha un costo e bisognerebbe sempre individuare qual'è e metterlo nel preventivo delle conseguenze. Eppure non si pensa mai che quello che stiamo per fare influirà in un modo o nell'altro nelle vite degli altri. Si pensa sempre al proprio diritto. Senza fare una scaletta di priorità. Forse i neuroni dell'uomo medio non bastano per considerare tutto questo insieme di variabili, però se avessimo come valore il rispetto per gli altri (invece che lo spessore del portafogli, ad esempio) probabilmente tutto filerebbe più liscio.
Ci perdiamo invece in mille inezie, seguendo la strada dei furbetti (che spesso di intelligente hanno ben poco) e cerchiamo gli escamotage e le risposte nel loro terreno.

Questo vale ad esempio, per tutta la vicenda Berlusconi di questi giorni. Si parla di legge ad personam, ci viene risposto che non ci sono interessi ad attuare quella legge, e allora tutti a convincere tutti di una posizione invece che dell'altra. E se si dicesse semplicemente che questa legge ha portato troppa bagarre e varrebbe la pena non intignare per il momento? Il premier dimostrerebbe di non avere urgenza (e quindi di non avere nessun interesse personale), tutto l'apparato governativo dimostrerebbe rispetto e serietà. Invece si va avanti con discussioni e discussioni che confondono e annoiano l'opinione pubblica fino a sfiancarla e solo in pochi, tenaci e volenterosi, sanno veramente a che punto siamo.

Idem con patate per l'energia nucleare. E' l'unica soluzione dicono gli uni, inquina dicono gli altri, siete dei retrogradi rispondono gli uni, siete degli squali affamati di soldi, replicano gli altri. Ognuno tira acqua al suo mulino. Confusione, discussioni. Molti non vengono neppure ascoltati. Quelli che dicono !aspettiamo di vedere la quarta generazione, tanto per rinuclearizzare l'Italia ci vogliono almeno 10 anni, quindi anche se ce ne mettiamo 15 cosa volete che sia!. Quelli che sostengono che il nucleare ci vuole, ma che da solo non basta.
In questo Paese si politicizza tutto. Quindi o sostieni la mia idea oppure sei amico del nemico e quindi sei contro di me. Tanto anche se non è vero non ti ascolta nessuno e quindi non si saprà mai. Tutto viene manipolato per uso e consumo del movimento di opinione pubblica: l'energia, le leggi, la scuola, i mezzi di informazione, la salute pubblica.
E se nessuno sta a sentire quelle che sono le voci competenti (anche perché l'ignoranza fa sì che quasi nessuno sappia a chi appartengono tali voci), c'è una cosa che dovrebbe venire in testa a tutti e che non dice quasi nessuno.
L'Italia ha votato no sul nucleare. Sono passati meno di 30 anni. Vuoi interpellare i cittadini prima di decidere per loro? Ma porca paletta ... ora che ritenete la cosa importante il parere degli elettori non conta più nulla?

Nessuno si sente ritenuto incapace e stupido da questo governo? Bypassato in nome di qualcosa che la gente comune non sa e non può capire? Nessuno si sente preso in giro?
Evidentemente no. Perché ci stanno prendendo per il culo su talmente tanti fronti e in maniera così plateale che chiudere gli occhi e pensare al ct della prossima nazionale, all'emergenza caldo o alle quisquilie sulla comunione dei divorziati, sembra molto più logico.
Effettivamente se hai una spada di Damocle che ti penzola sulla capa è molto meglio non pensarci, perché si dovrebbe fare uno sforzo enorme per campare così o addirittura per tentare di levarla. E chi c'ha le forze?
La verità è che siamo un popolo di pigri, egoisti e poco lungimiranti.

Vabbè, ho iniziato volendo dire una cosa e ho finito su un discorso completamente diverso. Questo è un ennesimo stream of consciusness, un fluxus di pensieri che vagano senza una meta vera su cui scagliarsi (oppure con troppe mete, che poi è la stessa cosa), uno sfogo fisiologico del nervoso di una giornata in cui, con troppo caldo, ho dovuto scontare l'egoismo e l'assenza di complicità.
Lo pubblico lo stesso, perché penso si debba essere come si è nel bene e nel male, senza vergognarsi troppo delle scarse lucidità e dei propri difetti.
Chiedo venia a chi leggerà e penserà che questo discorso non ha né capo né coda (a ragion veduta). Ringrazio chi in questo discorso ci vedrà una persona imbavagliata e incazzata che ogni tanto ha un rigurgito di impazienza ed esplode in tiritere insensate e pasticciate.

