martedì 14 ottobre 2008

Mi chiamo Va_Lentina e sono facebook addicted
















La realtà è che ci sono cascata con tutte le scarpe. Ho tenuto duro per un po', per un bel po' direi, ma alla fine la dipendenza ha vinto.
Quando mi sono iscritta non capivo nulla, poi ho cominciato a mandare stronzate in giro, a iscrivermi ai gruppi, a mandare le mail. Le prime chat, gli amici trovati dalle pagine degli amici.
Per un sacco di tempo facebook era una cosa accattivante e un po' repellente. Tutti se ne lagnavano e solo qualcuno era veramente sotto, lo trovavi tutto il tempo, ti scriveva sulla bacheca. Io pensavo solo a dare da mangiare al cane e a mandare sushi ai miei amichetti. Una roba di cinque minuti al giorno.
Piano piano la cerchia degli amici si è fatta sempre più ampia, ma ancora solo cavolate, non ne capivo davvero l'attrattiva.
Poi è arrivata la prima fissa: "Who has the biggest brain". Un giochino tipo quelli del Nintendo DS di Alice, di quelli in cui io sono tanto brava per intenderci. Ho cominciato a passare li davanti tutto il tempo che prima passavo in cavolate e giochini altrove. Mi sono ingarellata con gli amici, li ho battuti (spesso), sono stata battuta (raramente, ma inesorabilmente).
Una prima ondata di passione.
Intanto gli amici erano sempre di più, quasi tutti di capoeira, ma cominciavano a spuntare anche dal passato e da provenienze insospettabili.
E per ciascuno una serie di foto, una lista di amici da verificare, una nuova liaison con altre persone conosciute. Così incominci a prenderci veramente gusto a farti i cavoli altrui.
Una seconda ondata di passione.
Ho iniziato a cambiare stato sempre più spesso.
E quanto più tempo ci passavo, quanti più amici venivano a galla, quanto più chat si aprivano, quante più lettere arrivavano. Commenti, scritte sulle bacheche, richieste di amicizia.
Poi la conquista definitiva: le assurde coincidenze. Sono queste che mi hanno dato la scossa di adrenalina che mi ha resa completamente facebook addicted.
Una persona carissima ritrovata per vie insospettabili. Una sorella acquisita che lavora fianco a fianco ad un'amica del liceo. Un amico d'infanzia di Federico, il cui padre è il vicepreside di Alice.
E poi ... sempre più amici lontani. Foto, tag, chat ... la sensazione di essere in una seconda vita (altro che second life), in un altro spazio spazio tempo in cui puoi essere invisibile o assolutamente plateale. Una seconda possibilità per molti versi. Una pubblica gogna per molti altri.
A questo punto mi ci trovo impastata mani e piedi. Inizia a rubare tutto il tempo del blog, della "capoeira a casa", delle telefonate.
Detesto chi se ne tira fuori e chi guarda facebook con sguardo altezzoso. Detesto chi si sente troppo spiato e ha paura di essere taggato nelle foto. Troppo facile sputarci addosso. Più difficile divertirsi nonostante tutto. Un po' come nel resto. La volpe e l'uva è una favola che mi ha sempre messo a disagio.
Detto questo, troppo spesso è la sagra della futilità. Necessaria e provvidenziale, ma non esaustiva.
Quindi tento timidamente di riprendere il blog e altre cose meno immediate della vita, perché già so che facebook, come tutto il resto, sarà ad ondate successive e non è detto che saranno tutte di passione. Datemi una mano ;-)

9 commenti:

Gibilix ha detto...

Aiutiamoci tutti.

Intanto riprendiamo un po' di blogoterapia.

Unknown ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
V. ha detto...

:-)

francescobiraschi ha detto...

