domenica 15 giugno 2008

Distrutta e felice, anzi ... Macerata (diario di viaggio)


Sono appena tornata da due giorni di stage a Macerata. E' la seconda volta che partecipo ad uno stage esterno di capoeira e la prima è stata a Perugia nel 2006. Anche stavolta mi sono divertita molto. Ora sono distrutta e puzzolente. Ho sonno, mal di pancia, sono senza voce e ho dei piedi che gridano vendetta. Però sono di ottimo umore. Sono felice (non so come altro chiamare questa sensazione di sorriso interiore). Appagata e divertita.
Non che io mi sia ammazzata di capoeira in realtà.
Ma cominciamo dal principio.

Questo viaggio inizia ieri mattina, quando sono uscita da casa con le righe ancora in faccia, un cuscino tra le braccia, un pacco di biscotti in mano e lo zaino sulle spalle, con dentro tenda, sacco a pelo, stuoino, varie pezze, abadà (pantaloni di capoeira), corda, maglietta bianca (del gruppo, ovviamente), costume da bagno e poco altro.
Dopo un po' è arrivato Robozinho (i capoeristi hanno quasi sempre un soprannome, o appellido, che un tempo serviva a non far identificare i fuorilegge) e insieme abbiamo aspettato Javalì che ci passava a prendere con la macchina.

L'appuntamento generale era alle 9.30-10.00 da Piazzale del Verano (davanti al cimitero, o meglio, come dice qualcuno, davanti alle palestre del Cus, solo dall'altra parte, dove ci sono quei giardinetti). Tutti coerentemente in ritardo di una ventina di minuti, tranne Profeta.

Insomma, alla fine siamo partiti. Destinazione Civitanova Marche, ridente cittadina dell'Adriatico a due passi da Macerata. Io detesto i viaggi in macchina, ma questo l'ho sopportato con facilità. A parte uno sbuffo durante un tunnel di 4 km e un paio di momenti di defaillance, sono sopravvissuta ridendo e chiacchierando (ho il dubbio di aver rimbambito Roboz e Javalì, ma loro non si sono lamentati, quindi .....). Siamo arrivati senza troppi intoppi a destinazione, perdendoci solo a Civitanova Marche (siamo arrivati a Porto Sant'Elpidio girando per le vie della città) e abbiamo chiamato l'altra macchina (Maria, Fifì e Profeta) che stava ancora uscendo dall'autostrada dopo aver fatto un diverso percorso (A24 invece di A25 o viceversa), in realtà stavano per sbagliare strada (sono poi finiti a Recanati), ma allora non lo sapevano ancora.

Per farla breve nel giro di un paio d'ore il ristorante/stabilimento si è riempito di capoeristi arrivati da Roma (pare una quarantina), Matera, Bahia e altri posti sparsi per il mondo.
Quello che mi sono scordata di dire però è che pioveva a dirotto, il che non era proprio il massimo visto che lo stage doveva svolgersi sulla spiaggia e che dovevamo anche campeggiare in un giardino li dietro. Comunque sia nel pomeriggio inoltrato siamo andati in una palestra al coperto e abbiamo iniziato lo stage. Dopo un po' di riscaldamento con il mestre ospitante (Bozò Macumba), ho fatto la lezione dei principianti tenuta da Fifì (che è il mio professor) e poi ho assistito alle rode dove era impossibile partecipare perché jogavano solo i più bravi. Però ho cantato e guardato ... il che a volte è molto più rilassante ed emozionante che giocare in prima persona.
Verso le sei è iniziato il batezado delle corde e dei bambini del gruppo Oxossi di Macerata, alla fine del quale abbiamo fatto la doccia e siamo ritornati in spiaggia a piantare le tende (nel frattempo aveva smesso di piovere).