Delusioni cocenti ... persino afose




Non si poteva vincere, sarebbe stato ingiusto. Abbiamo giocato per niente bene, non abbiamo fatto rimonte. E poi sono solo gli europei, che non ci interessano davvero un granché. A me fanno l'effetto di un mondiale in miniatura, ma ammetto che senza Brasile e Argentina il calcio internazionale perde un po' di sapore. D'altronde gli europei sono sempre stati vissuti come una competizione minore. La Francia ha fatto una zozzeria, noi siamo scesi in campo (e questa è l'unica situazione in cui si può usare questa frase con cognizione di causa) come delle signore snob, altezzose, che non si mescolano con la plebaglia e non capiscono perché gli altri si agitino così tanto ... è così volgare.
E poco importa che l'estate sia finalmente arrivata. Che i bambini siano stati quasi tutta la sera, per la prima volta, davanti alla partita. Che ai rigori avessero il fiato sospeso e le dita incrociate, sentendo la tensione di tutti noi.
Lo hanno già imparato i bambini, che noi ai rigori perdiamo. Forse perché si ricordano ancora dei mondiali, quando ai rigori in finale con la Francia avevamo già tutti gettato la spugna. Perché ai rigori noi si perde sempre, tranne quella volta, che è stata considerata un'eccezione.
I rigori sono una pratica sadica e crudele. Per questo mi piacciono tanto quando toccano agli altri. Perché posso prendermi il lusso di cambiare squadra da tifare quando voglio, senza farmi influenzare dal desiderio di festa. Senza che il desiderio di gridare e la possibilità di un attimo di felicità (illusoria) mi baleni per la mente.
Ad esempio l'altro giorno tifavo Turchia. Poi dopo un po' tifavo Croazia, poi al 122' ritifavo Turchia, ma in fondo di chi vinceva e perdeva non mi interessava nulla.
Stasera abbiamo giocato male, o comunque non bene, ma mi dispiaceva. E De Rossi ha sbagliato il primo rigore e mi dispiaceva ancora di più.
Così mi trovavo li tra amici e figli di amici, abbracciata ad Alice che a sua volta abbracciava un peluche, morendo di caldo, e mi chiedevo cosa sarebbe stato di li a 10 minuti, quando sicuramente tutto sarebbe finito.
La tensione mi ha fatto tornare il torcicollo.
Il tutto per una misera e stupida partita di calcio.
Ora però posso scegliere chi tifare, penso Russia, o Turchia, o in fondo anche Spagna (anzi no, la Spagna no, ho letto il blog di Marieta e quello di Gibilix e ho deciso di dedicare alla causa della nazionale catalana la mia solidarietà). In realtà le squadre che preferivo sono tutte uscite, segnale chiaro che questa competizione non è poi così gradevole come me la vogliono dipingere.
Ma in fondo chissene ... domani è un altro (afosissimo) giorno.

sabato 21 giugno 2008

Estate romana

Una delle cose più belle che sto vivendo in questo momento è il gruppo degli amici di classe. Se già è raro trovare dei genitori con cui si vada minimamente d'accordo, è ancora più raro formare un gruppo di persone, di età e mestieri completamente diversi, che insieme si diverte come non mai. Ed è quello che sta succedendo a noi.

Anche adesso che la scuola è finita tendiamo a fare tutto quanto insieme. Vedere le partite degli europei (tutte), pranzare, andare al cinema, andare da Ikea, andare in risciò a Villa Borghese. Nessuno quest'anno ha ancora voglia di partire, né noi né tanto meno i bambini che, increduli, si trovano a godere della compagnia di qualche amichetto per ogni istante da quando sono usciti dalla classe.
Con questo gruppo di persone ho passato tra i momenti più belli della mia vita. Non so spiegare bene come ne perché. Però più volte ho avuto la sensazione che questo periodo "magico" lo ricorderò sempre e alcune situazione saranno per tutta la mia vita tra i ricordi felici.

Mi ricorda di quando ero una bambina o poco più e passavo tutte le mie estati a Capalbio, dove c'erano tantissime persone, in qualche modo tutte amiche, e le situazioni si susseguivano una dietro l'altra, come se fosse una sorta di grossa comune: cene, spiagge, gite, galoppatoi, ristoranti, feste in piazza. Deve essere stato lì che sono diventata una bestiola sociale.
Comunque questa esperienza, che è difficilmente descrivibile senza scadere nella banalità, meritava almeno un post, per quanto piccolo e inutile possa sembrare ...

venerdì 20 giugno 2008

Di luce e di ombra


Mi dispiace essere monotona. Mi dispiace, ma in questo momento non riesco a parlare di molto se non della capoeira, che da un paio di settimane ha ripreso un ruolo dominante nella mia vita. Da quando ho iniziato, due anni e mezzo fa, ho capito subito che questa strana cosa, di cui non so dare una definizione precisa, sarebbe stata una cosa difficile e invadente. Ma non mi aspettavo questo percorso. Non credevo di poter rimanere così tanto a lungo con la passione per qualcosa in cui, tutto sommato, non riesco per niente bene. Non immaginavo di potermi affezionare così ad un qualcosa di così distante dal mio mondo. Insomma non mi aspettavo di diventare una capoerista. Perché io sono una capoerista, così come sono una mamma, un'amica, una matematica e varie altre cose.
E per me sarà sempre strano esserlo. Una vera sorpresa.