Anche io ho avuto la fase maniacale di fb. Poi ho deciso di uscirne. Non lo guardo con disprezzo. Me ne sono andato perchè probabilmente ho visto unicamente il potenziale negativo di un social network senza un utilità specifica (a differenza di linkedin per esempio, dove cerchi lavoro). La possibilità di una condivisione così ampia di dati ritenuti personali è senza dubbio a mio avviso un problema. Se la teoria dei sei gradi di separazione è vera (tanto in voga proprio su fb), bastano sei passaggi a far sapere, vedere e conoscere i cazzi miei a tutto il mondo, anche settando la privacy in maniera ferrea.
Per carità c'è chi non ha nessun problema, ma personalmente la cosa non mi entusiasma, preferisco mille volte il mio blog!!!
Daj co' sti blog allora!!!
Baci

V. ha detto...

A me personalmente non importa che tutti siano in grado di sapere i cazzi miei (altro che 6 gradi di separazione ... saranno due o tre al massimo), primo perché chi non mi conosce non credo sia interessato, secondo perché su fb metto cose che non nasconderei a nessuno.
Penso di dare molte più informazioni di me sul blog, dove mi sfogo e tiro fuori idee politiche e simili, senza alcuna omologazione. Come vedi anche in questo caso il mio nome e il mio cognome sono facilmente indovinabili. Ti dirò di più, ci vedo una certa utilità in un social network così, ma come sai io sono una creatura molto socievole. Mentre non soporto linkedin perché mi mette ansia il solo concetto di "lavoro".
Capisco molto bene la tua scelta però.
Il blog e fb sono solo due aspetti delle mille sfaccettature di una persona, ognuno è libero di coltivare le parti di sè che preferisce ;-)

Roberto Ladisa ha detto...

Personalmente non so come funzionano i social network, a meno che le vecchie community di MSN non siano considerate simili.
Si parla tanto di fb, è solo che non ho idea di come funzioni, anzi mi piacerebbe che qualcuno me lo spiegasse, senza dovermi leggere pagine e pagine di siti.

Valentina, come devo interpretare il post?! Alla lettera, oppure allegoricamente…

Scherzi a parte, quando ( qualche anno fa), lavorai in una scuola di Pc ebbi “un caso” di una ragazza che rimase “dipendente” dalle chat. Paradossalmente lei ha sempre “odiato” internet e criticava me e ciò che facevo sul web, comunque!!!

L’Internet dipendenza, ( IAD) è vasta, talmente ampia quanto la grandezza di internet, quindi difficile da sintetizzare. A mio avviso non c’è nulla di nuovo da scoprire in queste “dipendenze”, se non quelle caratteristiche che riguardano il fatto che siamo animali sociali, e che molto spesso cediamo a delle pulsioni di basso livello.

Ora al di là della “IAD” che richiede trattazioni più approfondite, però mi stupisce tutta questa paura di essere scovati, scoperti in internet.
Discorso generico: molti profili nei Blog non hanno l’immagine, e le informazioni sono false e mi chiedo perché?!
Ci hanno detto che in internet ci sono molti furbacchioni che “rubano l’identità”, o chissà quante altre cose, ma siamo sicuri che noi nascondiamo le nostre identità per questi motivi?! Io credo proprio di no!
Se ho un Blog e scrivo, ( con tutti i limiti del tempo e altro), di cosa devo aver paura? Di me stesso? Di quello che potrebbero dire gli altri? Di essere etichettato politicamente? o altro?
Io devo avere paura delle mie idee?!
No! Per questi motivi quando sono in internet uso il mio nome e cognome, perché al di là di tutto sono fiero di me stesso.
Se tu “sistema” vuoi farmi aver paura delle mie idee e di me stesso, stai pur certo che tu “sistema” devi aver paura delle fisime e paranoie che ti hanno inculcato.
Ha ragione Valentina: “A me personalmente non importa che tutti siano in grado di sapere i cazzi miei, primo perché chi non mi conosce non credo sia interessato”…

Parole sante, anche perché il contrario implica un narcisismo esasperato, oppure paranoie, manie di persecuzione, oppure sentirsi gli occhi puntati, quando in realtà nessuno ci caca. Ragazzi queste paranoie sono frutto di anni di Tv-dipendenza molto peggiore della “IAD”.

