giovedì 26 giugno 2008

Chi di tagli all'istruzione ferisce ...



Leggo oggi sul Sole-24 Ore che il governo, in piena frenesia di riforme e legiferazioni, ha proposto nuovi tagli all'istruzione pubblica. Visto che il 95 per cento del budget viene impiegato per il personale, Mariastella Gelmini ha proposto di ridurre gli insegnanti e di fargli fare meno ore, così ne pagherà di meno. "Misure dolorose, ma inevitabili" ha detto la ministra, la quale ha anche dichiarato che «l'Italia rispetto all'Europa ha un numero di ore di insegnamento ampiamente superiore alla media senza però avere una qualità di apprendimenti adeguati».
E' ovvio. I nostri bambini/ragazzi stanno a scuola più degli altri e sono più capre, quindi che facciamo? Tagliamo gli insegnanti. Come avevamo fatto a non pensarci prima?
E io che credevo bisognasse fare esattamente il contrario. Magari i nostri figli sono più ignoranti perché vivono in una situazione più ignorante, pensavo, quindi bisogna rafforzare la scuola per farli rientrare nella media. E rafforzare la scuola vuol dire sì puntare sui programmi, ma anche sull'incentivazione e la motivazione del corpo docente e su tutta una serie di attività connesse.
Che ingenua che sono. A mia discolpa però posso dire che quando io andavo a scuola le maestre erano persone rispettate e temute, nei bagni c'era la carta igienica e ogni settimana si faceva sia ginnastica che musica. Non avevo fatto bene i conti con la scuola di oggi, dove le insegnanti sono diventate il maggior punto di sfogo delle frustrazioni dei genitori, dove la carta igienica bisogna portarsela da casa fin dall'asilo e dove le attività come musica e ginnastica non sono sempre previste, anche perché se ne dovrebbero occupare sempre le stesse maestre che fanno ormai di tutto e vengono pagate ogni giorno di meno. Maestre alle quali ai corsi di aggiornamento spiegano che la scuola è un'azienda e che i bambini non devono giocare, correre e alzarsi dai banchi perché potrebbero farsi male e poi sarebbe l'azienda a pagare (tramite i suoi dipendenti, cioè le maestre stesse).
Vabbè, per il resto Mariastella prevede anche qualche taglio al personale tecnico (Ata), cioè bidelli e simili. Una robetta ... circa il 17%. Il tutto è ben congegnato, perché se i bambini non possono alzarsi dai banchi e non possono correre in cortile, non c'è bisogno di chi provveda a loro e di chi pulisca quello che non hanno sporcato. Geniale.
D'altronde chiunque frequenti una scuola pubblica sa bene di cosa sto parlando. Strutture inesistenti, insegnanti volenterosi che si fanno in 10 per supplire alla mancanza di materiale e alla mancanza di preparazione di alcuni colleghi (puntualmente intoccabili), bidelli che diventano figure di riferimento per tutti. Quando si entra a scuola l'impressione è che ci si debba aiutare uno l'un l'altro perché solo così forse si può andare avanti.
Ma la Gelmini ha un altro punto di vista: «Mi rendo conto che la scuola è una priorità, ma ai livelli di spesa per l'istruzione non corrispondono livelli qualitativi adeguati. E allora – ha aggiunto – se spendiamo più di altri Paesi per poi risultare ultimi nelle classifiche internazionali, se abbiamo studenti poco preparati e insegnanti demotivati credo che servano misure drastiche. L'errore più grande sarebbe difendere lo status quo»!!!
Io a questo punto abbandono. Perché si sta parlando di qualcosa che non capisco. Stiamo parlando dell'istruzione della popolazione del domani o di Miss.Italia? Cazzo c'entrano le classifiche? E chi si vuol punire per i livelli qualitativi bassi? Perché così a farne le spese non saranno solo gli insegnanti (demotivati ... ovviamente, chi non lo sarebbe quando lavora come un mulo e viene trattato come spazzatura?), non sarà solo il personale Ata e i contribuenti.
A farne le spese saranno i bambini di oggi, che diventeranno gli adulti di domani. E quindi a farne le spese sarà l'Italia. Culturalmente, socialmente ed economicamente. Togliendo soldi all'esigua spesa per l'istruzione noi buttiamo nel cesso un'altro po' di civiltà.
Ora però basta, che se si solleva davvero il problema ricomincia il balletto delle colpe: centro-destra e centro-sinistra, è stato quello o è stato quell'altro. Balletto che allontana dalla soluzione di qualsiasi problema e ci affossa in un mare di chiacchiericcio inutile, portandoci sempre un po' più giù nel fango di questo Paese.
D'altronde chi di tagli all'istruzione ferisce di vivere in un Paese ignorante e incivile perisce.

2 commenti:

stefano ha detto...

Ciao!
Sentivo ieri alla radio (radio24 - ancora per poco sarà disponibile sul podcast/lettere verso la fine dell'intervento) una lettera di una ascoltatrice che se la prendeva con gli insegnanti: stipendio secondo lei troppo alto per 18 ore di lavoro la settimana (..più quelle non dietro la cattedra..) e 3 mesi di vacanza l'anno (sbagliato!).

Ma oltre a questo (si vede che non conosceva da vicino insegnanti), il punto su cui sono più in disaccordo è il seguente: far pesare molto per la valutazione della didattica genitori e studenti.
Non è una cosa sbagliata che abbiano voce in capitolo, ma non credo che possa essere determinante: l'istruzionedi base modellata sui desideri di studenti e famiglie, finisce per degenerare, livellarsi al basso.

StefanoSCF

V. ha detto...

Ciao Stefano, in effetti il mio post partiva da un articolo scritto in seguito ad un'intervista di Radio24 alla ministra Gelmini. Sono totalmente in disaccordo con l'ascoltatrice che mi segnali: gli insegnanti fanno molto più di 18 ore, non hanno 3 mesi di vacanza e vengono retribuiti decisamente poco rispetto al ruolo e, soprattutto, alle enormi responsabilità che hanno.

Credo inoltre che sia stato scambiato un discorso sul dialogo insegnanti-genitori-alunni (che sarebbe auspicabile) con la possibilità di mettere bocca su tutto. Questo ha avuto il triste effetto di mettere sotto stress e sotto continua accusa il ruolo degli insegnanti, che ora si devono preoccupare anche della formazione "di contorno" (musica, pittura, alternativa alla religione e cose varie) con l'obbligo (non formale) di dover fornire una dimostrazione della qualità del lavoro svolto ai genitori.

Sono inoltre sempre più frequenti i casi di genitori che minacciano gli insegnanti in seguito ad una cattiva valutazione del figlio, e questo è a parer mio un segnale di forte degenerazione.

La scuola non dovrebbe essere considerata come un'azienda di servizi.

Come giustamente dici i genitori e gli alunni devono avere voce in capitolo, ma ognuno dovrebbe saper rispettare il proprio ruolo.

Grazie mille per lo spunto interessante.