Stasera è stata una serata di luce e ombra, come lo sono solo i momenti di cambiamento. Volenti o nolenti stasera abbiamo partecipato alla fine della nostra capoeira al Virgilio, perché abbiamo chiuso andandocene e quando ritorneremo sarà da un'altra parte. Si potrebbe dire che i luoghi non contano, ma non è vero. Il Virgilio è stato una parte importante del nostro stare insieme. E stasera l'abbiamo salutato con una certa non calanche, quasi come se fosse un giorno come gli altri. Certo, qualche manfrina qua e là l'abbiamo tirata fuori, ma sempre così, di contorno e mai in roda. Una roda come tante altre, di certo non una delle più spettacolari.
Ma credo che ognuno di noi stasera abbia cercato di dare il meglio di se, che fosse li da pochi mesi o da sette anni. E credo anche che nella mente di qualcuno siano passate immagini di persone, di rode, di situazioni ... così come fantasmi, in silenzio. Anzi al suono di berimbaus, pandeiros e atabaque.
Tutto questo potrà sembrare triste, ma in realtà, nonostante una saudade latente, abbiamo festeggiato allegramente, perché quando una luce si spegne se ne accende un'altra e adesso inizierà qualcosa di nuovo. E di sicuro sarà emozionante, perché la capoeira lo è sempre (a volte anche troppo).
Alla fine, con qualche canzone sensata e qualche altra un po' meno, abbiamo portato avanti la nostra roda spartiacque e senza discorsi, abbiamo chiuso il Virgilio con pochi tocchi di Iuna e di Angola, che per me hanno detto molto più di qualsiasi parola.
Così, ancora una volta, ho salutato il Virgilio, dove la mia storia torna e si allontana e ritornerà sicuramente.
Quando ho visto chiudere il cancello ho pensato che era quello il momento in cui finiva. Ho aspettato un momento e ... sono partita per una nuova birretta. Adeus


Stavolta non ho preso una foto di Mjrka, ma una che ho trovato sul forum del gruppo Soluna. Credo sia stata scattata da Golia e non so bene chi ritragga, ma è evidentemente stata scattata al Virgilio e mi sembra perfetta per il post. Ringrazio il fotografo per averla messa a disposizione, chiunque egli sia.

lunedì 16 giugno 2008

La pillola del giorno dopo



Ricevo e diffondo l'appello che parte dal blog di Metilparaben: dal 14 giugno 2008, a Roma e a Milano, se una struttura pubblica vi nega la prescrizione della pillola del giorno dopo, si può chiedere aiuto chiamando i numeri del Soccorso Civile per ottenere subito la ricetta.
I numeri sono i seguenti:
Roma:
333 9856046 tutti i giorni feriali (lun, mar, mer, gio, ven) dalle 09:00 alle 19:00, e non stop dalle 09:00 del sabato mattina fino alle 09:00 del lunedì mattina.
Milano: 345 5011223 non stop dalle 18:00 del venerdì pomeriggio fino alle 08:00 del lunedì mattina.
Inoltre si potrà ricevere aiuto per sporgere denuncia contro le strutture che hanno negato la prescrizione.

Si chiede il contributo dei blogger per pubblicizzare questo appello, che non verrà messa in risalto dai media più classici.
Si chiede anche l'aiuto dei medici per contribuire ad allargare questa iniziativa.

Per maggiori informazioni vi invio al sito dell'Associazione Luca Coscioni (a cui si arriva anche direttamente dal banner).

domenica 15 giugno 2008

Distrutta e felice, anzi ... Macerata (diario di viaggio)


Sono appena tornata da due giorni di stage a Macerata. E' la seconda volta che partecipo ad uno stage esterno di capoeira e la prima è stata a Perugia nel 2006. Anche stavolta mi sono divertita molto. Ora sono distrutta e puzzolente. Ho sonno, mal di pancia, sono senza voce e ho dei piedi che gridano vendetta. Però sono di ottimo umore. Sono felice (non so come altro chiamare questa sensazione di sorriso interiore). Appagata e divertita.
Non che io mi sia ammazzata di capoeira in realtà.
Ma cominciamo dal principio.

Questo viaggio inizia ieri mattina, quando sono uscita da casa con le righe ancora in faccia, un cuscino tra le braccia, un pacco di biscotti in mano e lo zaino sulle spalle, con dentro tenda, sacco a pelo, stuoino, varie pezze, abadà (pantaloni di capoeira), corda, maglietta bianca (del gruppo, ovviamente), costume da bagno e poco altro.
Dopo un po' è arrivato Robozinho (i capoeristi hanno quasi sempre un soprannome, o appellido, che un tempo serviva a non far identificare i fuorilegge) e insieme abbiamo aspettato Javalì che ci passava a prendere con la macchina.

L'appuntamento generale era alle 9.30-10.00 da Piazzale del Verano (davanti al cimitero, o meglio, come dice qualcuno, davanti alle palestre del Cus, solo dall'altra parte, dove ci sono quei giardinetti). Tutti coerentemente in ritardo di una ventina di minuti, tranne Profeta.