V. ha detto...

Ah ah Roberto, hai ragione.
Solo che io a presentarmi direttamente con nome e cognome mi sento tipo a scuola, però è una cosa mia.
Io credo che l'unica cosa che interessi ai phisher (sono loro che "rubano le identità", no?) siano altri dati sensibili, diversi da nome cognome e data di nascita. Certo, se si è poco scaltri si finisce per suggerire la password di cose più importanti. Ma ormai l'avranno imparato tutti che non si mette come password della banca la data di nascita o il nome del figlio, no?
Questa cosa del furto di identità mi ricorda una storia di antropologia che mi hanno raccontato tanti anni fa. Gli abitanti di una tribù, credo africana, non volevano essere fotografati, perché credevano che questo levasse loro l'anima.
Io non credo che la mia anima sia esauribile con il mio nome, il mio cognome e la mia fotografia.
Credo anche che gli unici dati interessanti per i gestori di social network & co. siano i nostri gusti.
E' vero che servirà a vendere più pubblicità, ma magari dall'altra parte anche a suggerire quali produzioni hanno più mercato e quali meno.
Beh ... preferisco influenzarli io invece di qualcun altro, almeno mi proporranno cose che mi piacciono, al posto di un'ennesima macchina, sempre più cromata e più veloce di cui francamente non sento alcun bisogno. Quantomeno mi piace cullarmi in questa illusione.
Infine, per tornare a facebook e all'identità: se proprio devo lasciare spazio alle mie paranoie, allora preferisco essere li e controllare che nessuno si spacci per me con i miei amici (che non sono amici virtuali, ma persone che cononosco da tempo, che ho ritrovato e con le quali ho intrecciato un tessuto sociale negli anni).
Detto questo rispetto Biro, che pure fa parte dei miei amici, che si sente osservato e non vuole lasciare tutte queste tracce di sè.
A riprova di questo rispetto consiglio un bel libro cyberpunk di Pat Cadigan che si chiama Mindplayers, nel quale questo argomento è trattato in abbondanza.
Roberto, Facebook è abbastanza facile da usare ed è la naturale evoluzione di MSN e simili. E' leggero e superficiale all'apparenza, ma ci puoi fare quello che ti pare (compreso pubblicare il blog). All'inizio sembra impossibile, ma ... è molto più semplice di quanto non si dica.
Se ti iscrivi non dimenticarti di aggiungermi tra gli amici ;-)

Roberto Ladisa ha detto...

Non fraintendetemi, ho solo preso spunto dalle vostre riflessioni, del resto anch’io fino a pochi anni fa viaggiavo anonimo in internet.
Sarebbe interessante fare un post su quest’argomento: perché nascondiamo la nostra identità in internet? Cosa si cela dietro questo comportamento?
Parlare di questi argomenti è un modo utile per fare chiarezza e togliere dalla mente delle persone ( in parte anche me), molte fisime che involontariamente ci trasciniamo da anni di “lavaggio del cervello” con la Tv e tutti i messaggi che manda, e poi l’educazione, la società con tutte le sue paure, la nostra biologia e come noi metabolizziamo tutto questo: chiaramente il risultato è un bel panorama molto colorato.
Tanto per fare un esempio: la gente ha paura! È vero… ma quante di queste paure sono reali e quante sono indotte da ore ed ore a guardare film di paura e telefilm sempre violenti. Questo è un esempio banale, ma la sociologia ne è piena.
Se razionalizziamo, ci rendiamo conto che molte nostre paure sono indotte da stimoli non reali, semmai virtuali che nell’arco di decenni plasmano il nostro cervello. Questa non è fantascienza è semplicemente sociologia e psicologia. Il comportamentismo ci è arrivò nei primi decenni del “900.
Inquietante la celebre frase di Watson: “ datemi “x” bambini e ne farò di loro un avvocato, un attore, un ingegnere ed un musicista e se volete anche un delinquente”, all’incirca era così.
Forse un musicista e un matematico non vengono a tavolino ma incutere terrore è sempre un arma che funziona, e poi alla gente piace.
Dulcis in fundo, il comportamentismo funziona con chi? Con le persone che hanno una bassa cultura ed esperienza di vita. Quindi, disabili mentali, bambini, adolescenti, e anziani, in poche parole funziona col 90% dell’intera società. Infatti la pubblicità si basa sul comportamentismo: stimolo e risposta, e il rinforzo aggiunto da Skinner.
Vabbè come sempre sono andato di fuori…

Tutto ciò per dire che anche il nostro comportamento in internet è influenzato dalla soggettiva percezione che abbiamo del mondo: è un pericolo, è pieno di gente cattiva, violentatori ed assassini… però quando la mattina usciamo, per andare all’università, a lavoro, o altro non mi sembra di vedere persone violentate e massacrate.
Ne consegue che la percezione che molti hanno di internet è sfalsata!

V. ha detto...

Tempo fa avevo scritto un articolo che starebbe bene con questo discorso. Sono d'accordo, bisogna approfondire l'argomento, cerco di ricavarmi un'oretta