venerdì 27 giugno 2008
Le equazioni dell'arroganza
Stavo li sul balcone a fumarmi una sigaretta ripensando al post precedente e a vari commenti, letti in seguito, sui presunti guadagni ingiusti degli insegnanti. Mi immaginavo queste persone che, magari forti di una laurea fresca fresca, protestavano sullo stipendio mensile delle maestrine, donne non laureate (anche se ormai non è più così) e senza specializzazione che prendono circa 1500 euro al mese (???) per star li 4 ore al giorno a badare a dei marmocchi (che tanto imparano tutto dalla tv e da internet). Non so perché, ma immaginandomi questa scena, mi vedevo queste persone davanti ad una tv accesa, con una partita di calcio inframmezzata da pettegolezzi su veline.
Seguendo i percorsi un po' contorti della mente, sono arrivata alla questione, ormai vecchia e arci discussa, su quanta ignoranza si nasconda dietro una certa arroganza.
Allora mi è venuta la strana idea di tirarne fuori una teoria, che attinga dalla statistica, dalla psichiatria comportamentale, dalla sociologia e anche dalla logica matematica (che ci sta sempre bene in una teoria). Ora, siccome non sono una psichiatra comportamentale, né una sociologa, né una statistica, ma ho solo qualche base di logica matematica (senza essere laureata in questo, ma tanto non percepisco guadagno, quindi è ok) mi serve un po' di aiuto per buttare giù 'sta teoria. Anche perché non ho molto tempo a disposizione e il caldo riduce al minimo le possibilità di ragionamento deduttivo.
L'idea è più o meno questa: definiamo i protagonisti e le variabili, quindi dall'esperienza empirica tiriamo fuori un'equazione sulla tendenza dei comportamenti (che non pretenda di essere esaustiva perché, avendo a che fare col comportamento umano, non se ne potrebbe mai venire a capo). Inizio dalle definizioni (sono pur sempre una matematica).
Gli arroganti sono quelli che, metodicamente si mettono a criticare con veemenza cose che non li riguardano direttamente, sparando sentenze (mal)giudicanti e senza appello. Mettono bocca su tutto e trovano ingiuste le lamentele degli altri, pur lamentandosi spesso di cose inutili. Non lasciano parlare gli altri e non si mettono in discussione neanche un secondo. Hanno la tendenza ad essere prevaricatori, opportunisti, delatori dei deboli e a non ascoltare nulla di quello che gli viene contrapposto se non sono in condizioni di replicare con una certa violenza.
L'arroganza è "l'arte" praticata dagli arroganti.
Gli ignoranti sono coloro che non conoscono, non si interrogano e non hanno una reale competenza. Magari ne hanno qualcuna specifica, ma in generale non vogliono sapere altro per non mettere in discussione il poco che sanno. Sono caratterizzati da una scarsa curiosità e da una particolare incapacità di elasticità mentale.
L'ignoranza è "l'arte" praticata dagli ignoranti.
Passiamo ora alle negazioni (ci verrà utile nel procedimento logico). Spero non me ne abbiate, ma a ignoranza e arroganza non voglio contrapporre i contrari più utilizzati (almeno nell'immaginario collettivo) cioè cultura e mitezza, bensì altri due, con accezioni più consone alle definizioni, che sarebbero sapienza e umiltà.
Quindi contrappongo agli ignoranti i sapienti, che non sono vecchietti barbuti che passano la vita davanti ai libri, bensì persone con un'avanzata ricerca di consapevolezza, curiose e spesso profondamente competenti su varie materie. Mentre agli arroganti contrappongo gli umili, che non è detto siano ricoperti di stracci e vivano in capanne, ma che siano in gradi di ascoltare e imparare anche da chi ne sa meno di loro e accettano come possibile anche una considerazione molto distante dalla propria.
A questo punto verrebbe di pensare che le mie categorie sono sottoinsiemi della più classica divisione buoni/cattivi. Ma non si può cadere in questo errore grossolano. Soprattutto non si devono giudicare le categorie con i sentimenti (anche se verrebbe facile per come le ho proposte), perché questo inficerebbe tutta la costruzione della teoria. magari un ignorante poi è una bellissima persona e un arrogante è capace di uccidersi per un amico, mentre un umile può essere codardo e sparire nel momento del bisogno così come un sapiente può non servire a rendere migliore la condizione di vita di qualcuno. Non bisogna confondersi ne tantomeno identificarsi, anche perché temo che queste quattro categorie siano contemporaneamente presenti (in quantità variabile) nella maggior parte di noi.
Questa è solo una classificazione semplificata, che vuole indicare persone e situazioni particolari per tirar giù un'equazione o qualcosa che le somiglia.
Partendo dall'esperienza ho notato che quando si tirano fuori affermazioni arroganti, quasi sempre c'è una profonda ignoranza del contesto. Per esempio la Carlucci che parla del lavoro di Maiani o una mia compagna di corso che protestava per un voto abbassato ad un compito di geometria in cui aveva fatto dei gravissimi errori grammaticali. Con ciò non voglio certo affermare che dietro ogni forma di arroganza ci sia un analfabeta o una gallina. Però credo che sia davvero improbabile vedere la Rita Levi Montalcini che manda a quel paese qualcuno dandogli dell'idiota per aver cotto nell'olio di semi le cotolette alla milanese.
Quello che voglio analizzare è una tendenza di comportamento (che ammette un numero finito e circoscritto di eccezioni), così da sapere cosa aspettarmi a seconda di chi mi trovo davanti.
La mia affermazione (tesi) è la seguente: se una persona è arrogante allora è ignorante.
Quindi sto mettendo l'insieme delle persone arroganti come sottoinsieme di quelle ignoranti (badate bene non sto dicendo che ogni ignorante è arrogante, semmai il contrario).
Ripeto, questa tesi è solo di tendenza, per cui si può trovare anche un arrogante sapientissimo, anche se, scavando, si potrebbe scoprire che è profondamente incompetente o che è profondamente convinto di essere tale.
Dimostrando la realtà di questa tesi ne deriverebbe il seguente corollario (in virtù del fatto che se A implica B allora nonB implica nonA): se una persona è sapiente allora è umile.
Ora però basta, sennò ci perdo tutto il pomeriggio. Attendo la mano di qualcuno (o anche il piede di qualcun'altro, nella speranza che non calci troppo forte).
q.d.n.e.
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1 commento:
Molto giusto. Il tuo ultimo corollario mi ha riportato alla memoria la frase seguente, che mi pare chiuda il cerchio con la foto di apertura del post: "La nostra conoscenza, se paragonata alla realtà, è primitiva e infantile. Eppure è il bene più grande di cui disponiamo" (Albert Einstein).
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