martedì 16 dicembre 2008

Gli amici ritrovati














Una delle peculiarità di questo periodo è il ritrovare gli amici. Non sto parlando solo di ciò che avviene in Internet e non sto parlando solamente di amici che non si vedono da anni e anni e anni.
Mi sta accadendo, ormai da qualche mese, di ritrovare amicizie, anche con persone che avevo continuato a frequentare nel tempo, ma che per un motivo o per un altro, non sentivo più tanto affini, vicine e intime. Oltre a tanti amici che mi ero persa lungo la strada (digressione breve: in this great future, you can forget your past?).
E' bello ritrovare gli amici.
E non succede solo a me. Non faccio che sentire di riunioni di scuola e di cene con ex compagni di qualcosa. Ammetto che il social-network-che-non-deve-essere-nominato abbia contribuito non poco a questa moda del momento. Ma non riesco a capire quanto ne sia carnefice e quanto, invece, vittima. Credo che la possibilità di vedere che fine abbia fatto tizio sia stata la sua grande fortuna.
Intorno ho anche persone (ad esempio il marito divano-residente) che sostengono tesi denigratorie del tipo: "se non li ho più sentiti ci sarà un motivo", "vuol dire che non eravamo poi tanto amici" e "mica ci si può portare appresso chiunque".
Io però non sono d'accordo. A parte le ovvietà dei momenti della vita, per cui strane coordinate spazio-emozionali condite da pippe mentali varie, ci fanno allontanare da questo o quest'altro, secondo me ci si perde per strada per tanti motivi. La routine. La distrazione (che fa perdere intere rubriche telefoniche). Il timore.
E poi, soprattutto quando si parla di amici di gioventù (che brutto suono), le cose diventano ancora più insensate.
Nel primo quarto di secolo si tende a dare le relazioni per scontate. Anzi si tende a pensare che il fato ci farà incontrare. Si è sempre in attesa di qualcosa quando si è giovani. Si attende di cominciare la vita e non ci si preoccupa di mantenere le relazioni, perché non si sente nessuna precarietà nel futuro, solo qui e ora. Ci si concentra sul qui e ora e intanto il tempo va avanti. E di sottofondo rimane quel sentimento di attesa.
Poi un giorno ci si ritrova con dei figli, un lavoro, una casa e quel sentimento d'attesa appare completamente inutile. Siamo già nella vita, mani e piedi e non ce ne eravamo nemmeno accorti. Forse perché non era affatto come nell'immaginazione.
Prende uno strano senso di spaesamento, la sensazione di essere stati buttati su un palcoscenico senza essere pronti e avendo studiato un altro copione.
Allora gli amici, le persone interessanti che fino a ieri pensavamo di poter incontrare in qualsiasi angolo, diventano quasi impossibili. Percezioni sbagliate forse, ma ... si fa fatica a coltivare anche quelli che, un po' per casualità un po' per scelta, fanno parte del nostro più ampio oggi (non più qui e ora).
Ecco allora che incontrare un compagno di classe delle medie al cinema non è più una stranezza normale.
Molte persone però ci rimangono dentro, nei modi di dire, nelle associazioni con l'esterno, nei sapori e negli odori. A volte non ce ne rendiamo nemmeno più conto.
Molti ricordi si assopiscono, ma sto scoprendo che non si cancellano (molti altri sì ... temo indelebilmente).
Io poi mi porterei appresso sempre tutti.
Non sono una conservatrice, mi piace conoscere gente nuova, cambiare abitudini e fare nuove esperienze. Ma non ho la minima intenzione di buttare quello che già conosco. Sono un'accumulatrice, ecco. E di conseguenza una casinista.

Però ritrovare molti amici e avere una possibilità di relazionarmi con quello che sono diventati (riscoprendo antiche affinità) mi diverte moltissimo.
detesto i raduni alla "compagni di scuola", ma sono proprio soddisfatta dei miei ritrovi virtuali.
D'altra parte mi chiedo che impressione mi farà vedere degli adulti al posto di quelli che mi ricordo ragazzini e che, nonostante le foto con qualche ruga e qualche capello bianco, continuo a pensare con voci di ragazzini e movenze di ragazzini mentre chattiamo e ci scambiamo quintali di posta. Chissà ... ve lo saprò dire tra una settimana!

Ok, le immagini sembrano non essere più correlate con gli argomenti, ma ... ne siamo davvero sicuri? Stavolta è Seraut!

lunedì 15 dicembre 2008

Il vuoto delle pagine non scritte


E' da un bel po' che non scrivo sul blog. In realtà ho iniziato nuovi post, ma poi non li ho finiti e sono rimasti li, ad occupare spazio virtuale e a rimproverarmi silenziosamente. Perché c'è sempre un tacito dissenso quando vogliamo fare un qualcosa e poi invece non lo facciamo, ed è un dissenso diverso da quando non facciamo un qualcosa che dobbiamo fare. Deludere le aspettative degli altri non è gradevole, almeno per me. Ma deludere le proprie ... è un altro paio di maniche.
Quindi man mano che il tempo passava il blog diventato qualcosa di fastidioso, un pensiero da rimuovere. Così ho smesso di leggere anche gli altri blog, aggiornandomi solo ogni tanto. Ma la blogsfera mi manca.
Quindi stasera (anzi stanotte, visto che sono quasi le 2.00) mi sono decisa a tentare di spezzare questo circolo vizioso ed eccomi qua, ovviamente senza nulla da scrivere perché in questi momenti a me non viene in mente nulla e se avessi rimandato al momento di avere una buona idea, avrei finito solo col procrastinare. E sarebbe stato inutile riprendere dei post già iniziati e mai finiti.Non funziona.
Ora questo è un primo passo. Se riuscirò a riscrivere nei prossimi giorni magari questo meccanismo si sbloccherà e tornerò ad esprimere qualche nuovo concetto, non riassumibile in una frase detta in terza persona (tipo "Valentina si perde in pensieri stocastici e cucina le uova").
Questo per ora è tutto, il mio primo e stentoreo passo. Ma, si sa, domani è un altro giorno ...

Ho scelto per questo post un immagine di Burri sia perché rende bene l'idea, sia perché quando ho messo Rothko mi metteva gioia capitare sul blog ... vediamo che effetto fa questo ...