Insomma, alla fine siamo partiti. Destinazione Civitanova Marche, ridente cittadina dell'Adriatico a due passi da Macerata. Io detesto i viaggi in macchina, ma questo l'ho sopportato con facilità. A parte uno sbuffo durante un tunnel di 4 km e un paio di momenti di defaillance, sono sopravvissuta ridendo e chiacchierando (ho il dubbio di aver rimbambito Roboz e Javalì, ma loro non si sono lamentati, quindi .....). Siamo arrivati senza troppi intoppi a destinazione, perdendoci solo a Civitanova Marche (siamo arrivati a Porto Sant'Elpidio girando per le vie della città) e abbiamo chiamato l'altra macchina (Maria, Fifì e Profeta) che stava ancora uscendo dall'autostrada dopo aver fatto un diverso percorso (A24 invece di A25 o viceversa), in realtà stavano per sbagliare strada (sono poi finiti a Recanati), ma allora non lo sapevano ancora.

Per farla breve nel giro di un paio d'ore il ristorante/stabilimento si è riempito di capoeristi arrivati da Roma (pare una quarantina), Matera, Bahia e altri posti sparsi per il mondo.
Quello che mi sono scordata di dire però è che pioveva a dirotto, il che non era proprio il massimo visto che lo stage doveva svolgersi sulla spiaggia e che dovevamo anche campeggiare in un giardino li dietro. Comunque sia nel pomeriggio inoltrato siamo andati in una palestra al coperto e abbiamo iniziato lo stage. Dopo un po' di riscaldamento con il mestre ospitante (Bozò Macumba), ho fatto la lezione dei principianti tenuta da Fifì (che è il mio professor) e poi ho assistito alle rode dove era impossibile partecipare perché jogavano solo i più bravi. Però ho cantato e guardato ... il che a volte è molto più rilassante ed emozionante che giocare in prima persona.
Verso le sei è iniziato il batezado delle corde e dei bambini del gruppo Oxossi di Macerata, alla fine del quale abbiamo fatto la doccia e siamo ritornati in spiaggia a piantare le tende (nel frattempo aveva smesso di piovere).

Era da un sacco di tempo che non mi trovavo in una situazione simile, caotica, di condivisione e di divertimento. Tende piantate una sull'altra, gente che chiedeva aiuto per gonfiare materassini, risate, battute e martellate.
Il costo dello stage includeva (come spesso accade) anche la cena/festa con tutti i partecipanti, ovviamente nel ristorante/pizzeria/stabilimento/campeggio improvvisato in cui ci trovavamo.
Morale della favola abbiamo mangiato tardi (ma non male), abbiamo bevuto un sacco, abbiamo (almeno io) conosciuto un sacco di persone, fumato un sacco di sigarette, chiacchierato, ballato e cazzeggiato fino alle 3.00 di notte. Poi alle tende, dove il cazzeggio e le risate sono continuati ancora per un po'.

Il giorno dopo (oggi) la mia situazione era la seguente: torcicollo a manetta (nonostante il cuscino e i massaggi con l'artiglio del diavolo), poco sonno, tanta stanchezza e rincoglionimento pesante.
Ci siamo risvegliati come ci eravamo addormentati, cioè al suono della risata di Fifì (per fari un'idea pensate a Sponge Bob). Poi abbiamo "smorfinato" per un bel po', aggirandoci tra una colazione, una pennichella di recupero e il bagno. Nella mattinata tarda siamo approdati sulla spiaggia. C'erano un po' di nuvole, ma il sole piano piano iniziava a spuntare. Poi pranzo, nuovo svacco e alle 3.30 inizio lezioni sulla spiaggia.
Io evito l'impatto diretto e smonto la tenda, poi mi accosto all'allenamento di capoeira, ma duro circa una ventina di minuti, perché Cica (il professore che teneva la lezione) insisteva sui lavori di braccia e spalle, movimenti che al momento mi sono preclusi.
Sempre più stanca mi sposto all'allenamento di afro-brasiliano e samba, dove duro di nuovo una ventina di minuti, perché il sole sulla testa si fa insopportabile e comincio a non riconoscere la destra dalla sinistra (riuscivo a malapena a sculettare rotando verso un lato, mi era impossibile farlo dall'altro).

Abbandono le lezioni in cerca di un po' d'ombra e trovo un paio di capoeriste, come me non più ventenni, del mio stesso identico umore: "Non je la posso fa". Tra una cosa e l'altra passa una mezz'oretta e poi inizia una roda. Alla fine di questa io, Javalì e Robozinho ci guardiamo e prendiamo la nostra decisione: è ora di alzare le tende e tornarcene a Roma.
Quindi prepariamo baracca e burattini, salutiamo gli amici e ci mettiamo sulla via del ritorno.
Anche queste ore di macchina passano allegramente (con un momento di forte tensione imboccando un tunnel da 10 chilometri, che poi è quello sotto al Gran Sasso, momento risolto parlando dell'INFN e dei vari esperimenti che si svolgono li sotto).

Adesso eccomi di nuovo qua, più rotta, più stanca e più sporca di quando sono partita. Però queste esperienze si dovrebbero fare più spesso. Innanzitutto non è detto che bisogna avere 20 anni per divertirsi. Secondo poi ridere con gli amici fa proprio bene. Infine, per quanto poco possa avere appreso con l'allenamento diretto (che poi non era tanto poco), ho imparato parecchio guardando e, soprattutto, ho soffiato sul fuoco del fomento capoeristico, che stava un po' languendo come tutto il resto. Adesso ho voglia di rimettermi in forma, allenarmi meglio, girare per un po' di palestre, imparare nuove canzoni.

