In questi giorni si legge di tutto.
Tra quelli contrari alle procedure per interrompere l'alimentazione e l'idratazione leggo, sopra ogni altra cosa, che la vita è un dono e non possiamo decidere noi quando interromperla. Non sono d'accordo. La vita è un dono che capita a ciascuno di noi. Un dono personale. E siamo solo noi che possiamo decidere cosa farne, nel momento in cui siamo in grado di decidere. Non ci possono espropriare della nostra vita e delle decisioni su di essa.
Leggo poi che la vita è sacra e mi chiedo perché allora alimentiamo ogni giorno un meccanismo che non considera la vita di tanta gente. Mi chiedo perché accettiamo di campare in una situazione piena di lussi e privilegi, sapendo che questo costa la povertà di molti altri e in definitiva la morte e la sofferenza di interi popoli. Inoltre sembra essere sacra solo la vita dell'uomo, mentre le altre (quelle che non sono utili al nostro quotidiano) sono completamente svalutate. Me lo chiedo provocatoriamente, perché lo capisco benissimo. Anche per me la vita (mia e delle persone a cui voglio bene) è sacra, ma so benissimo che non è un diritto, che non mi è dovuto nulla e che il caso (o la necessità) possono portamela via in un istante. Forse dobbiamo smettere di sacralizzarci tanto.
Leggo la preoccupazione di molti che hanno letto statistiche sui cosiddetti "risvegli" di persone in stato vegetativo da anni. Se la stiamo ammazzando e invece si sarebbe risvegliata? E se invece non si svegliasse mai, ma soffrisse ogni giorno per la sua condizione? Chi può prendersi la responsabilità di decidere?
Ognuno per se. E' l'unica risposta che penso possibile. Io l'ho sempre detto: non vorrei mi si staccasse la spina, ma vorrei che mi si leggessero libri, che mi si mettessero filmati, documentari, ecc ... Questa è la mia sensazione, il mio testamento biologico. Però non è una posizione a priori.
Capisco perfettamente chi invece dice "staccatemi la spina".
Tutto questo comunque non è l'oggetto del contendere di questi giorni. Non c'entra niente la sofferenza di Eluana Englaro, né la straziante crociata dei suoi parenti, che non hanno diritto alla pace.
La cosa più preoccupante che ci riguarda tutti è che siamo finiti in un gioco di forze, nella strumentalizzazione di un fatto di cronaca qualunque, che però va a toccare le nostre paure sociali.
Io non credo davvero che lo Stato possa intromettersi in una questione così delicata. Né tantomeno una chiesa, che in definitiva vede dopo la morte un paradiso e una vita eterna, quindi non si capisce perché ci debba tenere tanto a lasciarla qui a soffrire (direi che ormai il suo posticino al sole se lo sia già guadagnato, no?).
Tuttavia non credo come molti che questa sia un'ennesima ingerenza di Benedetto XVI nelle leggi del nostro Paese. Anzi l'ingerenza c'è, ma non è quella la cosa che mi spaventa.
Quello che mi fa incazzare (non mi indigno più, ora mi incazzo e basta) è che tutta questa vicenda viene usata per mettere un piede nelle nostre porte.
E tutti a dibattere della questione "giusto/non giusto" mentre qualcuno si appropria delle nostre libertà e modifica le leggi che ci hanno permesso di essere, nel bene e nel male, una Repubblica.
Questo non riguarda più Eluana Engrado e la sua famiglia, che magari ora meriterebbero solo silenzio e pace. Questo riguarda tutti noi e si deve essere completamente ciechi per non capirlo.
Ammiro Napolitano per essere andato contro alle decisioni del governo, anche se mi sembra di assistere ad una missione suicida. E' da parecchio che Berlusconi sfida il colle e stavolta c'è riuscito in pieno. Però almeno un esempio di moralità Napolitano ce l'ha data. Ma basterà?
In questo ritorno ad un medioevo oscurantista temo proprio di no.
Ringrazio Marcello per il lavishly Blue Klein
Invito tutti a leggere e firmare l'Appello dell'Associazione libertà e giustizia