Era da un sacco di tempo che non mi trovavo in una situazione simile, caotica, di condivisione e di divertimento. Tende piantate una sull'altra, gente che chiedeva aiuto per gonfiare materassini, risate, battute e martellate.
Il costo dello stage includeva (come spesso accade) anche la cena/festa con tutti i partecipanti, ovviamente nel ristorante/pizzeria/stabilimento/campeggio improvvisato in cui ci trovavamo.
Morale della favola abbiamo mangiato tardi (ma non male), abbiamo bevuto un sacco, abbiamo (almeno io) conosciuto un sacco di persone, fumato un sacco di sigarette, chiacchierato, ballato e cazzeggiato fino alle 3.00 di notte. Poi alle tende, dove il cazzeggio e le risate sono continuati ancora per un po'.

Il giorno dopo (oggi) la mia situazione era la seguente: torcicollo a manetta (nonostante il cuscino e i massaggi con l'artiglio del diavolo), poco sonno, tanta stanchezza e rincoglionimento pesante.
Ci siamo risvegliati come ci eravamo addormentati, cioè al suono della risata di Fifì (per fari un'idea pensate a Sponge Bob). Poi abbiamo "smorfinato" per un bel po', aggirandoci tra una colazione, una pennichella di recupero e il bagno. Nella mattinata tarda siamo approdati sulla spiaggia. C'erano un po' di nuvole, ma il sole piano piano iniziava a spuntare. Poi pranzo, nuovo svacco e alle 3.30 inizio lezioni sulla spiaggia.
Io evito l'impatto diretto e smonto la tenda, poi mi accosto all'allenamento di capoeira, ma duro circa una ventina di minuti, perché Cica (il professore che teneva la lezione) insisteva sui lavori di braccia e spalle, movimenti che al momento mi sono preclusi.
Sempre più stanca mi sposto all'allenamento di afro-brasiliano e samba, dove duro di nuovo una ventina di minuti, perché il sole sulla testa si fa insopportabile e comincio a non riconoscere la destra dalla sinistra (riuscivo a malapena a sculettare rotando verso un lato, mi era impossibile farlo dall'altro).

Abbandono le lezioni in cerca di un po' d'ombra e trovo un paio di capoeriste, come me non più ventenni, del mio stesso identico umore: "Non je la posso fa". Tra una cosa e l'altra passa una mezz'oretta e poi inizia una roda. Alla fine di questa io, Javalì e Robozinho ci guardiamo e prendiamo la nostra decisione: è ora di alzare le tende e tornarcene a Roma.
Quindi prepariamo baracca e burattini, salutiamo gli amici e ci mettiamo sulla via del ritorno.
Anche queste ore di macchina passano allegramente (con un momento di forte tensione imboccando un tunnel da 10 chilometri, che poi è quello sotto al Gran Sasso, momento risolto parlando dell'INFN e dei vari esperimenti che si svolgono li sotto).

Adesso eccomi di nuovo qua, più rotta, più stanca e più sporca di quando sono partita. Però queste esperienze si dovrebbero fare più spesso. Innanzitutto non è detto che bisogna avere 20 anni per divertirsi. Secondo poi ridere con gli amici fa proprio bene. Infine, per quanto poco possa avere appreso con l'allenamento diretto (che poi non era tanto poco), ho imparato parecchio guardando e, soprattutto, ho soffiato sul fuoco del fomento capoeristico, che stava un po' languendo come tutto il resto. Adesso ho voglia di rimettermi in forma, allenarmi meglio, girare per un po' di palestre, imparare nuove canzoni.

Speriamo che duri almeno fino a fine luglio :-)


La foto utilizzata per questo post è, come al solito, di Mjrka Boensch Bees e non è stata fatta nello stage di cui parlo, bensì lo scorso anno a Villa Pamphili. Ho scelto questa tra le tante che Mjrka ha scattato perché evidenzia particolarmente l'aspetto ludico e affettivo della capoeira. I capoeristi immortalati nello scatto sono Cavour e Bala ;-)

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