Speriamo che duri almeno fino a fine luglio :-)


La foto utilizzata per questo post è, come al solito, di Mjrka Boensch Bees e non è stata fatta nello stage di cui parlo, bensì lo scorso anno a Villa Pamphili. Ho scelto questa tra le tante che Mjrka ha scattato perché evidenzia particolarmente l'aspetto ludico e affettivo della capoeira. I capoeristi immortalati nello scatto sono Cavour e Bala ;-)

venerdì 13 giugno 2008

Languo ...


In questi giorni languo, o languisco, non si sa. Provo spesso anche dei languori allo stomaco, ma questo è un altro paio di maniche. Non sono particolarmente languida però ... solo piena di cose per la testa ... la mia capoccia è piena, lo stress aumenta e l'ansia fa capolino! Quindi non riesco a fare granché oltre a ciò che devo, anche perché dormo appena posso. E non dormo mai abbastanza!!! Tutto questo procedimento fa sì che io non trovi il giusto tempo per scrivere sul blog. E quando lo trovo sono stanca e scrivo cose sconclusionate su argomenti complessi, quindi abbandono tutto nelle bozze perché non mi convince proprio nulla. Ma vabbè, sto accumulando e poi avrò un bel po' da sfogare e tornerò a sbizzarrirmi sul blog. Sono come una batteria in ricarica. Spero solo di non esplodere .....

mercoledì 11 giugno 2008

Patate, salmone, rughetta e mozzarella



Eccomi di nuovo qui. Sono giorni che scrivo post e li abbandono nelle bozze. Non riesco a scrivere una cosa completa! Stasera però sono andata ad una cena davvero gradevole e sono uscita di ottimo umore. Umore che purtroppo è stato successivamente rovinato da un paio di telefonate.
Mi aggrappo al ricordo della cena, consumata su terrazze meravigliose al centro di Roma con buon vino e ottima compagnia, e vi propongo una ricetta. Semplice. Un'insalata fredda!
Mi dicono che la ricetta di questa insalata sia stata copiata da Benito, trattoria popolare di Via dei Falegnami, dove spesso noi del circondario andiamo a consumare pranzi veloci per soli 5 o 6 euro. Se ci capitate vi consiglio le polpette al sugo con il purè.

Insalata estiva

Ingredienti: patate, salmone affumicato, rughetta, mozzareline di bufala (senza diossina)

La ricetta è banale: patate lesse, rughetta (non molta, solo per colorire), mozzarelle tagliate a pezzettini e striscioline piccolissime di salmone affumicato. Olio e sale.

Buon appetito

martedì 10 giugno 2008

Porterà mica un po' sfiga???!!!



Io non vorrei insinuare ... però ... con Prodi al governo campioni del mondo ... con Berlusconi perdiamo 3 a 0 contro l'Olanda (non perdevamo da quanto? 30 anni???) appena mettiamo piede agli europei. Gattuso, Pirlo e Ambrosini. Centrocampo del Milan!!! Bah ...

giovedì 5 giugno 2008

Breve aggiornamento sui tassisti romani


Lo so che mi ripeto, ma io sono ogni giorno più convinta che i tassisti romani ora si sentono i padroni del mondo. Io li vedo, anzi li subisco e mi devo pur sfogare in qualche maniera. In questa settimana ho beccato tre taxi in piena isola pedonale (una viuzza stretta stretta) che caricavano turisti davanti a un hotel. I turisti non avevano altro segno di invalidità se non quello di doversi portare delle valigie gigantesche. La fermata dei taxi ha di fatto impedito il passaggio ai pedoni (quando stai riportando a casa 4 ragazzini scalmanati queste cose le noti). Poi ho beccato ben due taxi a Via Renula nella corsia dell'8 in pieno giorno (sono quasi nove anni che abito qui e faccio quella strada almeno due volte al giorno, mai visti taxi nella corsia del tram). Cinque taxi passati allegramente col rosso (di quelli che ti guardano torvo perché ti butti con le creature per strada e li costringi a rallentare). Altre varie vetture parcheggiate in posti improponibili e persino un tassista che ha abbandonato l'auto in mezzo a Via Monserrato per andare a prendersi un caffè (intralciando completamente una curva e creando una fila di gente incazzata nera). Proteste alla Stazione Termini per l'indisponibilità di taxi. Turisti allibiti a Piazza del Popolo, dove puoi aspettare alla stazione mezz'ora e di taxi nemmeno l'ombra. E in tutto questo se prendi un taxi (io non lo faccio perché li boicotto, ma altri sono costretti e poi mi raccontano) questi figuri si permettono pure di attaccarti un pilotto su quanto sono sfortunati e quanto gli si impedisce di fare il loro lavoro. Si lamentano delle loro retribuzioni. E poi ti chiedono un sovrapprezzo perché invece di una borsetta avevi una 24 ore. Oltre il danno anche la beffa. Su una cosa però concordo con loro. Non aumentiamo il numero delle licenze. Se sono tutti così sarebbe come autorizzare l'invasione degli Unni.

Un brindisi ai biocarburanti




Mannaggia. E' da ieri che cerco di scrivere un post sui biocarburanti e non ci riesco. Ne scrivo un pezzo, poi mi distraggo, poi ne scrivo un altro pezzo, rileggo quello di prima e lo cancello. Mi sento Penelope. Ho avuto quasi la tentazione di lasciar perdere, dimenticando tutto, ma gli elicotteri Fao (che avevo utilizzato per l'apertura del post) continuano a ronzarmi sulla testa e rendono l'operazione di rimozione piuttosto difficile. Ce l'ho dentro e lo devo far uscire. A questo punto però faccio come quando non mi torna una dimostrazione matematica, ricomincio tutto da capo su un foglio nuovo.
Vediamo un po' ... si parla di biocarburanti. Se ne parla al vertice Fao (quello degli elicotteri che da tre giorni ci svolazzano sulla testa) e se ne parla sui giornali. In realtà se ne parla da un bel pezzo, però ieri ho letto un articolo sul Sole-24 Ore che ho trovato piuttosto interessante.
Riassumendo brevemente (e superficialmente), la problematica è la seguente: non si può andare avanti con i carburanti classici. Perché dipendono dai combustibili fossili e i prezzi stanno schizzando alle stelle (il petrolio in realtà è calato, ma la benzina manco per niente, si sa, è una vecchia storia), perché prima o poi finiranno e anche perché inquinano troppo.
Bisogna inventarsi dei carburanti che non siano proprietà esclusiva di alcune zone geografiche. Riproducibili con continuità (fonti rinnovabili). E che inquinino meno.
Ecco allora che nascono i biocarburanti, cioè carburanti che provengono dalle coltivazioni.
I biocarburanti però comportano un po' di problematiche. Tra tutti quello di alzare i prezzi delle materie prime agricole. Se infatti tutti decidono di riconvertire i campi per produrre coltivazioni utilizzabili a questo scopo, eccola là che ci sarà meno produzione di cibo. E il mondo non ha bisogno di meno cibo, anzi ...
Cosa si fa a questo punto? Si lasciano perdere i biocarburanti? No, perché il petrolio fa come cazzo gli pare, costa troppo e inquina (inutile dare da mangiare a tutti per tenerli in vita e morire di inquinamento). Sarebbe come buttare via l'acqua sporca del bagnetto con tutto il bambino (chiedo scusa per la metafora, ho scoperto che ad alcuni da fastidio).
Nell'articolo (di cui sopra) si parla di biocarburanti buoni e biocarburanti cattivi. Con le dovute virgolette ovviamente.
Europa e Usa stanno cercando di produrre una quantità considerevole di biocarburanti a partire dalle coltivazioni di cereali, granturco e grano. Questo non è buono. Per prima cosa si leva materia prima al cibo e poi non conviene affatto. Per produrre il carburante si utilizza la stessa energia che si ottiene o giù di li (uso 1 joule di energia per produrre carburante che equivale a 1 joule, massimo 1,5 joule).
In Brasile invece l'etanolo si ricava dalle canne da zucchero (in Brasile moltissime cose si ricavano dalle canne da zucchero, ad esempio la cachaca per fare la capirinha). E questo è l'esempio di biocarburante buono (come la caipirinha?). Le coltivazioni di canna occupano il 2% dei terreni agricoli del gigante sudamericano, ma la metà viene utilizzata per scopi alimentari. Quini per il bioetanolo viene utilizzato l'1% delle coltivazioni brasiliane. E pare che sia sufficiente. Utilizzando 1 joule di energia si produce combustibile per 8,5 joule (un rapporto molto favorevole) e con un solo ettaro di coltivazione si producono 6.800 litri di carburante. Niente a che vedere con gli etanoli prodotti da Europea e America. Inoltre "la canna assorbe ossido di carbonio mentre cresce e l'etanolo lo elimina, in parte, quando impiegato come combustibile: le emissioni di ossido di carbonio dei veicoli alimentati a etanolo sono inferiori dell'80% a quelle di benzina e gasolio". Mica male, no? E non si deforesta nemmeno l'Amazzonia (ci abbiamo pensato tutti), perché, a quanto dice Lula, la canna da zucchero non cresce in quel clima.
Purtroppo non si potrebbe coltivarla ovunque (le barbabietole non hanno gli stessi superpoteri, ahimè) e per questo consigliano di investire più soldi sullo sviluppo dei biocarburanti di II generazione (dalla cellulosa) che non in piantagioni di grano, mais e cereali a scopo combustibile (e qui subentrerebbe tutto un discorso sulla differenziazione dell'agricoltura nei vari Paesi, sulla perdita delle varietà dei semi, sulla globalizzazione e anche sulla crescita esponenziale delle intolleranze alimentari, ma lo farò un'altra volta).
E' chiaro che tutti vogliono portare acqua al proprio mulino (i produttori al loro portafogli e gli ambientalisti alla salute della terra), però secondo me questo argomento merita accurate riflessioni.
Personalmente sono convinta che si possano trovare degli equilibri sostenibili, anche se solo in teoria, perché nella pratica le speculazioni fanno più devastazione di uno tsunami. Ma almeno un tentativo di percorrerle, queste strade alternative alle risorse fossili, bisognerà pur farlo, no?
Intanto, alla fine sono riuscita a scrivere il post (dimenticandomi le cose che volevo dire, quindi sembra più una lezioncina, ma è meglio di niente, no?).
E sono andati via anche gli elicotteri ... che bello!!!

mercoledì 4 giugno 2008

Breve desiderio proverbiale





Tanto perché "si stava meglio quando si stava peggio", vorrei proprio che tornassero i tempi in cui "non c'erano più le mezze stagioni". Queste infatti erano utili quando "quà intorno era tutta campagna", ma adesso che "i tempi non sono più quelli di una volta" di stagioni sarebbe meglio averne solo due. Una freddina e una calduccia. Capisco che sto chiedendo "la botte piena e la moglie ubriaca", ma non ce la si fa più. Un giorno fa freddo e piove, il giorno dopo fa un caldo che "manco a li cani", oggi, ammetto (e concedo pure) si sta perfettamente. Tuttavia ci sono greggi di nuvolette sparse e, si sa, "cielo a pecorelle, pioggia a catinelle". Niente "rosa di sera, bel tempo si spera". Ma forse penso questo perché ho fame e "la fame è cattiva consigliera". Allora è tempo di andare a preparare la cena, d'altronde "chi ha tempo non aspetti tempo", "il tempo è denaro". E sarà meglio sbrigarsi perché "chi scruta tutte le nuvole non parte mai".

martedì 3 giugno 2008

Di tasse, balzelli e sparizioni. Ovvero del gioco delle tre carte



Che quella dell'Ici fosse una mossa elettorale senza né capo né coda lo sapevamo già da un pezzo. Lo sapevamo in tanti, compresi quegli amici che bisognava convincerli per andare a votare. Sapete quelli che scelgono di essere qualunquisti, ma approfittano di ogni occasione per farti tentare di convincerli, quando sinceramente ti andrebbe di parlare d'altro e di non sentirti in battaglia almeno con le persone care? Quelli che ti ribadiscono il concetto che con Berlusconi avevano 200 euro in più sulla busta paga e con Prodi improvvisamente 300 in meno? Io ne ho parecchi di amici così, che poi Berlusconi non lo votano, però ti devono far sentire uno pieno di ideologie e vagamente coglione, perché in fondo tu pensi che ci siano delle differenze sostanziali tra la destra e la sinistra. Quindi se non sei uno che spara a zero su tutta la sinistra e che rivaluta un po' la destra, anche se non la voteresti mai, sparano a zero su di te. Questi amici di solito giocano a chi urla di più, finché esausto non cambi argomento e loro pensano di averla vinta, ma tu non capisci cosa c'era da vincere, se non il farli sentire meno in colpa perché non si interessano di politica. Che poi a te se loro non si interessano di politica non te ne frega un granché, sono ben altri i motivi per cui gli vuoi bene, ma loro si sentono manchevoli e quindi ti urlano contro. E tu lì ti chiedi ... ma perché sono miei amici? Poi però passa la fase politica e, per fortuna, te lo ricordi!
Vabbè, ritornando al punto. Lo sapevamo che la storia dell'Ici aveva le gambe corte, perché non si possono levare tasse dappertutto e pensare di fare grandi opere e sanare il debito pubblico allo stesso tempo. Ci arriverebbero quasi tutti se solo ci pensassero, però la gente non ci pensa ed è contenta che non ci sia più l'Ici (anche quelli che non hanno una casa, che a loro non gliene dovrebbe fregare nulla). Io invece c'ho sempre avuto la preoccupazione di dove li andavano a prendere i soldi che mancavano. Da qualche parte dovevano pur uscire 'sti benedetti soldi, a qualcosa li dovevano pur levare. Che poi la destra, si sa, i vantaggi te li fa sempre vedere subito, ma gli svantaggi li nasconde bene, e quando te ne accorgi è ormai troppo tardi e gli effetti te li porti dietro per un bel pezzo. Insomma, levata l'Ici era solo questione di tempo per capire quale amaro sciroppo ci toccava sorbire al suo posto.
Per fortuna c'è chi è più sveglio e più veloce di me e la purga l'ha capita subito. Andrea Masala ci spiega sul suo blog dove il nuovo governo è andato a pescare i 3 miliardi di euro che sarebbero mancati con l'abolizione dell'Ici e la detassazione degli straordinari. Io vi consiglio di leggerlo, perché è lucido e dettagliato, ma intanto vi do un assaggio.
Dagli incentivi al fondo per l'inclusione degli immigrati (a questo punto inutile, visto che li vogliamo buttare tutti fuori) vengono levati 50 milioni. Al rimodernamento della rete idrica nazionale vengono tagliati altri 70 milioni. Al trasporto pubblico vengono decurtati 353 milioni (mica bruscolini), 231 al trasporto marittimo e 30 alle infrastrutture ferroviarie . Soldi levati agli incentivi per l'occupazione (55 mln), al fondo di solidarietà per i mutui prima casa (20 mln) e al fondo ordinario per le università (48 mln). E ancora tagli al Telefono Azzurro, al piano di violenza contro le donne, allo sport, ecc ...
Insomma prima pagava chi poteva permettersi una casa. Ora si paga tutti, con particolare riguardo alle classi più svantaggiate. E il bello è che magari non se ne accorgeranno mai, perché non si vedranno levare tutti i soldi insieme dal portafogli.
Et voilà, les jeux sont fait ...

lunedì 2 giugno 2008

L'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro



Se il buongiorno si vede dal mattino, oggi dovrebbe essere un giorno di merda. Mi sono svegliata con le frecce tricolore che passavano sopra le mie finestre, mi sono alzata con un torcicollo pazzesco e mi sono accorta che non c'era nulla per la colazione. Mi sono messa a cucinare delle crepes, sperando di vedere alla tv il trucco di Berlusconi liquefarsi sotto la pioggia. Ma niente. L'astuto è rimasto al coperto finché pioveva, poi si è fatto fotografare con i suoi fans (i fans? Ma vi pare che un presidente del Consiglio debba avere dei fans???). Delusione atroce. Poi, dato che l'Italia è un Repubblica fondata sul lavoro, mi sono messa un po' a lavorare e, dato che in fondo è un giorno di festa e il lavoro non era poi tanto, ho passato il tempo a rassettare, lavare panni, stendere, stirare, lavare piatti, piegare mutande, mettere le cose pulite nei cassetti e così via ... Fuori piove e la temperatura è scesa di circa 10 gradi (questa dovrebbe chiamarsi la stagione delle montagne russe ... fa sempre più caldo, poi quando arrivi al limite, giù, la temperatura scende in picchiata, quando stai per arrenderti al freddo, di nuovo su e così via). Piove un po', ma non abbastanza per riempire il fantastico secchio che ho messo fuori l'altro giorno. Pare infatti che l'acqua piovana sia l'acqua migliore per le orchidee e io, che manco di pollice verde, sto da mesi facendo di tutto per non farne schiattare una che mio padre ha incautamente regalato alla nipote per i suoi otto anni. L'orchidea non muore, ma non fa nemmeno i fiori e questo mi sembra intollerabile per una stupida pianta che riceve più attenzioni di me e vive nel mio bagno, ingombrando parecchio spazio con i suoi rametti rinsecchiti. Allora vai con l'acqua piovana, mi sono detta l'altro giorno, tanto qui piove sempre. Era un tentativo di fare buon viso a cattivo gioco, tuttavia la pioggia non basta e parte del fondo del secchio è ancora asciutta.
Ma vabbè, bisogna sempre pensare positivo (chissà perché poi) e allora mi consolo con i ricordi recenti. Insomma mi consolo con il batezado di ieri che è stato caldissimo, afoso e lunghissimo, ma anche emozionante. Ieri due amici hanno preso la corda gialla (uno dei due è Biro), che è una graduazione di tutto rispetto e che mancava da tempo nella nostra palestra. Inoltre ho fatto da madrina a ben due principianti che prendevano la corda verde. In realtà ho rischiato la tripletta, poi mi sono ricordata di qualcuno che l'altro giorno diceva: "tanto lo chiederanno tutti a te e a Fifì, e a noi non ce lo chiederà nessuno", quindi ho sviato Maria spiegandole la situazione. Un po' di amarezza per delle corde non date, ma secondo me meritate. Però le regole sono regole, anche quando sono stupide, quindi non si può far altro che rosicare un po' e aspettare la prossima occasione. Il batezado dei bambini è stata la parte più divertente. Alice si è super emozionata e anche i suoi amichetti. La cosa più carina è che sta nascendo anche in loro lo spirito di gruppo e si sono abbracciati forte forte ogni volta che qualcuno ritornava con una nuova corda legata in vita.
Trovo più giusto pensare a queste piccole cose che a quello che ci sta succedendo intorno. Commentare l'ennesima ingerenza sullo stato italiano da parte del Vaticano (a cadenza ormai settimanale) mi sembra inutile. Sottolineare l'aggressività delle dichiarazioni di Ahmadinejad mi sembra ancora più inutile. Sulla cronaca poi è meglio stendere un velo pietoso. Almeno oggi che è già una giornata di merda.
Ora mi rimetto in moto per dare a questa giornata un degno seguito. Bisogna lavarsi, vestirsi, andare a prendere la pargole e le sue amichette da Vittoria, bisogna riaccompagnare le amichette a casa e poi andare a fare la spesa. Quindi sarà l'ora di finire i compiti e cucinare (anzi, già prevedo ansie e ritardi). Poi mi anticipo un po' di lavoro (domani giornata campale) e tutti a ninna. Non vedo l'ora!
Che voi sappiate, esiste una Repubblica basata sul riposo?